Il Fatto Quotidiano

Salvini ha la sua legge, ma Fico non assiste E 9 grillini non votano

- » LUCA DE CAROLIS » WANDA MARRA

Il decreto del coinquilin­o è legge, perché così voleva la regola dello scambio, la colla che tiene assieme il governo giallo- verde. Però dentro il M5S i mal di pancia diventano protesta evidente. Perché in nove alla Camera non votano il decreto Sicurezza, meglio noto come dl Salvini, restando fuori dall’aula. Mentre il presidente di Montecitor­io, Roberto Fico, il grillino con il cuore molto a sinistra, non era sul suo scranno al momento del voto finale. E non è stato affatto un caso. Ergo, dalla pancia del Movimento tira forte vento contrario, proprio nella sera dell’approvazio­ne del decreto Sicurezza.

UNO SLOGAN diventato norma, con i voti della Lega e di gran parte dei Cinque Stelle, a cui si sono aggiunti Forza Italia e FdI, alleati occasional­i tanto contenti per “un prov-

Non partecipan­o Otto dei 9 firmatari della email di protesta I vertici: “Il direttivo valuterà cosa fare”

Battaglie future

Il Carroccio preme per la legittima difesa Ma il M5S vuole prima la legge sull’acqua

vedimento che sa di centrodest­ra”. Ed è il centrodest­ra che applaude il varo, mentre i 5Stelle restano a guardare. Ma va benissimo anche così per il ministro dell’In ter no che parla di “giornata memorabile” e gongola per i 396 sì, mentre i no sono una riserva indiana, 99. Quelli della sinistra, con i deputati dem a indossare maschere bianche prima del voto finale, nell’aula dove comunque tutti hanno urlato contro tutti.

Però ci sono anche loro, i 5Stelle rimasti fuori dell’aula dopo aver deglutito martedì il voto di fiducia. E otto su nove “ribelli” vengono dal gruppo dei 18 deputati che una settimana fa, in una email al capogruppo Francesco D’Uva, avevano chiesto modifiche al decreto Sicurezza. Ma soprattutt­o avevano invocato confronto e “collegiali­tà” dentro il M5S. In questi giorni avevano cercato di calmarli, con plurime riunioni interne. E invece ieri sera è arrivata ugualmente una mezza slavina, con i vertici che parlano di comportame­nto “che verrà valutato dal Direttivo”. Come a evocare sanzioni. Eppure dentro c’era an- che il veterano Luigi Gallo, presidente della commission­e Cultura, vicino a Fico. Il punto di riferiment­o anche delle campane Gilda Sportiello e Doriana Sarli, al primo mandato. Ma l’ortodosso per eccellenza non controlla i semi-insorti, perché non ha mai voluto essere un capocorren­te.

Però le idee sono le stesse, lontane da quelle del Carroccio. E questo potrebbe contare nel prossimo possibile scontro tra Lega e M5S, su una mina che si chiama legittima difesa. Un altro stendardo di Salvini, che lo vorrebbe tramutato in legge già a gennaio. Ma che potrebbe cozzare almeno nel calendario con un totem che è invece tutto del Movimento, la proposta di legge sull’acqua Due

giorni fa, Paolo Formentini, deputato leghista in Commission­e Esteri, ispirato da Guglielmo Picchi, che alla Farnesina fa il ministro degli Esteri ombra per conto del Carroccio, ha preparato una mozione parlamenta­re per chiedere i voti in Parlamento sul no al Global migration compact. Il Pd chiederà che si voti in aula: a quel punto si capirà quanto è profonda la spaccatura tra Lega e Cinque Stelle sul tema.

IL PATTOgloba­le per le migrazioni dell’Onu, che deve essere ratificato a Marrakech il 10 e 11 dicembre, è sostanzial­mente una dichiarazi­one di intenti, che punta a gestire le migra- pubblica. E il primo ad aspettarsi che venga approvata in fretta è Fico, che ieri sera non ha voluto assistere da vicino al tripudio del Carroccio. Troppo, per il movimentis­ta della prima ora, che quando era un zioni come fenomeno globale. A livello internazio­nale si stanno sfilando i paesi intenziona­ti a seguire un’agenda “sovranista”.

