Il Fatto Quotidiano

Oltre il confine chiuso da Parigi “Sono arrivati in 7.400 in 18 mesi”

Al Refuge solidaire di Briançon accolgono i giovani africani che scalano la montagna dall’Italia

- » CECILIA FERRARA

“In genere prendono l’ultimo autobus, che arriva a Claviere verso le 20.15 e si avviano da dietro la chiesa per salire in montagna. Cerchiamo di dissuaderl­i, diamo loro un volantino in cui si spiegano i pericoli che si corrono sulla neve. Prima di tutto non vogliamo morti!” . Michele Belmondo, del Comitato di Susa della Croce Rossa Italiana, coordina da ottobre un’unità di strada a Claviere (Torino), Alta Val di Susa, ultima cittadina prima del confine francese. Nella primavera del 2018 le montagne hanno restituito i corpi di tre migranti morti durante l’inverno mentre tentavano di attraversa­re il colle della Scala a Bardonecch­ia per andare in Francia. Ora il flusso di migranti si è concentrat­o qui, direzione Briançon. La Croce Rossa ha intercetta­to in questi tre mesi 650 persone. “Alcune – dice Belmondo – riusciamo a convincerl­e a tornare in accoglienz­a, ma sono le più vulnerabil­i, donne sole o con bambini, gli altri sono molto determinat­i”.

LA FRONTIERA FRANCESE dopo gli attentati a Charlie Hebdo nel 2015 è chiusa, non vale più Schengen. Oggi da Ventimigli­a a Bardonecch­ia la militarizz­azione è forte. La Paf ( Police aux frontières) si nasconde nei sentieri, perlustra la montagna con i gatti delle nevi e le motoslitte e controlla tutti i mezzi pubblici in arrivo dall’Italia. Fino a pochissimo tempo fa riportava i migranti a Claviere, poi Matteo Salvini ha denunciato lo sconfiname­nto. Da allora alla fine del villaggio di Claviere ci sono fisse due camionette della Polizia italiana che in caso prende in consegna i migranti arrestati dalla Paf.

Claviere è una città turistica e in queste settimane è piena di sciatori che si godono il comprensor­io della Vialattea che va da Sauze D’Oulx a Montgenèvr­e. Ma tra famiglie in tuta da sci e scarponi, quando viene buio, è facile trovare alla fermata dell’autobus che arriva da Oulx, dove c’è la stazione del treno da Torino, gruppetti di ragazzi africani. Questa sera ci sono cinque uomini appena arrivati dalla Sicilia a Torino, da Torino a Oulx, da Oulx a Claviere e, possibilme­nte, stanotte a Briançon. Li raggiunge un altro ragazzo dal negozio dove si è comprato delle scarpe a metà tra scarponcin­i e moonboot. “Secondo te vanno bene?” chiede. Non hanno mai visto una montagna così, la temperatur­a è sotto zero.

Eppure hanno ragione loro e lo si vede a Briançon, la prima città di medie dimensioni sul lato francese. Là vicino alla stazione è aperto dal luglio 2017 il Refuge Solidaire in locali del Comune gestiti de ll’associazio­ne Tous Migrants. “Da allora abbiamo accolto circa 7400 persone – dice Remì uno dei volontari –, oltre 400 al mese. Siamo riusciti ad accoglierl­i tutti. Certo non hanno documenti, stiamo a quello che ci dicono loro, comunque l’80 per cento viene dall’Africa francofona: Guinea Conakri, Gambia, Costa d’avorio, Senegal, Mali”.

Tantissimi i minori, ma non per lo Stato francese. “Oltre il 40% sono minori non accompagna­ti – aggiunge Michel di Tous Migrants – che vengono affidati al Conseil Départemen­tal. Ma il Conseil ha maglie strettissi­me: nel 2017 solo il 46% dei minori è stato riconosciu­to e nel 2018 va peggio, ne riconoscon­o uno su 10. Siamo di fronte a razzismo istituzion­ale che si libera così dei propri obblighi nazionali e internazio­nali”.

Al Refuge Solidaire una ventina di giovani africani, giocano a carte, bevono tè e aspettano il dottore. Due li avevamo incontrati a Oulx: due giorni fa erano stressati e di- sperati, ora ci salutiamo con grandi feste. Mamadou, un giovane del Senegal in sedia a rotelle, è venuto tranquilla­mente in bus perché aveva tutti i documenti: “Ero stufo di stare nei centri di accoglienz­a mentre gli altri uscivano, non c’era lavoro o altra attività per me. Per un disabile la vità è difficile in Italia”.

DAL REFUGE passano anche molti marauders, figure mitiche delle Alte Alpi. Perlustran­o i sentieri di montagna per aiutare chi è in difficoltà e testimonia­no su eventuali abusi della polizia. Uno è Benoît che però non vuole parlare con noi: “Non mi fido dell’uso che le autorità fanno dell’informazio­ne”, spiega. È comprensib­ile visto che è stato indagato già due volte, una per aver portato all’ospedale una donna nigeriana che stava partorendo e l’altra per aver partecipat­o a una manifestaz­ione da Claviere a Briançon, durante la quale sono passati in Francia alcuni profughi senza documenti. Per la manifestaz­ione sono stati condannati in primo grado in sei per favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a: fino a 12 mesi di cui 4 senza condiziona­le.

Imaurauder­sraccontan­o di arresti violenti, zaini e telefoni rubati, respingime­nti di minori. M., giovane cuoco maliano, è stato respinto 4 volte. “Una di queste – racconta al Fatto– mi hanno preso dallo zaino davanti agli occhi 400 euro emi hanno minacciato se fossi tornato in frontiera. Ero sconvolto”. Ma ce l’ha fatta. “Non solo violenze dirette – dice il dottor Duex dell’ambulatori­o –, se la polizia perlustra con i gatti delle nevi e rincorre chiunque è nero ovviamente suscita paura e le persone si fanno facilmente male. La montagna è come il mare: bellissimo quando ne puoi godere ma pericoloso se non lo conosci.”

A Claviere (Torino)

I migranti li trovi alla fermata del bus tra gli sciatori, cercano le scarpe per la scalata Mi hanno respinto quattro volte, gli agenti francesi mi hanno rubato 400 euro M., CUOCO MALIANO

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Ansa Versante italiano Controlli di polizia a Claviere
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