Un mito in macerie Marsiglia tra ruderi, bande e clientelismo
Ai 63 e 65 della rue d’Aubagne, quartiere Noailles, tra la Canebière e il Vieux Port, nel centro di Marsiglia, resta solo un ammasso di rovine. Il crollo di due palazzi insalubri, il 5 novembre scorso, ha portato via la vita a otto persone. Anche quella di Simona Carpignano, la 30nne di Taranto, laureata in Lingue, che si era stabilita lì da soli sei mesi per lavorare come interprete. Il dramma si poteva evitare. Uno dei due palazzi era vuoto perché inagibile. I residenti dell’altro denunciavano da tempo fessure e scricchiolii.
A poco più di due mesi, Marsiglia assomiglia a una “città groviera”, scrive il quotidiano La Marseillaise, che aggiorna giorno per giorno sul suo sito la mappa interattiva dei palazzi evacuati in città perché pericolosi. Gli abitanti sono invitati a fare segnalazioni attraverso l’inchiesta #Balancetontaudis (# Denuncialatuatopaia).
DOPO IL DRAMMA il sindaco Jean-Claude Gaudin, finito sotto accusa, impantanato nello scandalo, ha fatto evacuare case a tutto spiano senza neanche aspettare i risultati delle perizie. Si parla di 1600 persone e circa 200 palazzine, di cui la metà dichiarate in condizioni di “pericolo grave e imminente”. A livello provinciale è stato anche proposto un piano di 600 milioni per lottare contro l’insalubrità delle case. Nel 2015 il rapporto Nicol (dal nome di Christian Nicol, ispettore generale dell’amministrazione) aveva censito 40.000 edifici in stato di degrado con un “rischio per la salute di circa 100.000 abitanti”.
Il degrado riguarda anche le scuole. Già nel 2016 l’ex ministra socialista dell’Educazione, Najat Vallaud-Belkacem, aveva chiesto di stilare un bilancio della situazione degli istituti nella città e fare la lista degli interventi necessari. Due anni dopo lo stato delle scuole è sempre lo stesso. In un film-documentario del collettivo La Rabia del pueblo, girato lo scorso dicembre, alcuni insegnanti denunciano edifici fatiscenti con pietre che si staccano dai tetti, classi che si allagano quando piove, mense insufficienti, il tutto nell’incu- ria del comune. A Marsiglia, a differenza delle altre grandi città francesi, la povertà si respira in pieno centro.
Il quartiere popolare e cosmopolita di Noailles è nel primo arrondissement, dove si trova il Marché des Capucins, il più economico dei mercati ortofrutticoli della città, e si allineano bazar, negozietti orientali che vendono di tutto e kebab. È il regno dei marchands de sommeil, i mercanti del sonno, che affittano alla luce del giorno tuguri invivibili approfittando della dispera- zione delle persone. I ricchi non ci abitano e preferiscono la vicina ed elegante Aix-en-Provence. Secondo l’Insee, l’Istat francese, la povertà riguarda un quarto della popolazione di Marsiglia, seconda città di Francia dopo Parigi per abitanti. La disoccupazione, del 13% nel 2018, è superiore alla media nazionale.
La città patisce per la sua cattiva reputazione. Ogni anno si contano le vittime (23 nel 2018) dei regolamenti di conti tra le bande rivali che si contendono i traffici di droga nei fatiscenti quartieri nord. C’è poi il passato di capitale della French Connection che ancora affascina e ripugna, quando, tra gli anni 30 e 70, nel porto di Marsiglia circolava l’eroina destinata agli Stati Uniti. Chi in quei quartieri popolari del centro ci vive spera che ci sia un prima e un dopo il 5 novembre 2018 e che il dramma segni la fine del lungo “regno” di Jean-Claude Gaudin. Il settan tanove nne ex ministro dell’Ambiente e delle aree urbane del governo Chirac è primo cittadino di Marsiglia dal 1995, eletto e rieletto anche grazie a un’astensione record alle urne. Laurent Joffrin, direttore di Libération, ne ha denunciato i metodi in un editoriale di novembre: Gaudin, ha scritto, “ha governato il comune con gli strumenti tradizionali della vita politica marsigliese: clientelismo sfrenato, intese tra amici, favori fatti e restituiti, accordi trovati in sordina e sovvenzioni distribuite secondo la logica perversa delle alleanze locali. È il simbolo di un sistema arcaico”.
Il giornalista Philippe Pujol, autore del libro-inchie- sta La fabrique du monstre del 2016, ha denunciato il “sistema Gaudin” sulle pagine di L’Humanité. Per Pujol, dietro il dramma di Noailles, non c’è solo l’incompetenza dei responsabili pubblici, c’è anche una “scelta politica”.
CONTRO GAUDIN si è scagliata la rabbia dei marsigliesi. A dicembre centinaia di persone si sono radunate nella piazza del comune al grido “Gaudin démission”. Il 3 gennaio il collettivo degli ex residenti del 65 rue d’Aubagne ha pubblicato una lettera aperta denunciando la “gestione disumana” della crisi. Con le municipali nel
IL CENTRO COME UNA GROVIERA
Qui abitano solo i poveri Dal 5 novembre sono state evacuate 200 palazzine e allontanate 1600 persone
2020 c’è già chi pensa al dopo-Gaudin. Su Marsiglia ci ha messo gli occhi Jean-Luc Mélenchon, il leader della France Insoumise, sinistra radicale, che nel 2017 è riuscito a farsi eleggere deputato locale.
La caduta del “re” sembra inevitabile: “Gaudin ormai è alle strette – ha osservato il sociologo Michel Peraldi a Libération –. Non ha saputo gestire il dramma della rue d’Aubagne, neanche sul piano emotivo. La rabbia sta crescendo, tra gli studenti, tra i giovani che vivono in centro, e lui non se ne è accorto”.