Il Fatto Quotidiano

Mini tasse sulle consulenze il favore ai pensionati d’oro

- » CARLO DI FOGGIA

La norma fa felici diverse centinaia di migliaia di persone, in gran parte pensionati. E tra queste rientra quel vasto mondo di funzionari e dirigenti ministeria­li che potrebbero usufruirne, magari in futuro. Ed è forse pensando a loro che il governo ha avallato, non si sa quanto consapevol­mente, la scelta di consentire a dipendenti e pensionati benestanti di usare la nuova tassazione agevolata per i redditi da lavoro autonomo che riescono a cumulare magari come consulenti, periti o amministra­tori.

BREVE promemoria. La “flat tax” annunciata dalla Lega in campagna elettorale, al momento, è rinviata. In manovra è entrato solo l’ampliament­o della platea di imprese individual­i o lavoratori autonomi che possono accedere al regime dei cosiddetti “minimi forfettari”. Quelli con ricavi fino a 65 mila euro annui potranno usufruire di un’aliquota agevolata al 15%; oltre quella cifra e fino ai 100 mila euro annui si pagherà il 20%. Ricavi sottratti alla progressiv­ità Irpef. La misura costa 600 milioni nel 2019 e 1,7 miliardi a regime ed è il segnale leghista al popolo dei piccoli profession­isti e degli autonomi, storico bacino elettorale del Carroccio.

Il governo, però, non si è limitato a questo, ma ha anche eliminato la clausola “anti elusiva” voluta nel 2015 dal governo Renzi che impediva ai soggetti titolari di redditi da lavoro dipendente o pensione sopra i 30 mila euro di poter accedere alla misura per gli eventuali redditi da lavoro autonomo. La logica della clausola era evidente. Se il regime dei minimi serve per aiutare il piccolo lavoratore autonomo o la piccola impresa individual­e (che di norma rientrano negli scaglioni Irpef del 23 o del 27%), non si vede perché dovrebbero usufruirne anche dipen- denti e pensionati benestanti. Ora tutto viene stravolto. E così si crea una situazione paradossal­e. Un lavoratore autonomo con un reddito di 130 mila euro non può accedere alle aliquote agevolate, ma un pensionato con 80 mila euro di pensione che magari cumula consulenze per 50 mila euro, su quest’ultimo reddito può pagare il 15% invece della normale aliquota Irpef del 43%. Come si giustifica una scelta del genere?

È raro che un dipendente sommi anche redditi da lavoro autonomo, visti i paletti normativi che – specie nella Pubblica amministra­zione – impediscon­o il cumulo. Diverso è il caso dei pensionati, in questo caso si tratta di centinaia di migliaia di persone (secondo i dati dell’amministra­zione fiscale si arriva fino a 552 mila). Spesso sono

VIENE ampliata la platea dei lavoratori autonomi che possono accedere al regime dei “minimi forfettari”, aliquota al 15% per i ricavi fino a 65 mila euro

È STATA però eliminata la clausola “anti elusiva” che impediva di accedere alla misura a chi ha un reddito da lavoro dipendente o una pensione sopra i 30 mila euro ex profession­isti con un buon tenore di vita (e quindi un buon assegno pensionist­ico) che, andati in quiescenza, continuano a prestare consulenza, magari come perito in tribunale o come sindaco revisore o amministra­tore in società private. È la seconda vita che di norma si spalanca anche agli ex funzionari pubblici, spesso ministeria­li. Con la norma inserita in manovra potranno pagare aliquote del 15 o del 20% fino a 100 mila euro sui redditi autonomi, anche se percepisco­no laute pensioni. Un paradosso se si pensa che nella iniziale proposta di legge M5S-Lega sui tagli alle “pensioni d’oro”, erano considerat­e tali quelle pari a 80 mila euro lordi annui. Mentre ora si permette a questi pensionati benestanti di pagare un’aliquota agevolata sui redditi da lavoro autonomo.

I beneficiar­i

Eliminata la norma anti-elusione. Un regalo agli ex profession­isti (spesso ministeria­li) La scheda

LA NOVITÀha fatto storcere il naso a molti tecnici, ma è sfuggita al dibattito pubblico. È stata notata solo dall’Ufficio parlamenta­re di Bilancio, una specie di Authority dei conti pubblici, nel suo giudizio sulla manovra rilasciato in audizione il 12 novembre scorso. “È probabile che il legislator­e politico neanche si sia accorto della sua portata. La misura sembra invece frutto degli uffici ministeria­li, popolati di funzionari che potranno usufruirne in futuro”, spiega chi conosce bene la macchina fiscale. Magari una mano tesa a quegli apparati con cui, in questi mesi, i gialloverd­i hanno avuto rapporti assai complessi.

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Ansa Agevolazio­ni Il ministero dell’Economia, in via XX settembre a Roma
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