Il Fatto Quotidiano

Strade insicure, tir fuorilegge: norme lasche e pochi controlli

- » MARIA MAGGIORE *

AL’INCHIESTA Lo scorso 2 novembre il Fatto ha pubblicato la prima parte dell’inchiesta sulla rete di camionisti - migranti che, sottopagat­i percorrono le tratte del commercio senza giuste licenze né esami. Nel 2012 la Polonia rilasciava 4mila permessi all’anno, ora 70mila rrivano alle tre del pomeriggio di una calda domenica, nel grande parcheggio di Soumagne, vicino Liegi, Raymond Lausberg e la sua squadra di cacciatori di frodi. Oggi è previsto un controllo a tappeto in tre punti strategici del Belgio: vicino alla frontiera tedesca, prima del porto di Anversa e all’ingresso di Bruxelles. “Vede questi duecento camion posteggiat­i qui? Sono quasi tutti in infrazione”, dice Lausberg, il poliziotto vallone che da 40 anni f e r m a c amion sulla E40.

La prima “v it ti ma ” è un ungherese che vive nella cabina del suo camion da tre settimane: è vietato, le regole europee dicono che dopo massimo due settimane bisogna lasciare il camion per almeno 45 ore. Ma dove lasciarlo? La compagnia di trasporto non vuole pagare l’hotel né un parcheggio custodito. I camionisti improvvisa­no allora una vita nel parcheggio: tra due rimorchi si cucina, si beve, si gioca a carte, si urina, si lavano gli indumenti. E si dorme in quattro metri quadrati, senza aria condiziona­ta d’estate. E poi, passate le 45 ore di sosta, si riprende la guida, 510 mila chilometri a settimana.

La scena è quasi surreale: il poliziotto controlla il tachigrafo, la “scatola nera” del camion che registra tutte le ore di guida e di riposo e i Paesi dove si è guidato, contesta l’infrazione all’autista. L’ungherese, già un po’ ubriaco alle tre del pomeriggio, tira fuori la carta di credito della compagnia e in pochi minuti paga una multa di 2.000 euro. “Le compagnie di trasporto sanno che le possibilit­à di essere controllat­i sono bassissime, magari questo camion sarà fermato di nuovo tra tre anni, dunque meglio pagare per riprendere subito la guida”.

Asera Lausberg e le altre due squadre avranno raccolto un bel bottino: 50 mila euro di contravven­zioni e molte indagini da continuare con l’agenzia del lavoro per contratti fasulli o irregolari. “È una goccia nell’oceano di questo far west, io mi sento come un Asterix che resiste come può, ma qui passano 7 mila camion al giorno e noi riusciamo a controllar­ne 3.500 in un anno”. Situazione peggiore con i controlli tecnici sui camion. Ne vengono fermati undici, cinque hanno i freni dei dischi rotti; spesso le revisioni annuali vengono fatte sulla carta, non sul camion. “Ieri ho fermato un rumeno, i suoi documenti dicevano che il 25 agosto il camion aveva passato la revisione annuale in Romania, poi però il tachigrafo ci ha fatto vedere che quel giorno il tir circolava in Germania. Come poteva essere in due Paesi diversi lo stesso giorno?”. Secondo il poliziotto belga, due terzi dei camion controllat­i – già molto pochi – hanno un problema tecnico, “è un rischio per la sicurezza delle strade, per non parlare delle patenti rilasciate agli autisti non-europei, in Polonia o in Romania, senza esami psico-attitudina­li”.

In Italia verifiche serie, ma poche

Ci spostiamo di mille chilometri, attraversi­amo le Alpi, arriviamo a Udine in un’altra autostrada molto trafficata, l a A4 che c o l l e g a l ’ e s t d el l ’ Europa con l’ovest, la Francia, la Spagna, passando dall’Italia.

Qui c’è il vicequesto­re Gianluca Romiti che ferma camion stranieri facendo con- trolli sul rispetto delle ore di guida e riposo. “Le frodi sono tante, si può manometter­e il tachigrafo con un magnete o installare un doppio tachigrafo così mentre uno registra un riposo l’altro continua a girare”.

Con un sofisticat­o software la polizia stradale scova le infrazioni. “Da noi non è tanto la multa, quanto la sospension­e e il ritiro della patente fino a tre mesi che funzionano”. L’autista allora va nel panico, rischia di perdere il lavoro, ma essendo straniero, dopo 5 giorni può presentars­i in Questura e riprendere la patente, a patto di lasciare l’Italia (per il tempo della sanzione). Si fanno anche i controlli tecnici con la motorizzaz­ione civile, all’uscita da un casello: “Facciamo quello che possiamo, ma siamo due e dalla A4 di Udine passano 700 camion l’ora, nelle ore di punta”.

E i contratti di lavoro, il dumping sociale degli stranieri ? “Noi verifichia­mo che l’autista abbia i documenti idonei per guidare, come l’attestato del conducente non-europeo. Non possiamo verificare se il suo contratto sia in regola con il Paese d’or ig in e”. Questo potrebbe farlo l’Ispettorat­o del lavoro, se avesse l’organico necessario. “In Trentino Alto- Adige – dove c’è il valico del Brennero – siamo quattro ispettori per controllar­e il settore dei trasporti, dell’industria e del t ur is mo ”, dice una delle ispettrici, che vuole restare anonima. “Intervenia­mo solo dopo una denuncia, questo esclude tanti illeciti su cui non riusciamo a indagare. In Italia ci sono tante situazioni irregolari. Se non riusciamo a controllar­e gli italiani, figuriamoc­i gli stranieri con una motrice immatricol­ata in Romania o in Polonia”.

“Le norme sulle leggi sociali sono ambigue – d ic e Silvia Borelli, docente di Diritto del Lavoro all’U n i v e rsità di Ferrara –. Se l’I np s chiede a un altro Paese un risarcimen­to per contributi non versati, ma questo Paese presenta un modulo A1, tutto si ferma, vuol dire che il lavoratore è registrato in quel Paese, anche se in realtà svolge il suo lavoro da noi.

Così tutti ci guadagnano: il lavoratore straniero, il Paese d’origine, ma anche l’Italia perché non deve pagare né pensione, né cure mediche, né un asilo nido per i figli. Sono lavoratori invisibili”.

A Venezia, nel 2016, è sta-

MERCATO IMPIETOSO

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Ansa Su gommaI camion sono un pericolo anche perché i conducenti riposano poco
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