“Referendum Tav”: Salvini lancia l’esca avvelenata e il M5S abbocca
Faida perenne Dopo averlo negato, il leghista apre alla consultazione sul Torino-Lione per mettere all’angolo l’alleato. Nuovo scontro per contendersi il “partito del Pil”
“Perché no?”: il leader leghista rilancia a favore del “partito del Pil” per stringere all’angolo l’alleato. L’analisi costi-benefici arriverà entro Natale
Solo qualche giorno fa, il 4 dicembre, l’ aveva escluso :“Referendum sul Tav? No, la politica deve prendersi la responsabilità” e lo stesso aveva detto il premier Giuseppe Conte il giorno dopo (“Non ci abbiamo ancora pensato”). Ieri, però, Matteo Salvini ha deciso di inasprire lo scontro con gli alleati, intenti a contendersi il favore degli imprenditori e di quell’ agglomerato di interessi (Confindustria, Pmi, artigiani, associazioni varie e governatori del Nord) che si fa chiamare “il partito del Pil”.
Perché no?”, ha risposto il leader leghista a chi gli chiedeva se una consultazione popolare possa essere la strada da seguire nel caso in cui “d all ’ analisi costi benefici sull’Alta velocità Torino-Lione non dovesse arrivare una risposta chiara ”.“L’import ante-ha spiegato S al vini-è avere dei sì o dei no. Io tifo sì. Se i tecnici ci dicessero no o forse, si possono ascoltare i cittadini”. Per diverse ore i vertici del Movimento non replicano, arrivano solo le reazioni furenti dei 5Stelle piemontesi. Ma alla fine Luigi Di Maio apre alla possibilità di un referendum: “Se le comunità lo chiedono, chi siamo noi per opporci?”.
LA CONTESA sugli imprenditori produce ogni giorno un rilancio. Ieri Di Maio ha reagito stizzito all’incontro di domenica al Viminale (sede anomala per trattare questioni economiche) dove Salvini ha incontrato le 10 associazioni imprenditoriali già schierate per il Sì alla Torino-Lione: “Hanno solo parlato, ma i fatti veri si fanno al ministero dello Sviluppo, perché è lì che ci si occupa delle imprese”, ha spiegato infastidito il vicepremier pentastellato, che ha convocato per oggi al suo ministero 30 associazioni datoriali (“contro le sole 10 viste ieri da Salvini”) e annunciato un tavolo permanente con le piccole e medie imprese, a cui domenica aveva teso la mano con una lettera aperta sul Sole 24 Ore.
Fonti della Lega hanno smentito attriti e ribadito il “rispetto dei ruoli”; Di Maio ha assicurato che non c’è nessuna polemica. Salvini però non è arretrato. “Io bado alla sostanza ”, ha reagito il ministro dell’Interno, che ha rilanciato facendo visita ad Assolombarda, dove ha parlato di Tav.
La Torino-Lione è un nervo scoperto dei 5Stelle: si sono in- filati nell’imbuto delle grandi opere e ora è difficile uscirne. La Lega è favorevole sia al Terzo Valico ligure che al Tav. I 5Stelle no. Entrambe le opere sono sottoposte all’analisi costi-benefici affidata dal ministro Danilo Toninelli a una task force di esperti economisti. Finora un accordo informale tra alleati pareva aver fissato un punto di incontro: dare il via al Terzo valico, nonostante l’analisi (conclusa da settimane) la dipinga come uno spreco di denaro pubblico, in cambio dello stop al Tav. La scusa verrà offerta dall’analisi tecnico-giuridica del ministero che parla di un rischio penali per quasi 2 miliardi, guarda caso più o meno lo sbilancio tra costi e benefici emerso dall’analisi degli economisti.
L’analisi sulla Torino-Lione è invece in corso e in stato avanzato, verrà consegnata prima di Natale. È quasi certo, visti i numeri noti, che sarà negativa. I 5Stelle però faticano ad affrontare il peso politico della decisione. Ieri Cgil, Cisl e Uil hanno difeso l’opera n el l ’ incontro col premier Conte. Finora i grillini hanno smentito qualsiasi stop e preso tempo, ottenendo il rinvio dei bandi da 3 miliardi per l’opera. L’idea è di allungare i tempi fino ai primi mesi del 2019, ma prima o poi una decisione andrà presa.
Ieri Salvini ne ha approfit- tato per isolare ancora di più l’alleato, evocando la decisione diretta degli elettori, tema cui il Movimento è assai sensibile. Impresa riuscita. Per evitare di finire schiacciato, Di Maio ha aperto all’ip o te si : “Non è un ministro che può decidere - ha replicato - ma se lo chiede un numero qualificato di cittadini, i regolamenti
Presi alla sprovvista
Di Maio: “Chi siamo noi per impedirlo?” L’analisi costi-benefici arriva prima di Natale
Botta e risposta
Il grillino infastidito dal leader del Carroccio: “Incontra le imprese? I fatti si fanno al Mise”
prevedono che il referendum si deve fare. Chi siamo noi per impedirlo?”.
Un referendum consultivo a livello nazionale è però impossibile. Può essere proposto a livello Regionale, come ipotizzato dal governatore piemontese Sergio Chiamparino (Pd), ma l’opera è pagata con fondi nazionali e non dalla Regione. Tutto sommato, però, ai 5Stelle conviene prendere altro tempo, e forse anche avere in mano una via d’u sc it a dall’impasse. Un voto sarebbe comunque un alto rischio anche per il “partito del Pil”. “Non sia un alibi per il governo”, avverte Chiamparino.