I ricchi, i poveri e il G20: Buenos Aires in crisi nera
Città blindata da 22 mila agenti, residenti invitati a sfollare: restano gli indigenti
Baires, il vezzeggiativo usato dagli appassionati di tango per riferirsi alla Capitale dell'Argentina, da oggi e per tutta la durata del G20 sarà una città chiusa. Tutti i voli su Buenos Aires sono stati deviati e i treni, le metropolitane e tutti i trasporti pubblici cancellati per la durata del summit, poiché le forze dell'ordine dovranno far fonte a ben 33 manifestazioni di protesta da parte degli antagonisti, oltre ad eventi di carattere culturale. Molti anarchici sono già stati arrestati con l'accusa di preparare attentati contro le delegazioni straniere.
Venerdì, quando verranno aperti i lavori, è stato dichiarato un giorno festivo, e il governo di centrodestra del presidente Mauricio Macri ha incoraggiato gli abitanti della città a lasciare la città e rientrare domenica sera. “Vi raccomandiamo di utilizzare il lungo fine settimana per stare fuori Buenos - ha detto il ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich - perché la città diventerà molto complicata”.
IL BLOCCO del trasporto pubblico si estenderà oltre la capitale stessa e coinvolgerà tutto il distretto di Buenos Aires che conta 12 milioni di abitanti. Circa 22.000 agenti della polizia saranno coinvolti “perché sappiamo da tempo che ci saranno tentativi di far scoppiare il caos anche in modo violento”, ha sottolineato Bullrich.
I cittadini di Baires che rimarranno in città saranno con molta probabilità i tanti poveri, ulteriormente indeboliti dall'ennesima crisi economica scoppiata quest'anno, che non solo non posseggono un’auto ma che non hanno nemmeno i soldi per paga- re il biglietto di pullman e treni per uscire dall'area urbana. Questi dovranno rinchiudersi in casa per non ritrovarsi intrappolati tra due fuochi: la violenza di alcuni manifestanti e la polizia di Buenos Aires che potrebbe reagire oltre misura in seguito alle tante critiche ricevute a causa del comportamento degli agenti quando la scorsa settimana non impedirono ai sostenito- ri della squadra di calcio del River Plate di attaccare un autobus che trasportava giocatori del club rivale Boca Juniors.
La tensione in città era iniziata a salire qualche giorno prima dell'aggressione degli ultras per quattro falsi allarme bomba che avevano costretto l'evacuazione del senato, l'ambasciata degli Stati Uniti e altri edifici pubblici. Quel giorno, il 20 novembre, il Senato aveva iniziato le votazioni per approvare la nuova legge di bilancio su ispirazione del Fondo Monetario Internazionale, ritenuto dagli antagonisti l'artefice della catastrofe finanziaria del 2001. Secondo i critici, il governo del presidente Macrì accettando nel giugno scorso il prestito di 50 miliardi di dollari dal Fmi ha rimesso in moto un processo di indebitamento monstre che porterà a nuove privatizzazioni, abbassamento dei salari e disoccupazione. Una delle manifestazioni intitolata ‘Summit del popolo’ è prevista per oggi pomeriggio sulla piazza di fronte al Parlamento. Un’altra grande protesta è stata programmata per coincidere con l'inizio del vertice, domani. La presenza accertata del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, additato da più parti come responsabile morale dell’omicidio del giornalista Khashoggi, fornisce un altro motivo per protestare contro questo vertice in cui Stati Uniti e Russia dovranno discutere di questioni come il Trattato sul Nucleare da cui il presidente Trump vuole uscire, e la crisi ucraina.
UN FATTO è sicuro: gli argentini, non solo gli abitanti della Capitale, assisteranno a questo evento con angoscia per la crisi valutaria che non sembra migliorare nonostante l'intervento del Fondo Monetario Internazionale. Dopo il boom dell'economia avvenuto nel 2017 e la vittoria alle elezioni legislative dello scorso ottobre della coalizione che fa capo al presidente Macrì, la svalutazione della moneta argentina ha mostrato agli investitori che la storia della volatilità finanziaria del paese è lungi dall'essere conclusa. Gli economisti sostenevano da tempo che il valore del peso argentino era sopravvalutato e il governo ha riconosciuto che si sarebbe deprezzato gradualmente nel corso degli anni. Ma nessuno si aspettava la velocità con cui il peso è precipitato contro il dollaro lo scorso aprile, a causa delle preoccupazioni degli investitori sulla capacità del governo di controllare l'inflazione.