Nel frattempo, si è diviso il governo. Il premier Giuseppe Conte a settembre all’Onu aveva annunciato il sì dell’Italia. Un sì ribadito, seppur in maniera condiziona­ta dal ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, che la scorsa settimana alla Camera, rispondend­o a un’interrogaz­ione, aveva detto che “l’Italia ha un orientamen­to favorevole” ma anche che il governo si riserva un ulteriore “approfondi­mento”, tenendo conto degli attivista senza bandiere si faceva fotografar­e accanto a cartelli che erano una carta d’identità: “L’acqua in questa fontana deve restare pubblica”. E 13 anni dopo quello scatto, appena eletto alla guida di “stimoli parlamenta­ri”. Ieri Matteo Salvini ha annunciato: “Il governo italiano non andrà a Marrakech, non firmerà alcunché, perché il dibattito è così importante che non merita di essere una scelta solo del Montecitor­io, Fico lo scandì ovunque: “Lego la prima presidenza alla legge sull’acqua”.

A GIORNI IL PRESIDENTE dovrà discutere con i capigruppo del calendario dei lavori di gennaio. Dove il Carroccio vuole infilare a tutti i costi la legittima difesa. Però Fico chiederà ugualmente calma e pazienza. Perché c’è da calendariz­zare in aula la pdl sull’acqua pubblica a prima firma della grillina Federica Daga, per cui è prevista la procedura d’urgenza. E poi perché sulla legittima difesa vorrebbe un minimo di confronto a Montecitor­io. Ed è qui che il gioco di temi e di tempistich­e torna a incrociare gli inquieti dentro il M5S. Ergo, potrebbero pren- governo, ma deve essere ques t’aula a discutere”. Conte conferma la defezione della riunione in Marocco, ma poi dice: “Non ho cambiato idea, sono favorevole, ma deve decidere il Parlamento”. Dalla Farnesina ricordano le parole dette da Moavero in aula. Questa posizione attendista è il risultato di una discussion­e che i tre hanno avuto martedì sera. Il sottosegre­tario agli Esteri grillino, Manlio Di Stefano, però, mette le mani avanti: “Inutile scaldarsi per un blocco di fogli”.

Un voto sul tema c’è stato proprio ieri al Parlamento europeo: Lega e Cinque Stelle, ri- dere molto male un’approvazio­ne a tempi forzati della legittima difesa, magari con la fiducia. Quindi senza l’ombra di una correzione a un testo che non piace anche a molti big del Movimento. Così come tanti leghisti sono più che perplessi dinanzi alla proposta grillina sull’acqua. Un testo che richiama esplicitam­ente la legge di iniziativa popolare depositata dai movimenti per l’acqua pubblica nel 2007, e che vuole “dotare il nostro Paese di una gestione e di infrastrut­ture che garantisca­no a tutti l’accesso a un servizio pubblico indispensa­bile, distrutte da decenni di privatizza­zioni”.

Quindi, l’obiettivo è affidarle al ministero dell’A mbiente “eliminando strutture, sovrastrut­ture e autorità”. Insomma, fuori i privati. E questa legge bisognereb­be farla votare anche al Carroccio. Quando e come, sarà interessan­te capirlo. Mentre il premier Giuseppe Conte celebra il dl Sicurezza: “Approvato un altro pezzo del Contratto di governo”. Ecco. spettivame­nte nel gruppo dell’Enf e nell’Efdd, hanno votato in maniera opposta sulla proposta, avanzata dai Socialisti e Democratic­i, di inserire nell’ordine del giorno della seduta di oggi a Bruxelles della mini-plenaria un dibattito sul Global compact.

A SFILARSI dal trattato sono già stati Usa, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Austria, Croazia, Slovenia, Bulgaria, Svizzera e, fuori dall’Europa, Australia e Israele. In Estonia è quasi caduto il governo, in Belgio la maggioranz­a è divisa.

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Ansa Blindato Il decreto Sicurezza firmato da Matteo Salvini è passato con la fiducia sia al Senato che alla Camera
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Ansa Enzo Moavero Milanesi

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