MEB: 10 MOSSE PER DISTRUGGERE PERSINO TAFAZZI
Da sempre impegnata a distruggere dall’i nterno il suo partito, Maria Elena Boschi ha coerentemente continuato a sbagliare tutto anche dopo il 4 marzo. Ella, con ciò, intende dimostrare come non indovinarne una neanche per disgrazia sia possibile. Cerchiamo ordunque di ripercorrere per sommi capi il mirabile compendio che Mary Helen Woods ha inteso regalarci: “Come radere al suolo se stessi in dieci mosse”.
1. Col Salvimaio appena nato, posta a giugno su Instagram la foto del suo splendido gattino. L’operazione acchiappa- l i ke si rivela però un disastro, perché l’aretina meno amata dagli aretini ha la bella pensata di chiedere agli internauti: “Come lo chiamiamo?”. Mitologiche le risposte: “Gi gi no ”, “Dibba”, “Etrurio”. Prima di lei i mici sui social erano garanzia di simpatia, ma lei è riuscita a sfatare pure questa legge scritta: il suo nome è Leggenda.
2. La mandano a Bolzano perché quello è uno scranno sicuro e lì il Pd non può proprio scendere. Poi Bolzano torna al voto a ottobre e la percentuale del Pd si rivela paragonabile a quella della Lega Antiabortista di Ferrara. In sette mesi ha saputo bombardare ogni cosa anche in Alto Adige. Daje Meb!
3. Va a Catania per fare la sfilata davanti alla nave Diciotti, lei che fino a quel momento non aveva parlato praticamente mai di immigrazione. Tu chiamalo, se vuoi, sciacallaggio politico. O anche solo essere alla canna del gas.
4. Si fa fotografare da Oliviero Toscani, il cui genio è noto, e quan- do le foto escono – ora con un bel pigiamino color morte e ora con quei capelli misteriosamente lucidi alla Cruciani – perfino Toscani si dissocia da se stesso. Daje Meb!
5. Spiega con Luigi Marattin perché l’Unione europea ha bocciato la manovra, che è un po’ come se Gigi Il Merda spiegasse He- gel alla Sorbona.
6. Si scaglia contro il condono di Ischia a firma 5 Stelle. E farebbe anche bene. Se solo non fosse la stessa che, quando il suo governo regalava voluntary disclosure a manetta, non mostrava analogo piglio moralista.
7. Disserta di vaccini, lei che a tempo perso insegna Immunologia all’Università di Laterina, per poi esibirsi in avvincenti intemerate sul decreto Genova. Quando è in vena di citazioni, spara pure un “Verrà un giorno” attingendo addirittura dal Manzoni. E nel farlo si sente figa come nessuno.
8. Ogni volta che apre bocca, scandisce comicamente le sillabe come se qualcuno le avesse ordinato di parlare per forza in stampatello, imparando già che c’è ogni cosa a pappagallo e sproloquiando col Caps Lock perennemente impostato. Il suo fluente eloquio è come una forchetta che infierisce con sadismo random su una lavagna ingiustamente vessata.
9. Sforna un video mitologico su Facebook, a metà tra i Dolce & Gabbana in salsa cinese e le gemelline di Shining, con luce da obitorio mesto e recitazione da attrice protagonista in Boris. Poi la mena con l’equazione padre mio-padre di Di Maio, sebbene la prima vicenda non c’entri una mazza con la seconda. Quindi dà del “fascista inviato del Fatto” a Di Battista e – con consueto acume social – cancella il post in cui l’ex deputato 5 Stelle le aveva risposto nella sua bacheca. Nel magico mondo della Boschi, evidentemente, nessuno le ha ancora detto che esiste una cosa chiamata screenshot.
10. Attacca Zagrebelsky, che ha votato “no” e sdoganato il grillismo salvo poi accorgersi in ritardo – dice lei – di quanto sia zozzo il Salvimaio. Il sottotesto voleva essere questo: “Se aveste votato ‘sì’ il 4 dicembre, a quest’ora vivremmo nell’Eden”. Mica lo ha capito che, per milioni di italiani, chiunque rispetto a lei risulta meno indigesto. E persino un Toninelli, o se preferite una Castelli, sembran quasi intellettuali. Più che una politica, Mary Helen Woods è la risposta livorosamente tragicomica e quasi glamour a Tafazzi: daje Meb!
DOVE PASSA LEI
La Boschi ha continuato a sbagliare anche dopo il 4 marzo: tra condoni e vaccini, basta sentirla per cambiare idea