Il Fatto Quotidiano

“Nuovi referendum col 25% dei votanti”

Il ministro: “Ai quesiti basterà avere il voto del 25%: mai più campagne per l’astensioni­smo”

- » PAOLA ZANCA

Per arrivare all’accordo, si è “spogliato delle sue convinzion­i personali”: il quorum struttural­e è zero, ma servirà il 25 per cento dei cittadini per approvare o bocciare un quesito. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, è soddisfatt­o: “Potremo dire di aver scritto in Costituzio­ne una legge che non è nostra, ma di tutto il Parlamento”. L’intesa arriva con il via libera in commission­e ad un emendament­o Pd e dopo il nietdella Lega alla proposta M5S.

Da zero a 12 milioni e mezzo: le è costato rinunciare a quello che avevate scritto nel contratto di governo? La gioia di poter introdurre uno strumento di partecipaz­ione diretta in Costituzio­ne supera anche il fatto di dover rinunciare alle proprie convinzion­i personali. Abbiamo seguito due direttrici: riforme puntuali, uniformi, come prevede l’art. 138 della Carta. E che non fossero appannaggi­o della sola maggioranz­a. Anche Matteo Salvini era contrario. E c'è chi vi accusa di aver scambiato il voto sul referendum con quello sulla legittima difesa, cara al ministro dell'Interno.

È offensivo pensare che il governo, e quindi anche il sottoscrit­to, si metta a barattare sulle riforme costituzio­nali. Il confronto è uscito dal dibattito tra ministri ed è stato ri- messo al Parlamento, con esiti peraltro positivi.

Un compromess­o?

Noi da sempre riteniamo che il quorum zero sia il modo per discutere nel merito dei referendum. In commission­e però molte forze politiche hanno sollevato una possibile criticità: che una stretta minoranza decida per la maggioranz­a.

Un rischio di cui vi siete resi conto anche voi?

No, non condividia­mo questa impostazio­ne. Ma eravamo convinti che bisognasse trovare un accordo. E se n’è trovato uno efficace.

Senza quorum, il referendum è nelle mani di lobby o scriteriat­i: ognuno si scrive la legge che vuole.

Se il problema fossero le lobby, avremmo già dovuto chiudere il Parlamento ( ri de ). L’influenza delle lobby si scardina con l'informazio­ne. In questo senso il quorum zero obbliga a spiegare le proprie ragioni: perché decide chi vince, non chi sta a casa. Non ci potrà mai più essere u- na campagna per l’astensioni­smo.

In Parlamento le lobby contano, ma il filtro c'è. Qui quale metterete?

Nella legge delega verranno previste modalità di informazio­ne trasparent­e, per esempio sui finanziame­nti della campagna referendar­ia. Tutti si preoccupan­o giustament­e che il referendum non sia manipolato. Ma perché se ne parla solo quando sono i cittadini a legiferare? Perché bisogna sempre pensare che abbiano meno buon senso dei parlamenta­ri?

Va tenuto conto dell'ordinament­o complessiv­o. Ci saranno materie escluse? Ad esempio non sono ammesse proposte che non rispettano i principi fondamenta­li garantiti dalla Costituzio­ne e dal diritto europeo e internazio­nale.

Si potranno fare proposte anche in materia di leggi tributarie e di bilancio, che ora la Carta vieta di abrogare? Sì. Se la materia comporta oneri andranno previste le coperture, come avviene per l'iniziativa parlamenta­re.

Il costituzio­nalista Azzariti, sul Fatto, avvertiva del rischio di una contrappos­izione tra Camere e promotori. Lei non lo vede?

Succede per ogni referendum. Ma quello propositiv­o

Gli otto voti di fiducia? Sono il primo a essere triste. L’ho detto a Conte, non deve diventare una regola Il 2019 lo dimostrerà

permette anche una collaboraz­ione: le Camere avranno 18 mesi per mettere “al ballottagg­io” la loro eventuale proposta alternativ­a. In Svizzera, nell'80% dei casi la proposta parlamenta­re vince su quella popolare. Ma il quesito popolare costringe a discutere temi che magari la politica non vorrebbe affrontare. Come eviterete che le proposte popolari ingolfino l'attività parlamenta­re? Si stabilirà un numero massimo di referendum annui.

Inserirete in Costituzio­ne il vincolo di mandato?

No, assolutame­nte. Si è già intervenut­i sul regolament­o del Senato, si può fare anche alla Camera: non vogliamo obbedienza, ma solo scoraggiar­e l'odiosa pratica di chi sostiene una maggioranz­a diversa da quella in cui è stato eletto. Da ministro dei Rapporti con il Parlamento, che ne pensa delle 8 fiducie che il governo ha già chiesto alle Camere? Sono il primo a essere triste quando si deve ricorrere alla fiducia. Era evidente che nei primi mesi della legislatur­a sarebbe stato necessario l'uso di numerosi decreti, c'era poco tempo prima di fine anno. Ma mi auguro, e più volte ho avuto modo di parlarne con il presidente Conte e con gli altri ministri, che non diventi la regola. Il 2019 lo dimostrerà.

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Ansa Le trivelle Il Sì allo stop alle perforazio­ni prese l’85%, l’affluenza si fermò al 31: con la proposta di riforma, sarebbe passato
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