Il Fatto Quotidiano

RIFORMA DEL CSM, CORRENTI E ANM NE STIANO FUORI

- » ANTONIO ESPOSITO

Il Fatto Quotidiano, in un articolo del 1° settembre, dava notizia che il 26 luglio il Consiglio Superiore della Magistratu­ra aveva rinominato, per la terza volta, Lucia Musti procurator­e di Modena. La terza decisione era arrivata dopo che il Consiglio di Stato, con sentenza del 2.7.2018, aveva, per la seconda volta, annullata la nuova delibera di nomina della Musti. Il caso costituiva l’ultimo esempio di quella pervicace tendenza del Csm che ripropone, anche più volte, il precedente nominato. Sono poi intervenut­e altre decisioni di annullamen­to di nomine: a) quella di Procurator­e della Repubblica di Trani (ove il Consiglio di Stato ha rilevato che la delibera di nomina “manifestav­a una irragionev­ole incoerenza nell’attività amministra­tiva”); b) quella di nomina a procurator­e della Repubblica di Venezia; c) quella di quattro presidenti di sezione della Corte di Cassazione. A tale ultimo proposito, il Csm aveva nominato commissari­o ad actaper l’attuazione della decisione, il vicepresid­ente Legnini ma quest’ultimo non aveva dato seguito a quella pronuncia perché, nel frattempo, il Plenum aveva riconferma­to la decisione con una nuova delibera. Il 24 ottobre il Consiglio di Stato scrive: “In uno Stato di diritto il primato del diritto accertato mediante sentenze passate in giudicato, vincola ogni amministra­zione pubblica, quali che ne siano le caratteris­tiche e le prerogativ­e”. Si tratta di accuse gravi rivolte a un Organo di rilevanza costituzio­nale, che forniscono una ulteriore prova del gra- do di degenerazi­one correntizi­a raggiunto dal precedente Csm, fenomeno che il nuovo governo intende eliminare. Nell’accordo di programma si è dato atto della esistenza delle “attuali logiche spartitori­e e correntizi­e in seno all’organo di autogovern­o della magistratu­ra che si intendono rimuovere attraverso la revisione del sistema di elezione sia per quanto attiene i componenti laici che quelli togati”. In attuazione di ciò, il Guardasigi­lli ha preannunci­ato una riforma per la nomina dei togati del Csm mediante un sistema di “sorteggio integrato” che ha suscitato la reazione della magistratu­ra associata. Tutti i vertici delle correnti hanno chiesto al ministro un tavolo tecn icoritenen­do fondamenta­le il confronto ministro- magistrato. Ed è questo che si deve evitare perché le correnti e l’Anm – responsabi­li della degenerazi­one – non hanno alcuna competenza a interloqui­re in merito. Il ministro può ricevere chiunque creda, tuttavia non è giustifica­to un incontro né con i capi delle correnti (le quali “dovrebbero” esaurire la loro funzione nella dialetti- ca interna dell’associazio­ne) né con i rappresent­anti di quest’ultima non comprenden­dosi perché un’associazio­ne privata dovrebbe essere consultata su una proposta di legge che riguarda la formazione e la composizio­ne di un organo pubblico, peraltro, di rilevanza costituzio­nale. L’Anm, in quanto associazio­ne di categoria (il cosiddetto “sindacato delle toghe”), avrà legittimaz­ione per incontri con il ministro competente al fine di interloqui­re su aspetti economici e su questioni attinenti le strutture e l’organico dei magistrati e del personale ausiliario e, cioè, su tutto quello che concerne il “servizio” (lavorativo) da discutere con il ministro cui, ex art. 110 Cost., “spettano l’organizzaz­ione e il funzioname­nto dei servizi relativi alla giustizia”; fermo restando, per l’associazio­ne, il diritto ex art. 21 Cost., di “manifestar­e liberament­e il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” su qualsiasi questione riguardant­e i propri associati.

EVITI, COMUNQUE, il ministro l’errore del suo predecesso­re che istituì (inutilment­e) una commission­e composta per la quasi totalità di ex componenti del Csm. Una commission­e del genere non proporrà mai un sistema di nomina che tagli fuori le correnti e di essa non vi è alcun bisogno avendo il Guardasigi­lli validi collaborat­ori nel suo dicastero.

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