X Factor scova il fenomeno Che ha “sabotato” il talent
TELEVISIONE In ogni puntata gli applausi maggiori sono per il 21enne Anastasio e per i suoi testi considerati straordinari. E vengono eliminati gli interpreti più classici per il format
Si è infilato come un topo nel meccanismo pulsante di X Factor, rosicchiandone i fili. Viva Anastasio, che ha sabotato dall’interno la liturgia del talent, dove gli emergenti sono chiamati al proscenio per gli esami orali, nella speranza di farsi accompagnare verso una carriera preconfezionata. Se va bene: perché XF12è riuscito pure nell’impresa di buttare nella pattumiera una tra le più potenti voci emerse dal contest, quella Sheryl Dos Santos mortificata da un inedito labirintico, dai compitini assegnati dal coach Agnelli e da una sfida al tilt con Leo Gassmann, figlio e nipote d’arte, bravino ma con una faccia da far sognare le donzelle (in molti, sui social, si sono lamentati di non aver potuto televotare: sarà stato un ingorgo nel software).
QUANTO AD ANASTASIO, il post- rapper campano ha stracciato il copione dell’“avanti il prossimo” imposto d al l’agonizzante filiera discografica e dalla tv: se sei disciplinato le major ti accolgono per i cinque-sei mesi che verranno e l’anno venturo tanti saluti. L’industria avrà ciucciato una boccata d’ossigeno mentre il campione scaricato finirà sul sofà dello psicanalista.
Non importa se Marco A- nastasio vincerà. Anzi, una sconfitta potrebbe essere un affare. L’hanno dimostrato i Maneskin a XF11 : Cattelan alzò il braccio al tenorino pop Licitra, che aveva ramazzato i suffragi della finale trasmessa in chiaro (dunque con un pubblico più tradizionalista) ma che poi è stato surclassato dall’irruenza della rock band dei quattro millennial romani. Quello dei Maneskin era stato un primo segnale: anche se il loro stile ripesca astutamente nel vecchio cliché della trasgressione r'n'r, Damiano e gli altri avevano messo un sasso nell’i ngranaggio ben oliato della gara.
Anastasio ha messo definitivamente in crisi il format, con una sorprendente capa- cità di inventare qualcosa di inusuale, di personale, anche quando gli assegnano cover dei Pink Floyd ( Another brick in the wall) o, come accaduto due sere fa, i Led Zeppelin di Stairway to heaven. Tutti uscirebbero stecchiti dal confronto con Waters e Page: il 21enne sorrentino prende i monumenti e li svuota, li rifonda, li riscrive da capo, imbastendo storie parallele, dimostrandoci che esistono spazi inesplorati anche nelle cattedrali più visitate del rock. Figurarsi con i classici italiani: è andato a nozze cancellando i testi della degregoriana Generale e dell’immensa C’è tempodi Fossati. Ha incrociato la penna con i poeti e li ha omaggiati con fegato e bravura. È un sentiero su cui nessun altro concorrente si era inoltrato, finora. Tanto che Manuel Agnelli aveva sottilmente alluso a “una corsa a sé” di Anastasio, vagamente fuori regolamento, e Fedez sospirava di aver “trovato il concorrente che cercava da anni”.
La beffa è che Anastasio è nel team di Mara Maionchi. A proposito, Fedez ha annunciato il ritiro dalla tv per dedicarsi solo alla musica. Saggia decisione: Anastasio - con il suo potente, iconoclasta inedito La fine del mondo - ha marcato un punto di non ritorno nella scena italiana, dove il trap campa di rendita con vacue emulazioni di pseudo gangster tamarri e ingioiellati, il pop è affidato a scimmiette sapienti, e il rock alternativo si interroga da troppo tempo sul che fare.
X FACTOR? I numeri certificano che soffra di un percettibile calo di ascolti rispetto al passato (si galleggia attorno al milione di spettatori per la diretta, confidando nelle repliche): peccato che gli autori italiani abbiano le mani legate dalla produzione internazionale. Sarebbe magnifico vederli rovesciare il tavolo delle consuetudini in vista del 2019. E restituire smalto e coraggio ai giovani artisti, che hanno faccia tosta e garantiscono talentO. Con la O finale, sia chiaro.