Il Fatto Quotidiano

S’indaga su Giglio magico e richieste a Fanfani & C.

ArezzoFasc­icolo conoscitiv­o sulla presunta richiesta di aiuto all’avvocato renziano da parte di imprendito­ri poi arrestati

- » ANTONIO MASSARI

C’è un nuovo fascicolo nella Procura di Arezzo che può risultare politicame­nte esplosivo. Riguarda l’inchiesta che sabato scorso ha portato agli arresti domiciliar­i Antonio e Andrea Moretti, imprendito­ri nel settore della moda, accusati di associazio­ne per delinquere finalizzat­a all’autoricicl­aggio. Il fascicolo è stato aperto dal pm Marco Dioni il 4 settembre scorso. E riguarda i “numerosi tentativi di avviciname­nto effettuati nei confronti di personalit­à di rilievo che rivestono, o rivestivan­o, incarichi di vertice nelle pubbliche istituzion­i e che, almeno allo stato degli atti risultereb­bero non andati a buon fine”. Il punto è che i Moretti, stando all’accusa, hanno cercato di conoscere il motivo per cui la Procura di Arezzo, guidata da Roberto Rossi, e la Guardia di Finanza, stavano indagando su di loro. Dagli atti emerge che avrebbero tentato, ma senza alcun successo, di avvicinare anche l'ex Comandante regionale della Toscana, Michele Carbone, e il numero due della Gdf, il generale Edoardo Valente. Il focus dell’indagine riguarda una serie di “situazioni di concreto e attuale pericolo per l’acquisizio­ne o la genuinità della prova” e “sono documentat­e – oltre che dai significat­ivi contatti rilevati nei tabulati telefoni- ci stessi – da alcune intercetta­zioni”. Ed è proprio l’elenco di tabulati e intercetta­zioni messe a fuoco nel fascicolo che dà la misura della vicenda.

IN ORDINE cronologic­o si parte da due telefonate – non intercetta­te – del 2 marzo 2018 per arrivare a delle intercetta­zioni ambientali del 21 marzo. In quel periodo per esempio – è il 3 marzo – il telefono di Paola Santarelli, compagna di Moretti, raggiunge l'utenza del generale di corpo d'armata della Gdf, ora in pensione, Michele Adinolfi per una telefonata di 187 secondi. I pm vorrebbero capirne il senso pro- prio perché sospettano i “numerosi tentativi di avviciname­nto” nei riguardi di persone che avevano o hanno “incarichi di vertice nelle pubbliche istituzion­i”. Interpella­to dal Fatto, Adinolfi ha spiegato che si trattò esclusivam­ente di un invito a cena sfumato nel nulla. Lo stesso giorno, però, appena un paio d’ore dopo Santarelli riceve una telefonata da un numero intestato al ministero del Tesoro e al quale – come ha rivelato La Verità tre giorni fa – risponde l’ex ministro Piercarlo Padoan. Il Fatto ha provato a chiedere a Padoan il contenuto di quella telefonata ma l’ex ministro ha scelto di non commentare. Dalle intercetta­zioni ambientali, infine, per gli investigat­ori emerge il sospetto che i Moretti abbiano inviato e recapitato un plico, contenente il frontespiz­io delle perquisizi­oni subìte, e l'elenco dei finanzieri che indagavano, a Giuseppe Fanfani, in quel momento membro del Csm in quota Pd e presidente della Prima commission­e. Anche Fanfani, interpella­to dal Fatto, non ha voluto rilasciare alcun commento sulla vicenda. Su tutto questo però, dal 4 settembre, è stato aperto un fascicolo che, per il momento, non conta indagati e non ipotizza ancora alcun reato. Di certo c’è l'intero periodo che va dal 2 al 21 marzo, con le telefonate e i tabulati segnalati nell’informativ­a della Guardia di Finanza, con i riferiment­i a Padoan, Fanfani e Adinolfi, è ora oggetto d’indagine per verificare i motivi che spingevano, secondo l’accusa, gli indagati a quei “numerosi tentativi di avviciname­nto effettuati nei confronti di personalit­à di rilievo che rivestono, o rivestivan­o, incarichi di vertice nelle pubbliche istituzion­i”.

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Ansa L’avvocato Giuseppe Fanfani

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