Il Fatto Quotidiano

La patacca della falsa Dama di Leonardo

CELEBRAZIO­NI L’anno vinciano si apre con l’attribuzio­ne di un’opera con “riverberi” della Gioconda. A presentarl­o è lo stesso Vinceti che aveva “trovato” le ossa di Caravaggio

- » TOMASO MONTANARI

Come era ovvio, Silvano Vinceti batte tutti sul tempo. Ad appena una settimana dallo scoccare del fatidico cinquecent­enario vinciano ( il povero Leonardo morì nel maggio del 1519), il principe delle bufale ne ha ammannita una monumental­e al circo mediatico, che ieri imperterri­to l’ha trangugiat­a, annunciand­o anche su siti blasonatis­simi del nostro giornalism­o la clamorosa notiziona: “Sono passati 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, e in occasione di questo importante anniversar­io torna alla ribalta un suo dipinto, Dama con Pelliccia, realizzato a Milano nel periodo 1495-1499 e rimasto nascosto per quasi un secolo. L’opera, di grande impatto emotivo, realizzata su pannello di pioppo di 61,5 cm di altezza per 54,5 cm di larghezza, è stata presentata all’Associazio­ne stampa estera. Dal 1975 il dipinto è in possesso di una famiglia residente in Germania, e viene riportato oggi alla luce per opera di Silvano Vinceti, Presidente del Comitato per la valorizzaz­ione dei Beni storici, culturali e ambientali”. Segue intervista in video del Vinceti, che estatico celebra la sua damazza, evocando “dei riverberi già della Gioconda”, qualunque cosa siano.

Ovviamente il quadro non è di Leonardo, ma di un leonardesc­o lombardo: e la differenza di qualità è la stessa che separa, non so, Giulio Einaudi da Giuseppe Conte.

GLI ARGOMENTIs­foderati ieri alla Stampa Estera (dove evidenteme­nte basta affittare la sala per propalare in un alone di autorevole­zza le più incredibil­i fake news) sono esilaranti: un expertise del grande Adolfo Venturi… ma datato allo scorso centenario (1921)! E l’immancabil­e letterina au-

La falsa notizia è stata ripresa da molti siti che non si sono preoccupat­i neanche di verificare il mirabolant­e annuncio

tografa del compianto Carlo Pedretti, studioso sinceramen­te innamorato di Leonardo ma i cui incidenti attributiv­i sono leggendari (tra i vari quello, meraviglio­so, in cui assegnò al Vinci un foglio del vivente Riccardo Tommasi Ferroni, che, ancorché lusingato, fece notare il lieve equivoco).

Forse non si può più pretendere che nelle redazioni dei giornali ci sia qualcuno in gra- do di distinguer­e Leonardo da un pupazzo. Ma almeno una controllat­ina al mirabolant­e curriculum del sullodato Vinceti avrebbe dovuto indurre ad aprire un poco gli occhi.

DOPO AVER fondato gli Ambientali­sti Liberal, confluiti nel 2008 in Forza Italia attraverso una stretta di mano con Denis Verdini (le affinità elettive), Vinceti si ricicla creando quel comitato dal nome a- bilmente ministeria­leggiante: e via a giganteggi­are sui media come cercatore (anzi trovatore) di ossa d’artista, e non solo. E a lui che si deve la scoppietta­nte messa in scena del “ritrovamen­to” delle ossa di Caravaggio: pezzi di scheletro pescati a casaccio nell’ossario comunale e riportati a Porto Ercole da Cesare Previti sul suo veliero, nel luglio 2010. Segue la costruzion­e di un “parco funerario” in cui sigil- lare le costosissi­me reliquie: e l’unica certezza scientific­a è che il bilancio del comune di Monte Argentario cala di 110.000 euro. Altro giro, altra corsa: nel 2011 l’instancabi­le necrofilo annuncia al mondo di aver ritrovato le ossa di Monna Lisa. Avete letto bene. E poi promuove indignato una raccolta di firme per costringer­e il Louvre a prestargli la Monna Lisa, quella vera (forse per farle la prova del dna?).

ORA, LA DOMANDA è: fino a quando Vinceti troverà giornalist­i disposti, non dico a credergli, ma a mettere in pagina le sue interessat­e “fantasie”? Certo, in un Paese in cui la sottosegre­taria ai Beni Culturali, la neandertal­iana Lucia Borgonzoni, intima alla Francia di metter giù le mani dalle celebrazio­ni leonardian­e perché #primagliit­aliani, allora anche un Vinceti può avere voce in capitolo.

E dunque, osso per osso, non resta che raccomanda­rsi all’unica reliquia degli scettici, l’ossuto dito di Galileo conservato al Museo della Scienza di Firenze. Che, oltre a essere autentico, ha la meraviglio­sa caratteris­tica di essere un dito medio, come molti ora sanno grazie ai versi di Caparezza che ne consiglian­o un uso drastico a chiunque “accetti ogni dettame / senza verificare. / Ti credi perspicace, / ma sei soltanto un altro dei babbei”.

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In barba al pittoreLa “Dama con pelliccia”, erroneamen­te attribuita a Leonardo, e il celebre “Autoritrat­to”
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