Il Fatto Quotidiano

La Germania comanda? Mi fido più di loro che dei nostri bulletti incoscient­i

- GIAN SARTORI FRANCESCO PAOLO CALCIANO MAURIZIO BURATTINI MASSIMO FINI FQ

Caro Marco, sono torinese e ti seguo dal 2001 e sono uno di quelli che fece un versamento “sulla fiducia” quando presentast­e solo l’idea di fare un giornale veramente indipenden­te. Da allora non mi perdo un numero del Fa tto e non mi perdo nessuno dei tuoi editoriali o delle tue ospitate televisive. Non basteranno 2, 20, 200 condanne (l’ultima credo che non avrai problemi a impugnarla) per farmi dubitare della tua e della vostra serietà.

Forse è possibile un accordo politico tra M5S e Pd

Il Pd deve far chiarezza al suo interno: c'è una parte che oggi andrebbe con il centrodest­ra, e l’altra parte, spero maggiorita­ria, che pur guardando con sospetto al M5S ritiene possibile un eventuale dialogo per valutare la possibilit­à di un accordo politico. Questo presuppone umiltà da parte di tutti. Il M5S deve fare autocritic­a su quest’alleanza “innaturale” con la Lega, riconoscer­e gli errori. Il Pd deve accettare di aver sbagliato all’inizio della legislatur­a a rifiutare il dialogo. È possibile un incontro per elaborare un programma basato sulla solidariet­à, su una distribuzi­one equa delle risorse, uno sviluppo sostenibil­e, incentivi a università, ricerca, con al centro una grande opera strategica, quale la difesa del suolo e delle infrastrut­ture, uno sguardo diverso ai giovani e agli anziani, il potenziame­nto del Ssn. Offrire una svolta coraggiosa che possa indurre molti cittadini a farsi partecipi. DIRITTO DI REPLICA

Egregio Direttore, io sottoscrit­to Scarpitta Mario Salvatore, nato a Camerota (Sa) il 22 aprile 1962, nella mia espressa qualità di sindaco pro tempore del Comune di Camerota, avendo preso nota dell’articolo a firma “Angela Cappetta” dal titolo “L’Ente Parco vuole abbattere il capannone della first lady” pubblicato sul Fatto Quotidiano il 20 novembre 2018, intendo chiedere SUL FATTOM. FINI ESALTALA MERKEL che in un suo discorso aveva sollevato il problema della mancata realizzazi­one dell’unità politica dell’Europa. Tale obiettivo secondo la Cancellier­a si può realizzare tramite la cessione da parte degli Stati di un “pezzetto della propria sovranità nazionale”. La creazione di un esercito europeo dovrebbe, infine, suggellare l'intera operazione. Solo una Europa unita, conclude il giornalist­a, in perfetta sintonia con la Merkel, sarà in grado di controbila­nciare il predominio delle grandi potenze mondiali. Sulla carta il discorso non fa una grinza, ma in pratica ignora alcune gravi problemati­che, evidenziat­e dal premio Nobel per l’Economia Stiglitz: “La moneta unica ha cancellato il principale meccanismo di aggiustame­nto a disposizio­ne degli Stati: il tasso di cambio. Così l’eurozona ha limitato l’autonomia degli Stati nella politica monetaria e fiscale”. La perdita della sovranità monetaria è risultata devastante per la nostra nazione, costretta, altresì, ad adottare politiche di austerity anche nei periodi di recessione o di bassa crescita; un suicidio, secondo Stiglitz, infatti, l'impoverime­nto del Paese con i suoi 5 milioni di poveri assoluti lo dimostra. La Germania, inoltre, da parecchi anni sta violando la regola Ue di contenere il surplus commercial­e entro la soglia del 6%. Nel più totale silenzio degli organi di controllo continua a sforare arrivando al 9% e oltre. In tal modo sottrae risorse agli altri Paesi. E allora quando la Merkel auspica l'unità politica dell'Europa ha in mente una Grande Germania. SE L’ITALIA SI TROVA nei gravi problemi in cui si trova non è responsabi­lità dell’Unione monetaria, che peraltro fu decisa dai Paesi che hanno creato la Ue e accettata da quelli che vi sono entrati dopo (e non è certo per masochismo che altri Paesi bussano alle nostre porte), ma dalla politica dissennata fatta dai dirigenti del nostro Paese che, come cicale senza nessuna visione del futuro, a partire almeno da metà degli anni 80 hanno sperperato per motivi clientelar­i un patrimonio enorme che ci ha portato l’immediata rettifica, trattandos­i di contenuti non veritieri, irriferibi­li alla mia persona e gravemente lesivi della mia reputazion­e e del ruolo pubblico che ricopro. Le vicende riferite, infatti, non riguardano alcun capannone e men che meno attengono alla mia attività profession­ale. La contestazi­one dell’anno 2011, la a quel debito pubblico che oggi è il nostro vero e grande problema. Quando l’Italia si è trovata sull’orlo del baratro, tipo Grecia, sono ricorsi a Mario Monti che ha dovuto fare il lavoro sporco al loro posto sollevando­li dalle proprie responsabi­lità.

Certamente la Germania gioca anche per se stessa, ma giocando per se stessa gioca anche per l’Europa. La follia di Hitler ha fatto perdere 75 anni alla Germania e all’Europa. Oggi la Germania democratic­a riprende, democratic­amente non più con la forza, il ruolo di insostitui­bile guida dell’Europa, che le spetta per posizione geografica, per popolazion­e, per cultura, per il rigore suo e dei suoi cittadini. Un giornalist­a italiano, Luigi Ferrarella, lo ha detto nel modo più conciso: “Il gap fra noi e la Germania non è solo economico, è etico”. Io mi fido di più di questa Germania, del rigore dei tedeschi, che dei bulletti incoscient­i alla Salvini, alla Renzi e di molti altri quidam che popolano l’Europa. vittoria dinanzi al Tar Campania sezione Salerno e la successiva richiesta di accertamen­to di conformità e compatibil­ità paesaggist­ica riguardano, infatti, una piccola tettoia - costituita da taluni pali coperti con un telone verde - che mia moglie ha realizzato su terreno di sua proprietà lungo la via delle Sirene a Marina di Camerota. Nulla, dunque, di tutto ciò che è riferito nell’articolo. La riferita nota dell’Ente Parco, pertanto, è sempliceme­nte il diniego (peraltro giunto tardivamen­te, da quel che mi consta) a tale tipo di pratica, che - si comprender­à - è cosa ben diversa da quanto traspare dalla lettura dell’articolo, nel quale I NOSTRI ERRORI

Nell’articolo a pagina 6 di Vincenzo Iurillo relativo ai casi di altri lavoratori in nero nell’azienda della famiglia Di Maio è scritto che l’impresa era intestata al padre del vicepremie­r, Antonio Di Maio: era invece intestata alla mamma e il padre ne era il gestore, come peraltro correttame­nte riportato nell’a rt icolo sottostant­e di Marco Lillo. Ce ne scusiamo con gli interessat­i e con i lettori.

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Ansa La cancellier­a Angela Merkel

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