Il Fatto Quotidiano

È finito il boom degli smartphone: i colossi a picco

CONCORRENZ­A Aumentano i dispositiv­i di produttori locali, cala il mercato delle componenti Dopo Apple, anche Samsung annuncia un crollo negli affari mentre Huawei cresce su tutti i fronti

- » VIRGINIA DELLA SALA

Esono due: dopo Apple ( la scorsa settimana) anche Samsung annuncia un calo sui ricavi dell’ultimo trimestre 2018, ancor prima di presentare i dati ufficiali. Come per Apple la comunicazi­one anticipata è una scelta per evitare che sugli investitor­i piova all’improvviso il dato nudo della crisi, la cui ufficialit­à è prevista entro fine gennaio e che racconterà di una riduzione dell’utile operativo per il quarto trimestre del 2018 a 10,8 miliardi di won ( 9,6 miliardi di dollari), rispetto a circa 15,2 miliardi di won (13,5 miliardi di dollari) nello stesso periodo dell’anno precedente nonché di una riduzione delle vendite dell’11 per cento a 59 trilioni di won (52,5 miliardi di dollari). Come già fatto dal Ceo di Apple, Tim Cook, anche Samsung sente il bisogno di fornire una interpreta­zione: parla del rallentame­nto dell’economia cinese (mercato emergente su cui puntano tutti i big del tech che hanno ormai saturato quelli occidental­i), di un inaspettat­o calo delle vendite, delle tensioni Usa- Cina. “Cres centi macro incertezze” è la frase. Gli ambiti a rischio sono due, da un lato la telefonia, dall’altro il comparto delle componenti in silicio.

LA CINA. Nella classifica dei modelli di smartphone più venduti nell’ultimo quadrimest­re (l’ultima lista a essere diffusa è quella della società di analisi Canalys che riporta i dati fino al terzo trimestre del 2018) non c’è traccia né di Samsung né di Apple. Spiccano marchi cinesi: Oppo, Vivo, Xiaomi. La fascia di prezzo più alta – oltretutto ai primi posti di vendita – è di circa 450 dollari, che esclude quindi dalla competizio­ne i modelli ultra costosi di Apple e Samsung che, oltretutto, non sembrano essere più in grado di intercetta­re i bisogni degli utenti né di innovare abbastanza da giustifica­re un nuovo acquisto. Inoltre, nella classifica delle quote di mercato degli smartphone in Cina, raffrontan­do i numeri con i risultati del 2017, nel terzo trimestre vince su tutti Huawei che occupa il 25 per cento del volume (su un totale di 101 milioni di device distribuit­i) seguito da Vivo ( 23%), Oppo (21%), Xiaomi (13%) e solo dopo da Apple. Samsung, quando si parla di smartphone, non rientra neanche nei primi posti in classifica e viene relegata alla generica voce “altri” con una quota che a inizio 2018 era attorno all’ 1,3 per cento ma che ora si attende essere inferiore all’1 per cento. A guardare i ricavi, la situazione si inverte: Apple è al primo posto con il 23 per cento di un mercato che vale 30 miliardi di dollari, seguita da Huawei con il 22%, Oppo con il 20% e Vivo al 17%. Sono numeri molto chiari: se la crisi di Apple deriva davvero dal calo delle vendite dei dispositiv­i (il cui prezzo elevato finora è riuscito comunque a mantenere il marchio in classifica e che sarà più evidente nel 2019, come riferito dalla stessa società) quella di Samsung – che resta però il maggior produttore di smartphone nel mondo – va cercata altrove.

I CHIP. Per la precisione, va cercata nelle componenti in silicio, voce che nel terzo trimestre ha trainato il bilancio dell’azienda su cui già da un anno gravava la minaccia del calo delle vendite degli smartphone. Samsung ha confermato di aver registrato una domanda inferiore alle aspettativ­e dei chip di me- moria che, anche nel precedente trimestre, si erano rivelati determinan­ti sugli utili della società. Insieme ai processori, infatti, rappresent­ano oltre i tre quarti dei guadagni e circa il 38 per cento delle vendite, alimentand­o gli smartphone di tutti i marchi compresi quelli del principale p l a ye r c i ne s e Huawei. Secondo le stime, il profitto operativo complessiv­o del settore dei chip di Samsung dovrebbe essere diminuito del 3,7 per cento rispetto a un anno fa mentre le spedizioni di chip di memoria sono diminuite del 10 per cento in media nel quarto trimestre (dati degli analisti di Eugene Investment & Securities). “Prevediamo che gli utili resteranno inferiori alle aspettativ­e anche nel primo trimestre del 2019 a causa delle difficili condizioni per il business dei chip di memoria”, ha comunicato in una nota Samsung. Di sicuro i prezzi di queste componenti hanno avuto un calo che è oscillato tra il 3 e il 5 per cento. Per alcune tipologie si è toccato anche il 10 per cento. E secondo gli analisti il prezzo potrebbe continuare a scendere. COMPETITOR. Tirando le fila, insomma, la situazione è questa: a fronte di un calo atteso nella vendita degli smartphone (che però potrebbe essere più pesante di quanto preventiva­to), Samsung rischia il collasso per un inaspettat­o calo della vendita delle componenti interne che, finora, aveva invece tenuto. A fronte, c’è la crescita esponenzia­le delle aziende cinesi. Prima su tutte Huawei, reduce poco più di un mese fa dall’arresto voluto dagli Usa del Cfo per presunte violazioni di sanzioni legate all’Iran: la società che produce sia dispositiv­i per la telefonia che componenti, ha accelerato nell’ultimo anno la produzione e anche le vendite. Mentre Samsung perdeva una quota globale del 13 per cento, Huawei aumentava la propria del 33 per cento. Non più tardi di ottobre scorso, l’azienda dichiarava una guerra mondiale a tutto il settore tecnologic­o con lo sviluppo di due chip di intelligen­za artificial­e per data center e dispositiv­i intelligen­ti (Intel, Samsung, Qualcomm e Nvidia sono i principali produttori) mentre punta a potenziare il settore dei servizi e ad avere un ruolo di prima linea nel 5g.

Niente fascia alta Tra i dieci telefoni più venduti nell’ultimo trimestre mancano modelli della Mela e dei sudcoreani: Vivo, Oppo e Xiaomi i più diffusi

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