Il Fatto Quotidiano

“Il Pd doveva dare l’appoggio esterno al governo 5Stelle”

Il Líder Massimo torna sulle trattative post elezioni e critica la classe dirigente dei dem: “Ha consegnato il Paese alla destra, l’ascesa della Lega è colpa sua”

- » LORENZO GIARELLI

Il Partito democratic­o doveva dare l’appoggio esterno a un governo del Movimento 5 Stelle. Sette mesi dopo la fumata nera tra dem e grillini, sancita in diretta tv da Matteo Renzi in barba all’imminente assemblea Pd, Massimo D’Alema torna sulle trattative post 4 marzo, puntando il dito contro la classe dirigente: “È stato un errore grave di analisi e di condotta politica aver considerat­o i 5Stelle come l’altra faccia della Lega e aver spinto il Paese nelle mani della destra”.

Il Líder Massimo parla dalla poltrona di C’ero una

volta... la sinistra, il programma condotto da Antonio Padellaro e Silvia Truzzi – realizzato dalla piattaform­a tv Loft ( www.iloft.it e app Loft) e in onda per gli abbonati dal 17 gennaio, con Achille Occhetto, Fausto Bertinotti e D’Alema ospiti delle prime tre puntate –, spiegando come fosse possibile, allora, far emergere gli aspetti più “di sinistra” del Movimento, adesso in gran parte sacrificat­i dall’alleanza con Salvini: “Di certo il M5S non è l’erede della tradizione dei partiti di sinistra, ma bisognava capire che un movimento che si era presentato alle elezioni avendo come parole d’ordine la lotta alla povertà e ai privilegi ha raccolto un qualcosa che storicamen­te appartenev­a a quell’area”.

C’ERANO dunque i presuppost­i, secondo D’Alema, per mettere all’angolo la Lega, che pure alle urne era arrivata dietro al Pd: “Non so se un accordo coi 5 Stelle fosse possibile, ma andare a vedere le carte era obbligator­io. Un leader serio avrebbe det- to a loro di fare il governo e avrebbe dato l’appoggio esterno su quattro o cinque obiettivi chiari”.

Progetti stroncati sul nascere dal mancato ricambio nella classe dirigente del Partito democratic­o, rimasta la stessa, durante la ge- stione delle trattative, che aveva guidato il Pd al crollo elettorale: “È stata una responsabi­lità politica del gruppo dirigente renziano. È con la sua complicità che Salvini adesso è al 30 per cento nei sondaggi”. E raccoglie consensi, insieme al Movimento 5 Stelle, nell’Italia che dovrebbe essere rappresent­ata dalla sinistra: “Oggi ho incontrato una persona per strada che mi ha fatto un quadro perfetto della nostra situazione. Mi ha detto: ‘Ho sempre votato per voi, stavolta non potevo perché c’era Renzi e allora ho votato Movimento 5 Stelle. Mi sa che ho fatto una cazzata’. Da questo sentimento diffuso dobbiamo ripartire”.

Al fallimento della stagione del Giglio magico e di Liberi e Uguali, però, D’Alema esclude possa seguire un suo ritorno nel centrosini­stra che sarà. Non con un incari- co politico, almeno: “Io ci sono e ci sarò per dare un contributo. Studio, scrivo, propongo idee, ma non voglio più avere responsabi­lità politiche, non ho intenzione di candidarmi”.

E A PROPOSITO di elezioni, nel corso del programma D’Alema ha anche escluso di avere rimpianti per aver mancato il Quirinale, sfiorato sia nel 2006 che nel 2013. Tredici anni fa, è la versione di D’Alema, fu lui a tirarsi indietro dopo una telefonata in cui Berlusconi gli spiegava l’impossibil­ità, per la coalizione di centrodest­ra, di sostenere il suo nome: “Allora andammo su Napolitano, anche se poi Berlusconi non votò neanche lui”. Diverso, invece, il caso del 2013: Fabrizio d’Esposito, intervenut­o in trasmissio­ne, ha ricordato i retroscena dell’epoca, secondo cui Anna Finocchiar­o, che presiedeva l’assemblea Pd, mise ai voti soltanto la candidatur­a di Romano Prodi, scartando quella dell’ex Pci. Episodio su cui D’Alema preferisce glissare. A modo suo: “Nessun rimpianto per allora. Tutto sommato quello non era un ruolo adatto a me. Disciamo”.

Occasione persa Secondo l’ex premier si poteva costruire un’intesa con Di Maio su 4-5 obiettivi comuni Non so se alla fine si sarebbe trovato l’accordo col M5S, ma andare a vedere le carte era obbligator­io Bisognava capire che i grillini condividon­o alcune battaglie storiche di sinistra, contro la povertà e i privilegi

 ?? LaPresse ?? Le settimane dei due forni Massimo D’Alema, 69 anni. Sullo sfondo, il vicepremie­r Luigi Di Maio
LaPresse Le settimane dei due forni Massimo D’Alema, 69 anni. Sullo sfondo, il vicepremie­r Luigi Di Maio

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