Renziani tentati da Martina: è il “biscotto” per Zingaretti
Dem, Richetti abbandona la corsa: farà il ticket con l’ultimo segretario
Se fosse una soap opera, forse (forse) il congresso del Pd sarebbe più comprensibile. Perché dopo un prologo ambientato tra la Leopolda e Salsomaggiore, per spiegare che Renzi parallelamente si fa i comitati civici e magari a un certo punto se ne va, sono seguiti 4 o 5 episodi dedicati ai travagli di Marco Minniti, poi uno per raccontare la candidatura di Maurizio Martina, l’ultimo riguarda la decisione di Matteo Richetti: il quale, dopo settimane di pressioni da parte di Graziano Delrio in primis, ha deciso di rinunciare alla corsa in proprio e di convergere sull’ex segretario pro-tempore (“Mettiamo in campo una generazione”, l’ha spiegata lui). Che poi, era pure il vicesegretario di Renzi. Mentre Ri- chetti, l’amico-nemico di una vita, è stato comunque il suo portavoce. E Matteo Orfini (che pure sostiene l’ultimo erede dei comunisti) è uno che a Renzi è rimasto vicino. Che dire poi di Delrio? I suoi rapporti con l’ex amico Matteo sono freddini. Ma comunque non interrotti.
Tutto questo agita Nicola Zingaretti: il timore è gli si stia preparando il più classico biscotto. Tradotto: se nessuno arriva primo ai gazebo e la scelta tocca all’Assemblea, Martina potrebbe far convergere i suoi voti su Minniti.
LE VOCI però si rincorrono e le strategie si moltiplicano. Pare fallito il tentativo di eliminare il passaggio in Assemblea e nominare segretario chi vince le primarie. Oggi la direzione vota il Regolamento proposto dalla commissione congresso, che propone di confermare il per- corso previsto dallo Statuto. In questo groviglio che è molto poco politico (qualcuno ha visto un programma? la citazione è di Romano Prodi) e molto psicanalitico (centrali le relazioni e le ambizioni personali), senza sottovalutare il tentativo numero uno, ovvero conservare il poco potere che resta da spartire, appare un altro schema: ovvero la possibilità che ai gazebo i voti renziani convergano su Martina.
L’idea – raccontano – sarebbe di Luca Lotti, che dall’inizio della partita ha avuto un unico obiettivo: trovare un candidato segretario da condizionare, in modo da lasciare tutto congelato. Anche qui, un elemento sono le relazioni: i più vicini a Minniti, ovvero Nicola Latorre o Andrea Manciulli, per non parlare di Enzo Amendola, tutti fatti fuori da Renzi alle ultime elezioni, oggi non lo sopportano. Non proprio un buon viatico per un’alleanza. A questo punto, la domanda sorge spontanea: ma dove sta il Pd? Il gioco, infatti, si potrebbe rovesciare: a restare dentro potrebbe essere Renzi, con Zingaretti pronto a prendere la porta e a dare vita a una forza di sinistra e Minniti in un vicolo semicieco.
Ma non spoileriamo, come si dice nel gergo delle serie tv, evoluzione contemporanea delle soap. A ogni giorno, basta il suo affanno. Cioè, il suo episodio. Riusciranno Matteo Renzi e Luca Lotti a confezionare il biscotto per Nicola Zingaretti?
Oggi la direzione Si votano le regole: resta l’eventuale ballottaggio nell’assemblea