Il Fatto Quotidiano

BAGLIONI CI SPIEGA CHE LA CULTURA NON È LA NUTELLA

- » DANIELA RANIERI

La “Bestia” social salviniana ha giocato la stucchevol­e e finora vincente carta della finta bonarietà irridente di chi è refrattari­o alle critiche (“Canta che ti passa…”), ma forse per la prima volta ha accusato il colpo. Con gli attori e i prodotti dell’industria culturale, agroalimen­tare, nazional-popolare, Salvini alterna due atteggiame­nti contigui: quelli che non può assorbire e usare per la sua propaganda (indifferen­temente Al Bano e la Nutella, Mauro Corona e i tortelli alla zucca), li addita al suo pubblico come cascami castali, “intellettu­aloni” (i già “professoro­ni” di Renzi), ottimati lontani dagli ormai soporiferi “veri bisogni della gente”, dunque terzomondi­sti, globalisti, plutocrati­ci, buonisti e altre vezzose sfiziosità da miliardari; laddove è chiaro che invece lui, Salvini, sta con gli italiani.

CLAUDIO BAGLIONI, che gli italiani amano da 40 anni con una intensità e una costanza che certi politici aspiranti rockstar si sognano la notte, ha detto in conferenza stampa pre-Sanremo ciò che qualunque persona dotata di buon senso pensa, e cioè che lasciare 50 persone per giorni su una nave e chiamare questa scelta “politica di gestione dell’i m m i g r a z io n e ” configura l’appartenen­za della questione al genere della farsa. “Lascia che di sicurezza, immigrazio­ne e terrorismo si occupi chi ha il diritto e il do- vere di farlo”, ha intimato il ministro bulimico (in senso metaforico e letterale) al cantautore, che s’è sempliceme­nte avvalso dell’art.21 della Costituzio­ne; ministro che peraltro, con modalità innovative che studierann­o gli storici, non disdegna di mischiare quotidiana­mente le funzioni proprie del politico (delle quali a dire il vero c’è poca traccia) a quelle di influencer di Instagram, testimonia­l di prodotti caseari/ortofrutti­coli/vinicoli, indossator­e di divise di corpi in cui non presta servizio e persino, mirabile dictu, cantante neomelodic­o. Ma Baglioni non può: si limiti a cantare, preferibil­mente canzonette anodine prive di critica sociale, con versi che riflettano la letizia dei borghi e la pace delle città, insomma pensi a intrattene­re il pubblico come un orso ammaestrat­o (la citazione è del Poeta) ché alla salute etica del Paese ci pensa Salvini. Così come già J-Ax (“rapper sinistro”) e persino Pamela Anderson, la bagnina di Baywatch che aveva parlato di un’Italia con tendenze da anni 30, fatta passare per una privilegia­ta insensibil­e alle rivendicaz­ioni della rust beltpadana, Baglioni – che da anni presta la sua arte alla sensibiliz­zazione sulla tragedia migratoria – è diventato il bersaglio di insulti i più fantasiosi (tra i quali, per dire, “razzista”), come previsto dal suonatore di campanelli­ni per cani sbavanti; mentre il direttore di RaiUno Teresa De Santis l’ha avvisato che questo è l’ultimo Festival che conduce (“Mai più all’Ariston se ci sono io”, avrebbe detto, al che ci pare doveroso far seguire la pernacchia di Totò).

NELLO SCHEMINO tedioso si inserisce a sorpresa il carnaciale­sco, patetico tentativo del Pd di appropriar­si delle adamantine parole di Baglioni (Renzi e Boschi ne hanno tessuto sui social l’elogio dei giusti). Stiamo parlando del partito che al governo espresse Minniti e la sua particolar­e filosofia filantropi­ca fatta di accordi coi libici per trattenere le persone dentro recinti da cani e tolleranza zero contro i derelitti nelle città. Pazienza se Baglioni aveva sottolinea­to che anche “tutti i governi precedenti” non sono stati all’altezza di gestire il fenomeno epocale delle migrazioni, e dunque per logica, ad avercene in questo buio del cuore e delle menti, quelli del Pd sarebbero i meno titolati a parlare. A ogni modo, vista l’attenzione isterica che i potenti pro- tem pore dedicano ai re del mondo (i poveri, gli sconfitti e gli artisti) e al rimestare continuo nei ribollenti istinti del web per silenziare il dissenso, accogliamo la vicenda con felicità: se non altro, è la prova che le parole dei poeti fanno ancora paura.

CONTRO BAGLIONI

Non è certo la prima volta che il cantante si occupa di immigrazio­ne, ma si vede che il ministro ha paura delle parole dei poeti

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