Euskadi, la squadra che sfidava Franco e vinceva in Messico
Ottant’anni fa la Nazionale dei Paesi Baschi incantava in America partecipando al campionato messicano mentre in patria il Generalissimo prendeva il potere con la forza
Ott ant ’ anni fa, nel 1938, sul campo Parque España di Città del Messico la selezione nazionale della squadra calcistica basca, ribattezzata Club Deportivo Euzkadi, disputò la sua prima partita del massimo campionato messicano, vincendo per 3-2 contro il Club America. I baschi terminarono il torneo al secondo posto, sfiorando il trionfo. I tre gol d’esordio erano stati segnati dall’attaccante Isidro Làngara, oltre 900 reti in carriera, già giocatore del Real Oviedo. Era lo stesso delantero che tre anni prima, il 12 maggio 1935, a Colonia aveva realizzato la doppietta con cui la Spagna umiliò la Germania in uno stadio tappezzato di svastiche e di bandiere del Terzo Reich.
LÀNGARA – in seguito sarebbe stato ingaggiato dal club argentino del San Lorenzo – era uno dei calciatori baschi che, come ha ricordato lo scrittore pratese Edoardo Molinelli nel suo libro Euzkadi, la nazionale della libertà ( Red Star Press), durante la guerra civile spagnola, nel 1937, “su intuizione del presidente basco che aveva un passato da cal- ciatore”, e di un giornalista, “partirono per un tour promozionale in Europa con l’obiettivo di raccogliere fondi a favore della Repubblica ”, aggredita dai golpisti di Francisco Franco con l’ appoggio dalla Germania hitleriana e dall’Italia fascista.
Il viaggio della selezione basca doveva durare solo qualche settimana. Si trattava di giocare un po’ di partite in Francia, per raccogliere denaro per le vittime della guerra e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle cause basca e della Repubblica democratica spagnola. Dalla Francia, però, dove l’Euzkadi batté i campioni nazionali del Racing Parigi, si allungò ad altri paesi europei e approdò in Unione Sovietica; fino a varcare l’oceano e arrivare a Cuba, in America Latina e infine in Messico, dove rimase fino al 1939. Osteggiata dal boicottaggio della Fifa, la federazione internazionale del calcio, e quindi, alla conclusione della guerra civile, dalle minacce e dalle pressioni del regime di Franco, l’Euzkadi venne sciolta. Diversi giocatori scelsero l’esilio, altri furono presi da club del Sudamerica; qualcuno ritornò in Spagna soltanto dopo la morte di Franco nel 1975. Fu una squadra leggendaria, l’Euzkadi, formata dai migliori elementi (tutti dei Paesi Baschi) del football iberico. E soprattutto, scrive Molinelli, fu “una squadra antifascista che negli anni della guerra civile seppe combattere Franco usando una cosa semplice e potentissima come il gioco del calcio”.
Un viaggio analogo per la Repubblica, nel 1937, in Mes- sico, lo fece tuttavia anche un altro club mitico e antifascista, il Barcellona, il cui presidente era stato assassinato dai franchisti. “Entrambe le squadre incarnarono”, ha scritto Eduardo Galeano in Splendori e miserie del gioco del calcio, “sui campi di calcio e anche fuori, la democrazia perseguitata”.
COSÌ COME a difendere la legittima Repubblica di Spagna si schierarono parecchi atleti che avrebbero dovuto partecipare alle Olimpiadi popolari di Barcellona, nel luglio 1936, tra i quali non mancarono gli italiani, e quelli del Batallón Deportivo, che a Madrid riunì sportivi di molte discipline. Gli antifascisti del Batallòn Deportivo, mandati al fronte, ebbero, solo nel 1936, ventitré feriti e sette dispersi.
Dissolta nel 1939, la “squadra della libertà” basca poté rinascere come selezione nazionale quasi quarant’an n i dopo, solamente con la fine della dittatura e la concessione alle minoranze di potere godere di qualche autonomia. Nel marzo del 1978 disputò un’amichevole non ufficiale con l’Urss. La gara ufficiale, invece, si tenne il 16 agosto 1979, quando a Bilbao vinse per 4-1 con l’Irlanda.
La bandiera basca in uno stadio, in ogni caso, prima ancora della riforma democratica della Spagna era riapparsa nel dicembre del 1976, quando i capitani della Real Sociedad di San Sebastian e dell’Atletico Bilbao scesero in campo all’Atoxa di San Sebastian con la Ikurrina, il vessillo della loro identità nazionale.
EDOARDO MOLINELLI
“Fu una formazione anti-fascista che seppe combattere il regime con il gioco del calcio”