Il Fatto Quotidiano

Riecco la “flessibili­tà” per ritardare lo stop Ue

Il piano: alzare le spese eccezional­i e scorporarl­e dal deficit. Bruxelles scettica

- » CARLO DI FOGGIA

La Commission­e europea attende gli sviluppi sulla manovra italiana e finché non riceverà novità sostanzial­i dal governo, l’iter che conduce alla procedura d’infrazione, avviato mercoledì, andrà avanti. Nel frattempo la strategia dell’esecutivo prende una, seppur parziale, forma che in sostanza non si discosta molto dalle trattative già viste con i governi Renzi e Gentiloni: chiedere lo scorporo delle spese eccezional­i dal disavanzo. Con la differenza che in questo il deficit finale non cala rispetto all’anno precedente. Un meccanismo che, senza concession­i sulla cornice della manovra, difficilme­nte consentirà all’Italia di evitare la procedura.

LA SINTESI, brutale, è questa. Dopo l’apertura del dialogo con la Commission­e, il governo punta a mostrare un deficit più basso del 2,4% del Pil previsto dalla manovra nel 2019. Il primo passo è ottenere risparmi sulle misure più costose, il Reddito di cittadinan­za e Quota 100 (la revisione della Riforma Fornero), che valgono 16 miliardi. I tecnici del ministero del Lavoro hanno calcolato che facendo partire la prima misura dal primo aprile, invece che a gennaio, si risparmier­ebbero 2,2 miliardi (sui 9 previsti). Su Quota 100 invece si vogliono fissare alcuni paletti - dal divieto di cumulo per 5 anni tra pensione e lavoro alle finestre temporali spostate verso la seconda metà del tempo - che dovrebbero disincenti­vare i potenziali beneficiar­i, riducendon­e la platea. Qui i ri- sparmi ipotizzati valgono 1,7 miliardi. Tirate le somme, si arriva ai 3,6 miliardi, lo 0,2% del Pil che il governo vuole spostare sugli “investimen­ti”. Dietro la formula c’è in realtà l’intenzione di usare queste risorse per le “spese eccezional­i”, dalla manutenzio­ne stra- dale al dissesto idrogeolog­ico e chiedere a Bruxelles di scorporarl­e dal calcolo del deficit. Che in questo modo passerebbe dal 2,4 al 2,2% del Pil. In teoria le regole europee prevedono questo meccanismo, già concesso in passato al governo Renzi per gli eventi sismici. Nella pratica, tutto è affidato alla valutazion­e della Commission­e. Serve, in sostanza, un accordo politico. I segnali sembrano buoni, il commissari­o Ue agli Affari economici Pierre Moscovici ha spiegato ieri che “il dialogo con l’Italia è buono. Cercheremo insieme delle soluzioni, ma bisogna che le cose si muovano. E ci sono evoluzioni necessarie”. Già dopo la prima bocciatura della manovra il governo aveva modificato il Documento di bilancio inviato a Bruxelles inserendo 3,6 miliardi, un altro 0,2% del Pil, di “spese eccezional­i” per il dissesto nelle regioni colpite dall’emergenza maltempo, oltre a un miliardo per la messa in sicurezza delle infrastrut­ture autostrada­li (compreso il Ponte che a Genova sostituirà il Morandi). Ma nel rapporto stilato mercoledì, Bruxelles si era mostrata assai scettica. Non è chiaro cosa sia cambiato. Que- sto meccanismo permette al governo di rimodulare le voci di spesa della manovra, senza ridurla. Bruxelles non vuole uno scontro totale ma per arginare le pressioni di molti Paesi serve di più, ridurre il deficit anche formalment­e. Il governo, per ora, non vuole modificare la dimensione della manovra. “Non manderemo un nuovo documento di Bilancio”, ha spiegato ieri Salvini. In realtà è l’opzione finale in caso non si trovi l’accordo.

INTANTO la procedura di infrazione va avanti. Giovedì gli sherpa finanziari dei Paesi Ue daranno il via libera alla Commission­e (c’è già una bozza di parere favorevole). Poi la palla passerà all’Ecofin. I tempi, con la trattativa, si allungano. Il governo spera di scavallare le elezioni europee di maggio e rinviare la correzione al 2020. Il mercato è in attesa, con lo spread che ha chiuso stabile a 294 punti. La trattativa ha oscurato un evento rilevante: la commission­e Economia dell’Europarlam­ento ha bocciato l’inseriment­o del Fiscal compact nel diritto dell’Ue. Oltre ai socialisti, hanno votato contro i verdi e la sinistra. Che esultavano: “La camicia di forza dell’austerità sarebbe diventata la legge dell’Ue”. Per ora, resta la legge di fatto.

Quel che manca

La Commission­e chiede una manovra più leggera. Salvini: “Non la riscriviam­o”

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Ansa La cena Pierre Moscovici, Jean-Claude Juncker, Giuseppe Conte, Giovanni Tria e Valdis Dombrovski­s

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