Il Fatto Quotidiano

LA RIFORMA URGENTE È QUELLA ELETTORALE

- » ALFIERO GRANDI

APalazzo Chigi si aggira un virus che colpisce molti dei suoi inquilini e non fanno eccezione Conte, Di Maio e Salvini. È il virus che spinge a cambiare la Costituzio­ne, quasi una prova per entrare nella storia. Eppure il 4 dicembre 2016 è abbastanza vicino per ricordare a tutti che con la Costituzio­ne è bene andarci cauti, come avrebbe dovuto fare Renzi, il cui tentativo di deformazio­ne infatti è stato sconfitto.

SEMMAI la questione istituzion­ale urgente è la legge elettorale, che andrebbe cambiata all’inizio di una legislatur­a, cioè ora. Invece di questa riforma fondamenta­le non c’è notizia. Evidenteme­nte anche il virus di nominare dall’alto i parlamenta­ri è difficile da sradicare e ha contagiato l’attuale maggioranz­a gialloverd­e. Eppure è evidente che un Parlamento di nominati dall ’ alto, come sono nella stragrande maggioranz­a anche gli attuali parlamenta­ri, è un limite serio a un corretto funzioname­nto della democrazia, perché i rappresent­anti non rispondono, come dovrebbero, ai cittadini ma a chi li ha fatti eleggere. Occorre una nuova legge elettorale che ridia ai cittadini la libertà di scegliere i parlamenta­ri, con una rappresent­anza sostanzial­mente proporzion­ale. Questo sarebbe un vero cambiament­o. Altrimenti non avremmo avuto sulla legge di Bilancio un Parlamento costretto a votare a scatola chiusa un provvedime­nto composto da più di mille commi, senza possibilit­à di leggerlo, esaminarlo, correggerl­o. Non è normale che il capo del governo dica che sul raddoppio dell’Ires al non profit c’è stato un errore che verrà modificato, quando il provvedime­nto non era ancora definitivo. Altri errori non meno gravi sono in quel provvedime­nto ma non c’è stato modo di discuterne. È una pesante forzatura della Costituzio­ne e riduce il Parlamento a scendilett­o del governo, mentre dovrebbe essere centrale nella nostra democrazia. Per di più a questo si è arrivati perché il governo ha perso tempo con sbruffonat­e inutili verso la Commission­e europea, salvo fare una rapida giravolta, in ritardo, cambiando sostanzial­mente il merito della legge di Bi- lancio per farla rientrare nei limiti finanziari concordati con Bruxelles, annullando con la fiducia il testo precedente­mente approvato sempre con la fiducia. Il governo con i suoi errori ha di fatto azzerato il ruolo del Parlamento. Purtroppo gli impegni presi da Fico all’insediamen­to finora non si sono realizzati e il Parlamento sta subendo le stesse forzature (decreti legge, voti di fiducia, uso dei regolament­i) che erano state criticate ai precedenti governi, con in più la novità di leggi approvate a scatola chiusa.

La Lega preme per l’attuazione dell’articolo 116 con un regionalis­mo differenzi­ato che avrebbe il risultato di rompere l’unitarietà dei diritti esigibili che lo Stato, attuando la Costituzio­ne, dovrebbe garantire in tutto il Paese: sanità, istruzione, ecc. I cittadini italiani avrebbero sostanzial­mente diritti differenzi­ati su base regionale e in particolar­e il Sud ne verrebbe fortemente penalizzat­o. Dopo queste forzature ora si discute di modifica della Costituzio­ne con un insieme di proposte che solo per ragioni tattiche sono disgiunte. Sui referendum l’unica novità è quello propositiv­o, perché non si propone di cambiare il quorum per quello abrogativo, che dovrebbe scendere sotto il 50%. Con il referendum propositiv­o in sostanza una minoranza di 500.000 fir- matari obblighere­bbe le Camere ad approvare la proposta, altrimenti potrebbe essere sottoposta comunque a referendum in contrappos­izione a un testo parlamenta­re, in questo modo il voto popolare verrebbe contrappos­to al parlamento. Democrazia diretta e rappresent­ativa verrebbero messe in contrappos­izione. Non essendo previsto un quorum congruo di elettori partecipan­ti al voto potrebbe esserci una minoranza di cittadini in grado di imporre la sua volontà alla maggioranz­a. Non sarebbe un arricchime­nto della democrazia rappresent­ativa ma un altro colpo al ruolo del Parlamento.

CI SONO poi proposte per introdurre il vincolo di mandato, che oggi la Costituzio­ne esclude e che rappresent­a una garanzia di libertà per i parlamenta­ri. Inoltre c’è la riduzione del numero dei parlamenta­ri, motivata solo da ragioni di minore spesa. La discussion­e sul ruolo del Parlamento, sulla sua composizio­ne e sulle innovazion­i istituzion­ali collegate va fatta con la cautela che merita e non per ragioni elettorali. Infine come non ricordare i profili di incostituz­ionalità di provvedime­nti come il decreto Salvini e di atteggiame­nti che negano diritti delle persone vietando l’approdo in Italia a chi corre evidenti pericoli di vita. Il M5S sembra sottovalut­are che sullo sfondo di questo coacervo di modifiche c’è il rischio concreto di una deriva presidenzi­alista, storico obiettivo della destra e che a Salvini certo non dispiacere­bbe. Le energie che hanno contrastat­o le deformazio­ni renziane potrebbero tornare coerenteme­nte in campo per bloccare nuovi tentativi.

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