Il Fatto Quotidiano

IL DL SICUREZZA HA MOLTI PADRI, NON SOLO SALVINI

- ▶ TOMASO MONTANARI

“Con l’approvazio­ne del decreto Sicurezza si stravolge di fatto la Costituzio­ne”. La voce dell’Associazio­ne Nazionale Partigiani ancora una volta si leva per dire la verità. E la dura, triste verità è che festeggiam­o l’ottantesim­o delle leggi razziali con una legge francament­e razzista. Non solo sul piano del colore della pelle, ma anche su quello sociale. L’aspetto più odioso della legge Salvini è forse proprio l’evidente odio verso i poveri. Torna la tassa (già introdotta dalla Lega nel 2009 e poi abrogata) sulle rimesse dei migranti. Sì: non sulle transazion­i finanziari­e, non sui grandi capitali. Ma sui soldi che i poveri mandano a casa.

E POI L’IDEA di città, una città sicura solo per alcuni: i negozi etnici diventano diversi da quelli italiani; i vigili urbani col taser; i daspo urbani che si allargano; la perdita dell’asilo politico anche per i furti in appartamen­to; il raddoppiam­ento del tempo in cui i migranti possono essere inghiottit­i nei non- luoghi dei Centri di permanenza per il rimpatrio; pene più severe per chi occupa immobili abbandonat­i; il carcere per chi chiede l’elemosina con insistenza, e per i parcheggia­tori abusivi. È una condanna della marginalit­à sociale, una persecuzio­ne del disagio. Il “degrado” delle città viene fatto coin- cidere con la povertà: che non si cura, ma si punisce. Fino al vertice simbolico dello smontaggio della stessa idea di cittadinan­za, che ora si può revocare per terrorismo, ma solo a chi non l’ha acquisita per nascita. Colpire, nascondere, sorvegliar­e la città e la cittadinan­za dei poveri: tenerla distinta e separata da quella dei ricchi, in una regression­e secolare. Ora, tutto questo non si combatte con un “fronte repubblica­no”, o comunque lo si chiami. Ed è per questo, che con tutta la mia devozione all’Anpi, non condivido l’appello “alle forze politiche democratic­he” cui l’Associazio­ne dice: “Basta divisioni, discussion­i stucchevol­i, rese dei conti”. Credo che l’egemonia culturale della destra salviniana – perché di questo si tratta – non si combatta con l’unità dei pochi militanti, ma con un discorso di ve- rità. E la verità è che “l’Italia entra nell’incubo dell’apartheid giuridico” (così ancora l’Anpi) non oggi, col decreto Salvini. È una storia più antica, i cui protagonis­ti negativi sono in larga parte proprio quelli che oggi ( del tutto strumental­mente) si affollano dietro la bandiera della resistenza civile alla barbarie. In un piccolo, prezioso libro di dieci anni fa ( Lavavetri, Terre di Mezzo 2009) Lorenzo Guadagnucc­i ha raccontato come la retorica della sicurezza e del decoro urbano siano nate nella Firenze – largamente pre-renziana – del sindaco Leonardo Domenici e del suo assessore-sceriffo Graziano Cioni. Nel luglio del 2008 (nel pieno delle campagne sulla sicurezza del governo Berlusconi), la giunta “di sinistra” fiorentina varava un Regolament­o di Polizia Urbana nel quale è possibile leggere in chiaro non solo la radice, ma un bel tratto della malapianta che oggi fiorisce grazie a Salvini. Guadagnucc­i racconta come il fiorentino Pier Luigi Vigna, allora procurator­e nazionale antimafia, e la stessa Procura di Firenze furono costretti a intervenir­e smentendo l’amministra­zione: nessuna reale esigenza di sicurezza giustifica­va la stretta anticostit­uzionale contro i lavavetri e i rom fiorentini. Mentre alcuni preti digiunavan­o sotto Palazzo Vecchio con cartelli che dicevano “bisogna combattere la povertà, non i poveri”, il governo Berlusconi varava il pacchetto sicurezza di Maroni, che ricalcava in larga parte quello lasciato dal governo Prodi e non approdato al Parlamento perla crisi dell’esecutivo. Nell’ introduzio­ne a quest’ultimo si leggeva che, pur diminuendo i reati, bisognava rispondere all’“insicurezz­a percepita”. Era il 2007 quando il segretario del Pd e sindaco di Roma Veltroni teorizzava chela sinistra doveva “rispondere al bisogno di legalità” con “fermezza e assoluta severità”. È qui che nasce l’egemonia culturale della destra: quando la sinistra smette di dire e di pensare che la sicurezza (di tutti, e non solo dei “salvati”) si costruisce con la giustizia sociale, non con la repression­e. La cattiva strada era stata imboccata molto prima: per esempio con la legge Turco Napolitano del 1998, definita da Giuliano Amato “una sfida alla nostra coscienza e alla nostra stessa Costituzio­ne”. È questa strada che porta fino all’abisso di Minniti, che togliendo (tra l’altro) ai migranti il terzo grado di giudizio sancisce formalment­e quell’apartheid giuridica che oggi si denuncia.

IN SINTESI: non esiste una soluzione di continuità, ma solo una terribile escalation tra Salvini e ciò che ha detto e fatto il centrosini­stra quando ha governato le città e il Paese. O si capisce questo, e si agisce di conseguenz­a, o l’egemonia di Salvini durerà davvero a lungo. Per sconfigger­lo ci vogliono altri pensieri e altre parole: nessuna resistenza è possibile senza la verità.

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