Gli inediti colpi di Testa, cantastorie innamorato della parola poetica
“PREZIOSO” Esce il 18 gennaio l’album postumo: undici brani ripuliti dai rumori di fondo ma spontanei
Qualcuno
dirà che è normale, fa parte del gioco. Quando muore un artista a distanza di anni, o di mesi poco importa, spuntano inevitabilmente gli “inediti”. Cose che ascoltandole ti sorge da subito il dubbio che lo stesso autore le avesse relegate in fondo a un cassetto vergognandosene un po’.
IL MARKETING, con sprezzante indifferenza nei confronti della qualità dell’opera di cui si vorrebbe rinverdire l’attualità, si spinge anche più in là. Fortunatamente non sempre è così, nel grigio panorama di musica sempre meno pensata per renderla più velocemente monetizzabile nei tanti “talent” c’è ancora chi va controcorrente, sottolineando il talento dell’artista. Prezioso (in distribuzione dal 18 gennaio per Egea), il disco che ci racconta l’arte di Gianmaria Testa, appartiene a quest’ultima categoria. Categoria difficile da frequentare se non si ha il coraggio di guardare oltre l’orizzonte, ma ricca di premi per chi osi farlo. A guidarne la non facile realizzazione ci sono, infatti, rispetto, amore e gratitudine per le emozioni che nel costante dialogo con la sua chitarra Gianmaria era, ed è tuttora, capace di risvegliare. Dentro c’è lui, il suo modo di lavorare.
“Il punto di partenza sono le registrazioni estemporanee, imprecise, fatte con lo scopo di farle sentire ad altre artisti o di registrarle alla Siae, non certo per trovare posto su un disco. E spesso realizzate con uno strumento come lo Zoom, poco più di un iPhone – racconta Paola Farinetti, produttrice del lavoro e moglie di Gianmaria –. Va da sé che ci abbia pensato e ripensato molto prima di farlo uscire, con tutte le sue imperfezioni. Poi, dopo aver ripulito i brani dai rumori di fondo e averli resi ascoltabili senza tradirne la sponteneità grazie all’in so st it ui bi le aiuto di un fonico come Roberto Barillari, per anni a fianco di Gianmaria, ci siamo accorti che avevamo costruito una storia, quella di Gianmaria. Una storia che valeva la pena condividere con chi ne aveva apprezzato il lavoro, ma anche per farlo conoscere a chi ancora non c’era. La bambina disegnata da Valerio Berruti in copertina è il futuro che guarda al passato per trovare nuovi spunti per inventarsi domani”.
Lungo gli undici brani del di-
sco si ritrova l’e ssenza di Gianmaria Testa, “f oto gr af ia vi va ” di un cantastorie innamorato della parola, e della forza che questa poteva avere se accompagnata dalle note giuste.
“Era un perfezionista, mai contento della prima stesura e neppure della seconda: è per questo che, come dicevo, ci ho pensato e ripensato prima di darlo alle stampe. A convincermi c’è stata l’emozione di ritrovare in quelle che lui avrebbe giudicato imperfezioni tutta la verità del suo mettersi in gioco senza remore nel lavoro”.
ENTRAREnel disco, lasciarsi trasportare e prendere da un viaggio a ritroso che togliendo arrangiamenti e abbellimenti da stu- dio ci catapulta nel mondo di un cantautore che abbozza l’idea, è ritrovare il Gianmaria Testa di sempre. Uno pronto a mettere in musica la bellezza e le contraddizioni della quotidianità. A sottolineare derive con
Povero nostro mondo, omaggiare Brel
con Questa pianura. Raccontare attimi di amore con Anche senza parlare e Una carezza d’amor . Guardare al mondo con disincanto con Alichino e Dentro la
maschera di Arlecchino, scritte per Paolo Rossi. E raccontare di quando eravamo noi ad avere le pezze al culo in Merica Mericain collaborazione con Giuseppe Battiston. E poi rendere musicale e bello perfino il Pascoli di X agosto.
La genesi Punto di partenza sono registrazioni imprecise, perciò la moglie ha esitato prima di pubblicarle