Cohen confessa: “Ho mentito, vidi i russi per il progetto Tower a Mosca”
Legale collabora con Mueller. Il tycoon: “È un debole”
“Ho
mentito davanti al Congresso degli Stati Uniti sul ruolo che ho avuto nel progetto immobiliare in Russia del presidente Donald Trump per la costruzione delle Tower a Mosca”. Con queste parole Michael Cohen, l’ex avvocato personale del presidente Usa, si è dichiarato colpevole, mettendo fine a un altro capitolo del Russiagate. L’indagine condotta dal procuratore Robert Mueller sui legami del presidente con Vladimir Putin e le ingerenze di quest’ultimo nelle elezioni del 2016. L’ex legale di Trump – già dichiaratosi colpevole per frode bancaria e violazione delle regole sui finanziamenti della campagna elettorale raggiungendo così un accordo con i procuratori di New York – ha ammesso di aver mentito per non inficiare la versione di Trump. Al contrario – ha confessato – nel 2016 parlò del progetto Trump Tower con un assistente di primo piano di Putin, e dopo aver riferito alla famiglia Trump, contattò il portavoce del presidente russo, Dmitry Peskov.
“CIÒ CHE DICE non è vero – ha tuonato the Donald dalla scaletta dell’Air Force One che lo porta al G20 in Argentina – “è un uomo debole che cerca uno sconto di pena”. Quella del procuratore Mueller, secondo the Donald, è “una caccia alle streghe in stile Joseph McCarthy che ha già distrutto così tante vite innocenti e fatto spendere ai contribuenti 40 milioni di dollari riuscendo a dimostrare una sola cosa che non c’entra con l’ingeren- za russa nelle elezioni del 2016. Molto ridicolo!” . Salvo poi annunciare in volo che a Buenos Aires non incontrerà Putin come da agenda. D’altra parte il presidente ci ha tenuto a mantenere aperta la possibilità di graziare l’altro imputato nel Russiagate, Paul Manafort, che nei giorni scorsi ha perso lo status di collaboratore proprio per un’altra menzogna. Tutto questo mentre si intravede la possibilità che l’avvocato dell’ex capo della campagna elettorale di Trump abbia tenuto aggiornati i legali del presidente sulle discussioni del suo cliente con il procuratore per tenersi aperta la porta proprio per un’eventuale grazia. Intanto Trump ha fatto sapere di aver consegnato le risposte scritte alla corte di Mueller nelle quali – secondo indiscrezioni – a v r eb b e dichiarato che l’ex consigliere Roger Stone non gli aveva parlato di Wik i l e a k s, né di un incontro alla Trump Tower nel 2016, tra suo figlio, i funzionari della campagna elettorale e un avvocato russo che prometteva “fango” sulla rivale Hillary Clinton. Si tratterebbe dell’ultimo tassello del Russiagate che Mueller stava aspettando.