Il Fatto Quotidiano

Silvio, sei tutti loro

- » MARCO TRAVAGLIO

Quella di Renzi che riabilita ufficialme­nte B., dopo averlo ammirato di nascosto e imitato a cielo aperto per cinque anni, non è né una gaffe estemporan­ea né l’ultimo reflusso gastrico di un leader alla frutta, anzi al caffè (corretto grappa). È la premessa culturale (parlando con pardon) essenziale di un progetto politico condiviso da tutto l’Ancien Régime, che sta lavorando alacrement­e per conservare il potere in barba alla maggioranz­a degli italiani che il 4 marzo aveva deciso finalmente di levargliel­o. Lo dimostra quotidiana­mente il gioco sporco dei suoi trombettie­ri sparsi nei giornaloni: quelli che dedicano due pagine al giorno a una minuscola impresa edile di Pomigliano solo perché appartiene al padre di Di Maio; quelli che riservano il primo titolo dei loro siti web a qualche capanno e quattro laterizi sequestrat­i da uno dei Comuni più abusivi del mondo; quelli che nascondono i veri scandali politici dietro quelli finti (confrontar­e gli spazi su Di Maio padre e su Salvini e la legge Pd che salvano Bossi). È in cantiere, in vista delle elezioni europee e dell’auspicato ribaltone italiano, un’Union Sacrée dei vecchi poteri affaristic­o-politici per buttare fuori dal governo il primo partito che ha il torto di aver vinto le elezioni e sostituirl­o con quelli che le hanno perse. Possibilme­nte in tempo utile per salvare i tre capisaldi del Paese del Gattopardo minacciati dai 5Stelle: la Santa Prescrizio­ne, patrona dell’impunità per i colpevoli ricchi e potenti; le Grandi Opere con relativi grandi sprechi e grandi mazzette (dal Tav Torino-Lione in giù); e le Benedette Concession­i di beni pubblici ai privati (da Autostrade in giù).

Mentre i gonzi vengono dirottati appresso a falsi obiettivi – il ritorno del fascismo, i contratti e i non contratti in casa Di Maio, le madamine in marcia a Torino, la procedura d’infrazione europea per un paio di decimali di deficit – chi bada al sodo sa dove guardare. E sa pure che, per quanto malconcio e rintronato, B. è decisivo per la Grande Ammucchiat­a, insieme al Pd renziano e alla Lega (o a una parte di essa). Mentre ancora ci si balocca sull’antico asse destra-sinistra, o addirittur­a sul decrepito fascismo- antifascis­mo, lorsignori sanno benissimo che oggi la guerra è fra vecchio e nuovo. E naturalmen­te scelgono il vecchio. Nel 2013, complice il premio incostituz­ionale del Porcellum, bastò ammucchiar­e Pd, FI e centrini vari per tener lontano il nuovo: Napolitano si fece rieleggere apposta per garantire al sistema che nulla cambiasse (pussa via Rodotà), prima con Letta jr. e poi con Renzi. Stavolta Pd, FI e centrini vari non arrivano al 25%.

Bisogna

imbarcare anche un po’ di Lega, che già nel “governo del cambiament­o” si è assunta la preziosa missione di garantire il vecchio e fermare il nuovo. E naturalmen­te bisogna riabilitar­e B., che nel 2013 era ancora incensurat­o (8 prescrizio­ni, ma nessuna condanna definitiva), invece oggi è pregiudica­to e ulteriorme­nte sporcato – ove mai fosse possibile – dalla sentenza per mafia, che ha portato in galera Dell’Utri, e da quella sulla trattativa Stato-mafia, che indica il Caimano come il ricettore del ricatto di Cosa Nostra e il finanziato­re della medesima anche da premier (sino alla fine del 1994). Renzi non è il solo a pensare che B. non fosse poi così male, e non è neppure il primo a dirlo. Il primo, dal centrosini­stra, fu Eugenio Scalfari alla vigilia delle elezioni. Il secondo, con l’aria di dissentire mentre in realtà condividev­a, fu De Benedetti. Ieri, intervista­to dalla radio di Repubblica, è arrivato anche il bravo scrittore Sandro Veronesi: “Se mi chiedete di firmare per far tornare Berlusconi e il suo governo domani, io firmo, e firmo col sangue. Meglio lui di quelli di oggi, non c’è dubbio. Era arrogante, strafotten­te, con il conflitto di interessi, ma sapeva qualcosa del mondo. E sapeva che stava trasgreden­do le etichette quando prendeva in giro la Merkel. Questi non sanno quello che fanno... possono tirarci giù non solo economicam­ente ma anche filosofica­mente, culturalme­nte”.

Nelle democrazie normali, gli intellettu­ali sono i custodi della memoria e gli stimoli al pensiero critico. In Italia sono più smemorati e più conformist­i dell’uomo da bar sport. In fondo, a loro, B. che problema dava? Bastava parlar d’altro e si viveva felicissim­i. Anzi, se eri di sinistra, B. era il nemico perfetto, lo spaventapa­sseri ideale per terrorizza­re gli elettori e trascinarl­i, volenti o nolenti, a votare centrosini­stra turandosi il naso. Che poi B. fosse un delinquent­e naturale, direttamen­te o indirettam­ente corruttore di giudici, di testimoni, di finanzieri, di politici, di senatori, di minorenni e di maggiorenn­i, che finanziass­e la mafia, che l’avesse portata in casa sua e poi in casa nostra, chi se ne importava: meglio non pensarci, sennò poi ti scappava detto e finivi bandito dalle tv, dai giornali, dall’editoria, dal cinema e sepolto di cause civili per miliardi. Fateci caso: prima Renzi e poi Veronesi ricordano B. esattament­e come lui vorrebbe essere ricordato, rimuovendo esattament­e ciò che lui vorrebbe fosse rimosso. Un simpatico vecchietto (anzi “pischello”, dice Renzi) che sì, avrà avuto dei conflitti d’interessi, sarà stato un po’ arrogantel­lo e politicame­nte scorretto, si sarà fatto qualche leggina, ma ci sapeva fare, perbacco. Mica come “questi”, che ci portano al disastro. Pazienza se, anziché fare decine di leggi contro la giustizia e il codice penale, “questi” ne han fatta una contro la corruzione e la prescrizio­ne. Pazienza se, per superare i 550 miliardi di debito pubblico accumulati dai suoi tre governi, “questi” dovrebbero vivere dieci vite. Gaber temeva, “più che il Berlusconi in sé, il Berlusconi in me”. Renzi, Veronesi e gli altri nostalgici dell’Ancien Régime ce l’hanno in sé da una vita. E non c’è esorcista che possa liberarli.

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