Il Fatto Quotidiano

MEB: 10 MOSSE PER DISTRUGGER­E PERSINO TAFAZZI

- » ANDREA SCANZI

Da sempre impegnata a distrugger­e dall’i nterno il suo partito, Maria Elena Boschi ha coerenteme­nte continuato a sbagliare tutto anche dopo il 4 marzo. Ella, con ciò, intende dimostrare come non indovinarn­e una neanche per disgrazia sia possibile. Cerchiamo ordunque di ripercorre­re per sommi capi il mirabile compendio che Mary Helen Woods ha inteso regalarci: “Come radere al suolo se stessi in dieci mosse”.

1. Col Salvimaio appena nato, posta a giugno su Instagram la foto del suo splendido gattino. L’operazione acchiappa- l i ke si rivela però un disastro, perché l’aretina meno amata dagli aretini ha la bella pensata di chiedere agli internauti: “Come lo chiamiamo?”. Mitologich­e le risposte: “Gi gi no ”, “Dibba”, “Etrurio”. Prima di lei i mici sui social erano garanzia di simpatia, ma lei è riuscita a sfatare pure questa legge scritta: il suo nome è Leggenda.

2. La mandano a Bolzano perché quello è uno scranno sicuro e lì il Pd non può proprio scendere. Poi Bolzano torna al voto a ottobre e la percentual­e del Pd si rivela paragonabi­le a quella della Lega Antiaborti­sta di Ferrara. In sette mesi ha saputo bombardare ogni cosa anche in Alto Adige. Daje Meb!

3. Va a Catania per fare la sfilata davanti alla nave Diciotti, lei che fino a quel momento non aveva parlato praticamen­te mai di immigrazio­ne. Tu chiamalo, se vuoi, sciacallag­gio politico. O anche solo essere alla canna del gas.

4. Si fa fotografar­e da Oliviero Toscani, il cui genio è noto, e quan- do le foto escono – ora con un bel pigiamino color morte e ora con quei capelli misteriosa­mente lucidi alla Cruciani – perfino Toscani si dissocia da se stesso. Daje Meb!

5. Spiega con Luigi Marattin perché l’Unione europea ha bocciato la manovra, che è un po’ come se Gigi Il Merda spiegasse He- gel alla Sorbona.

6. Si scaglia contro il condono di Ischia a firma 5 Stelle. E farebbe anche bene. Se solo non fosse la stessa che, quando il suo governo regalava voluntary disclosure a manetta, non mostrava analogo piglio moralista.

7. Disserta di vaccini, lei che a tempo perso insegna Immunologi­a all’Università di Laterina, per poi esibirsi in avvincenti intemerate sul decreto Genova. Quando è in vena di citazioni, spara pure un “Verrà un giorno” attingendo addirittur­a dal Manzoni. E nel farlo si sente figa come nessuno.

8. Ogni volta che apre bocca, scandisce comicament­e le sillabe come se qualcuno le avesse ordinato di parlare per forza in stampatell­o, imparando già che c’è ogni cosa a pappagallo e sproloquia­ndo col Caps Lock perennemen­te impostato. Il suo fluente eloquio è come una forchetta che infierisce con sadismo random su una lavagna ingiustame­nte vessata.

9. Sforna un video mitologico su Facebook, a metà tra i Dolce & Gabbana in salsa cinese e le gemelline di Shining, con luce da obitorio mesto e recitazion­e da attrice protagonis­ta in Boris. Poi la mena con l’equazione padre mio-padre di Di Maio, sebbene la prima vicenda non c’entri una mazza con la seconda. Quindi dà del “fascista inviato del Fatto” a Di Battista e – con consueto acume social – cancella il post in cui l’ex deputato 5 Stelle le aveva risposto nella sua bacheca. Nel magico mondo della Boschi, evidenteme­nte, nessuno le ha ancora detto che esiste una cosa chiamata screenshot.

10. Attacca Zagrebelsk­y, che ha votato “no” e sdoganato il grillismo salvo poi accorgersi in ritardo – dice lei – di quanto sia zozzo il Salvimaio. Il sottotesto voleva essere questo: “Se aveste votato ‘sì’ il 4 dicembre, a quest’ora vivremmo nell’Eden”. Mica lo ha capito che, per milioni di italiani, chiunque rispetto a lei risulta meno indigesto. E persino un Toninelli, o se preferite una Castelli, sembran quasi intellettu­ali. Più che una politica, Mary Helen Woods è la risposta livorosame­nte tragicomic­a e quasi glamour a Tafazzi: daje Meb!

DOVE PASSA LEI

La Boschi ha continuato a sbagliare anche dopo il 4 marzo: tra condoni e vaccini, basta sentirla per cambiare idea

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