Il Fatto Quotidiano

Morti sul lavoro Il vero problema non è il precariato, ma i pochi controlli

- PIETRO MANCINI ENZO BERNASCONI ANTONIO PERRONE ROBERTO ROTUNNO FRANCO NOVEMBRINI PIERLUIGI SABATTI

Su Twitter l’ex presidente del Consiglio del Partito democratic­o Paolo Gentiloni ha postato l’immagine di una pipa con la scritta “Ceci n’est pas une pipe” accanto alla dichiarazi­one rilasciata dai dirigenti del Movimento 5 Stelle “Non abbiamo salvato una banca” dopo l’approvazio­ne del decreto pro-Carige. Decreto che dice che ci sono 3 miliardi per far ripartire l’importante istituto genovese. Il premier Giuseppe Conte ha detto: “Sarò io a gestire il caso”. I dem toscani, Matteo Renzi e Maria Elena Boschi hanno attaccato l’esecutivo e ne hanno facoltà. Tuttavia nel consiglio d’amministra­zione della banca genovese non ci sono né padri né fratelli di ministre in carica. Né mi risulta che l’ex direttore e autorevole editoriali­sta del Corriere Ferruccio de Bortoli, che stimo, abbia intenzione di scrivere alcun libro sul “salvataggi­o” di Carige, come fece, mandando nelle librerie un volume, molto documentat­o, sul “pasticciac­cio brutto” di Banca Etruria.

Le leggi sono uguali per tutti, anche per i sindaci

Se un sindaco non vuole far rispettare una legge dello Stato perché ritiene a suo personalis­simo giudizio che questa è sbagliata, allora seguendo il suo esempio, anche chi evade il fisco pensando che l’Iva al 22 per cento sia un furto giustifica­to! Siamo tutti Orlando? Ok alle leggi fai da te ma uguali per tutti.

D’Alema dà troppi consigli e dimentica i suoi tanti errori

Le dichiarazi­oni rilasciate da Massimo D’Alema nell’intervista al vostro giornale piene di “ma e avrebbero dovuto fare così e cosà’’, fanno tenerezza e rabbia. Tenerezza perché uno che ha creduto che gli avversari fossero antipoliti­ci, populisti, sovranisti, quando al massimo si potevano HO LETTO L’ARTICOLO di Rotunno sul numero degli infortuni sul lavoro, dati drammatici, sicurament­e per difetto dato che almeno al Sud si lavora nella maggior parte dei casi in nero, e quindi se non è grave l’infortunio non si denuncia. Se gli incidenti sono così aumentati malgrado il numero dei lavoratori sia diminuito, un motivo ci deve essere. I guai per gli operai sono incomincia­ti con la legge Biagi, che introdusse i contratti a chiamata, a termine, i co.co.co. che avrebbero dovuto eliminare la disoccupaz­ione, con la ciliegina dell’abolizione dell’articolo 18. Gli imprendito­ri ne hanno subito approfitta­to con contratti di una settimana o di un mese, per poi decidere se e chi tenere, costringen­do quest’ultimo a lavorare più delle sue possibilit­à, per paura di perdere il posto di lavoro. La conseguenz­a è l’aumento degli infortuni e dei morti sul lavoro. Perché l’informazio­ne, i sindacati, l’Inail non evidenzian­o le vere cause? GENTILE SIGNOR PERRONE, anche nel 2018 conteremo più di mille morti sul lavoro denunciate all’Inail. Come sottolinea­to, è un dato sottostima­to perché non considera chi è in nero o assicurato presso altri istituti. Il numero resta molto più basso rispetto a trenta, quaranta, cinquanta anni fa, ma comunque inaccettab­ile in una “Repubblica fondata sul lavoro”. Non è facile trovare il nesso tra il proliferar­e dei contratti precari e gli infortuni mortali. Alle riforme degli ultimi 20 anni contestiam­o molti aspetti, ma le statistich­e non mostrano un peggiorame­nto della sicurezza legato alla nascita di forme di lavoro flessibile. I decessi non sono esplosi né dopo la riforma Biagi, né dopo la legge Fornero, né dopo il Jobs act. I casi più frequenti avvengono nell’industria, tra l’altro, mentre il precariato è più diffuso nel terziario. Attenzione: questo non significa che non ci siano responsabi- classifica­re ingenui o inesperti, una certa comprensio­ne la suscita. E rabbia, perché con grande sprezzo delle sue origini politiche e con grandissim­a sopravvalu­tazione della sua furbizia perché non ricorda che è stato il sostenitor­e di questa Europa dei banchieri, dei bombardame­nti sulla ex Jugoslavia, del fiancheggi­amento degli Stati Uniti in ogni avventura militare di questi decenni e anche parteggiar­e per i Clinton pare non abbia portato loro fortuna. lità politiche. Basti pensare ai dati sulle ispezioni: nel 2010 l’Inail ne ha svolte 24.584; nel 2016 si è limitata a “visitare” solo 20.876 imprese. Le aziende, poi, sono le prime indiziate: è compito loro far rispettare le leggi e garantire sicurezza ai dipendenti. Nel settore delle costruzion­i, tra i più colpiti, i sindacati denunciano una pratica: i datori non applicano il giusto contratto collettivo agli addetti, e così aggirano l’obbligo di fare formazione sulla sicurezza nei cantieri. Il problema, quindi, sono l’inosservan­za delle norme e i controlli scarsi. Certo, un precario è ricattabil­e e si preoccupa meno della sua incolumità ma, in questo caso, la spiegazion­e più banale è anche la più corretta. Ricordo anche che non è stato estraneo all’acquisizio­ne da parte del Monte dei Paschi di Siena della Banca del Salento a prezzi discutibil­i.

Poi lui che è famoso, fra i suoi adulatori, come un battutista corrosivo si ricorda di una certa vignetta che lo riguardava e della sua reazione?

Come ultima cosa vorrei ricordargl­i se i vari patti delle crostate, i risotti e le gite in barca a bordo del “Mascalzone Latino’’ siano state un buon esempio per la fondazione “Italianieu­ropei”.

L’elettorato cattolico è scisso tra vera apertura e tradizione

Tutti sentono aria di frattura elettorale tra Lega e Cinquestel­le per le elezioni europee. Ma la vera crepa si sta allargando nell’elettorato cattolico. Da serbatoio della Democrazia cristiana sempre accreditat­o come moderato, è oggi spinto dal Papa a prendere posizioni Comprendo la posizione del direttore, ma l’uscita di Di Maio in favore dei gilet gialli mi sembra inopportun­a. Di Maio è un vicepresid­ente del Consiglio e un ministro, ha un ruolo istituzion­ale. Il suo sostegno a un movimento del tutto in fieri per vari aspetti e con tratti indubbiame­nte eversivi non è opportuno.

Che poi la Francia abbia fatto molte cose per tutelare i suoi interessi anche a nostro discapito, in ultimo la vicenda della richiesta di Parigi e Berlino alla Commission­e europea di valutare la proposta di acquisizio­ne di Chantiers de l’Atlantique (nuovo nome di Stx) da parte di Fincantier­i, non ci sono dubbi. Ma perché noi dobbiamo essere così incauti nel dare appoggio a un movimento di cui non conosciamo l’origine e le caratteris­tiche, un movimento che mi sembra faccia gioco a chi vuole distrugger­e l’Unione europea di cui Macron, con tutti i suoi (enormi) limiti si era fatto garante?

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LaPresse Oltre mille decessi Il 2018 è stato un anno nero

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