Ciao Fantastichini, grande e ombroso talento del cinema
L’insuccesso, giusta una celebre battuta di Mino Maccari ai danni di Ennio Flaiano (poi bizzarramente attribuita al secondo), può dare alla testa. Non è però questo il caso perché l’ex presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, pur uomo di grande insuccesso, non è nuovo a uscite bizzarre del tipo “come socialdemocratico do grande importanza alla solidarietà, ma non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto” (si riferiva ai Paesi del Sud Europa). Non è stata dunque la delusione per il tracollo elettorale in Olanda del 2017 a suggerirgli le parole scomposte affidate a Der Spiegel. Stavolta comunque, anziché a stereotipi razzisti, il nostro è ricorso al lessico alla Vito Corleone in uso quest’autunno a Bruxelles su Italia, deficit e dintorni: “Il segnale della Ue deve essere chiaro: non ci lasciamo ricattare dal governo italiano” ( Fredo, sei mio fratello e ti voglio bene, ma non ti azzardare mai più a schierarti contro la famiglia); “se l’Italia perde l’accesso ai mercati finanziari, l’Europa non potrà sal- varla” (’ a pistola lasciala, pigliami i cannoli); “il segnale deve essere che chi compra titoli di Stato italiani deve considerare la possibilità che non riavrà tutti i suoi soldi perché si arriverebbe senz’altro a un taglio del debito”( Sonny è uscito pazzo: vuole che ci organizziamo coi materassi a terra). Poi Dijsselbloem ha detto anche questo: “Il messaggio deve essere: diversamente dal passato non vi tireremo fuori dai guai”. Al che don Vito, va detto, è rimasto interdetto pure lui: Jeroen, ma che minchia dici? Che passato?