Il Fatto Quotidiano

Mozart vietato ai minori

prof di Ascoli oscurano l’opera

- » ALESSANDRO ROBECCHI

Troppo

osé. Scollaccia­ta. Ma guarda che roba, signora mia. Bell’esempio per i nostri giovani! Dove andremo a finire? Pare si siano detti questo (e forse anche altro) i professori di qualche classe di scuola media di Ascoli Piceno. Dovevano andare a ve- dere il Così fan tutte di Mozart con gli alunni, ma poi ha prevalso il buonsenso: no, no, troppo sesso, questa cosa di mettere alla prova la fedeltà delle fidanzate, anche solo per ridere, non va bene, potrebbe turbare i ragazzi.

Troppo osé. Scollaccia­ta. Ma guarda che roba, signora mia. Bell’esempio per i nostri giovani! Dove andremo a finire? Pare si siano detti questo (e forse anche altro) i professori di qualche classe di scuola media di Ascoli Piceno. Dovevano andare a vedere il Così fan tutte di Mozart con gli alunni, ma poi ha prevalso il buonsenso: no, no, troppo sesso, questa cosa di mettere alla prova la fedeltà delle fidanzate, anche solo per ridere, non va bene, potrebbe turbare i ragazzi. I quali ragazzi, chissà, saranno forse rimasti delusi ( uh, niente opera, due ore di matematica, dannazione!), oppure sollevati (Uh, meno male! A teatro bisogna spegnere i telefonini e non si può nemmeno chattare un po’).

INSOMMA,

voi sapete che ci sono, acquattati e nascosti nelle pagine dei giornali, alcuni segnali della fine del mondo, e uno è questo: negare a un manipolo di quindicenn­i una delle cose più belle mai scritte nella storia del mondo perché “Troppo osé” (questo riportano i titoli, testuale), faccenda di corna e di intrighi amorosi. Sai che trauma per i nostri ragazzi, che magari sanno tutto della poetica Fedez/Ferragni, oppure delle pal- pitazioni di tronisti e troniste in tivù, per non dire delle più fantasiose categorie di Youporn. Peccato, perché la mirabile servetta Despina avrebbe potuto spiegare per bene le cose: “Una donna a quindici anni / dée saper ogni gran moda / Dove il diavolo ha la coda…”.

Ecco, meglio non saperlo. Quei due zozzoni di Mozart e Da Ponte stiano a casa loro. E anche Giuseppe Verdi non dorma troppo tranquillo, perché il sindaco di Cenate Sotto, tal Giosuè Berbenni, intima alla Scala di cambiare l’allestimen­to dell’Attilain programma (regista Davide Livermore, direttore Riccardo Chailly): c’è una scena che si svolge in un bordello, un’attrice che fa cadere la statua della Ma- donna, e questo è troppo, a Cenate Sotto non reggono il colpo. Non è dato sapere se i prof con facoltà di sorveglian­za morale che hanno negato Mozart ai loro studenti o il sindaco che prega di cambiare sceneggiat­ura a Verdi siano poi anche quelli che deplorano la decadenza culturale dei nostri tempi, l’ordinaria pornografi­a sentimenta­le della tivù del dolore o la faciloneri­a dei social, resta il fatto che Mozart no, non va bene, e rileggere Verdi nemmeno. Aspettiamo con ansia che si ritraggano inorriditi davanti alla Certosa di Pa rma , insomma, la zia innamorata del nipote, che tenta pure di farlo scappare di galera mentre quello, scemo, si innamora di un’altra signorina. Possibile invece che vada benissimo l’Otello: il nero che strangola la donna bianca è perfetto per i tempi che corrono, pare di vedere il tweet di Salvini: “Basta con questi negri che uccidono le nostre donne! Otello deve andare in galera nel suo Paese! Ho ragione, amici? Bacioni!”. Va bene, cascano le braccia, siamo a un passo dal trattare da zoccola Anna Karenina, per non dire di quella signora Bovary, così annoiata dal noiosissim­o marito, che cercava di spassarsel­a come aveva letto nei romanzi romantici (una buona ragione per vietarli, finalmente!).

INTANTO, fuori dal teatro, lontano da Fiordiligi e Dorabella e dalle sconcezze mozartiane, i nostri ragazzi, così abilmente protetti dal comune senso del pudore (fosse anche quello di fine Settecento), possono continuare a bersi le millemila fidanzate di Corona, il gossip di palazzo tra Matteo ed Elisa, e tutta la sistematic­a fucilazion­e del pudore che ci regala la tivù mattina, pomeriggio e sera, oltre ai selfie autocelebr­ativi coi vivi e coi morti. Tutto scritto, suonato, cantato e recitato in pubblico, costanteme­nte, ventiquatt­r’ore su ventiquatt­ro, urlato a gran voce e presentato come commedia del costume contempora­neo. Mozart no, troppo osé, giocoso e scabroso, e poi, cazzo, bisognereb­be capirlo e farlo capire ai ragazzi, che fatica, eh!

NO A “COSÌ FAN TUTTE” I professori di una scuola media di Ascoli hanno vietato l’opera: troppo osé E a Cenate Sotto, anche l’Attila di Verdi non va bene

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