L’indipendenza dell’Inps e i professori dei due mondi
Signora mia, che scandalo, che sfacelo! Ieri leggendo il Corriere della Sera - esperienza da cui s’impara sempre qualcosa, a volte due - abbiamo appreso che un prossimo decreto “restituisce l’Inps alla politica”. Oggesù! Possibile? Possibile visto che lo scrivono in prima Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, professori dei due mondi, onusti d’onori e gloria da Bergamo a Chicago, lamentandosi che il governo vuol tornare ad avere un cda all’ente previdenziale - come chiedeva 7 anni fa persino Elsa Fornero - invece del presidente monocratico che c’è ora. I due sono inconsolabili: “Verrà cancellata una conquista, l’indipendenza dell’Inps dalla politica, ottenuta 15 anni fa anche grazie all’allora ministro del Lavoro Maroni”. Come no, la famosa indipendenza dell’Inps che “può essere più importante di quella delle banche centrali”. E infatti, con Maroni, all’Inps regnava solissimo sant’Antonio Mastrapasqua, poi purtroppo caduto per le invidie del mondo e dei magistrati, sostituito dai beati Vittorio Conti e Tiziano Treu per passare oggi a Tito Boeri, l’agnello di dio. E chi li nominava i presidenti monocratici? Il governo, certo, e pure col voto del Parlamento, ma non prima che lo Spirito Santo avesse soffiato sul prescelto garantendone “l’indipendenza dalla politica”: su Mastrapasqua, per dire, garantì Gianni Letta che al Vaticano è di casa. Ora, com’è noto, l’Inps non è “indipendente” né un organo costituzionale, solo che il governo nominerà un presidente e un cda sgraditi ai professori. Che dire? Be’, pazienza.