Viminale, mai un sollecito verso i Paesi inadempienti
Accordi farsa Diplomazia ferma: da sei mesi 5 Paesi Ue mancano l’impegno preso con Roma. Il Viminale: “Oltre agli inviti pubblici non sappiamo che fare”
La cifra non è ancora certa – dovrebbero essere una decina – ma l’Italia, con l’intervento della Chiesa Valdese, s’è impegnata ad accogliere una quota dei migranti rimasti per 19 giorni nelle acque maltesi. Non è quello che aveva in mente Matteo Salvini. Che infatti, dopo lo strappo con il premier Giuseppe Conte, tenta di salvare la faccia con i suoi elettori: “L’Europa si prenderà (con ritardo) le centinaia di immigrati che aveva promesso di accogliere dall’Italia la scorsa estate. La battaglia contro scafisti, trafficanti e Ong dei furbetti continua!”. Al di là del tweet, però, Salvini sul punto non può fornire alcuna certezza. E – come vedremo – per molti motivi.
Il riferimento è ai migranti sbarcati nel luglio e agosto scorso tra Pozzallo e Catania. I naufraghi sbarcati il 16 luglio 2018 a Pozzallo (cifre del Viminale, ndr) sono 447. Sei Paesi dell’Ue s’erano impegnati ad accoglierne 270. Ne sono stati redistribuiti 129.
IL 26 AGOSTO sbarcano a Catania 137 migranti: in Irlanda, che s’era impegnata ad accoglierne una ventina, ne sono stati ricollocati 16. In totale, l’impegno disatteso, riguarda quindi 134 persone. Ma fino a oggi, cos’ha ha fatto il governo italiano per far rispettare l’impegno? In Italia – spiegano fonti del Viminale – si sono presentati soltanto gli “emissari” di Germania, Francia e Irlanda. Portogallo e Spagna, invece, avrebbero semplicemente acquisito la documentazione. Il Portogallo – sempre secondo il Viminale – ha accolto 19 dei 50 previsti; la Spagna 21 su 50. A parte la Francia, anche i Paesi che hanno inviato in Italia i loro emissari, ovvero Germania e Irlanda, hanno disatteso il loro impegno: Berlino ne ha accolti 23 su 50, Dublino 16 su 20.
Il Fatto ha chiesto al Viminale quali iniziative abbia assunto per invitare Germania, Portogallo, Irlanda e Spagna a rispettare gli impegni presi. La risposta: “Interlocuzioni politiche e appelli pubblici”. Ma cosa vuol dire “interlocuzioni politiche”? Qualcuno ha contattato in maniera formale premier o ministri spagnoli, portoghesi, tedeschi o irlandesi? Il ministero dell’Interno ribadisce la formula: “Contatti politici e appelli pubblici”.
Contatti politici – non sappiamo con chi – e appelli pub- blici: tutto qui. Davvero poco per raggiungere l’obiettivo. Però va detto che il Viminale può invocare un’attenuante. E non da poco. Gli accordi avvengono su “base volontaria” e non esiste alcuna norma che regolamenti la redistribuzione tra i vari Paesi. Neanche ad accordo avvenuto.
In altre parole: se qualcuno non rispetta l’impegno, non c’è un appiglio normativo per obbligarlo. Non esistono neanche delle linee guida a livello europeo. Il tutto avviene quindi in modo volontario. Con il coordinamento di Bruxelles. È quello che il Viminale definisce un “impegno tra galantuomini”.
Ma c’è di più: non è neanche detto che, pur volendo rispettare l’impegno, l’accordo sia davvero portato a termine. La condizione necessaria, infatti, è che i migranti individuati dai singoli stati restino nei centri di accoglienza per essere poi smistati negli altri paesi. Ma nessuno può obbligarli a restare: non sono detenuti. E – com’è giusto che sia – possono circolare liberamente. Se non sono più reperibili, quindi, diventa impossibile collocarli nello Stato che s’era impegnato ad accoglierli. È accaduto – per esempio – per molti dei migranti accolti dalla Cei dopo lo sbarco dalla Diciotti. In sostanza, neanche il rispetto degli accordi garantisce il ricollocamento negli altri Paesi Ue. E allora: che senso ha tenere 49 persone bloccate in mare per 19 giorni, come avvenuto a Malta fino a due giorni fa, se poi da un lato c’è chi non mantiene gli impegni e, dall’altro, per ben sei mesi nessuno s’attiva formalmente – d’altronde può farlo con mezzi molto limitati – per farli rispettare?
AL NETTOdella propaganda e delle schermaglie politiche, di senso concreto ce n’è molto poco, considerato che persino a impegni mantenuti nessuno può garantire la redistribuzione dei migranti. Bruxelles è pronta a incontrare Roma sui ricollocamenti. Lunedì Salvini incontrerà il commissario europeo per gli affari interni, Dimitris Avramopoulos: “Gli dirò che abbiamo abbondantemente fatto il nostro: ora l’Europa faccia il suo”. Il Viminale vuole una lista: nomi e Paesi.
E sia, ma finché resterà un “accordo tra gentiluomini” – pur con la lista in mano – Salvini ha poco da pretendere. Sempre ammesso che i migranti – come loro diritto – non si allontanino e, all’arrivo dei funzionari del “Paese genti lu omo ”, non risultino comunque irreperibili.
Il tweet del leghista “L’Europa si prenderà chi aveva promesso”, ma sul punto non può fornire certezze