Il supereroe che è in noi, Pesce trova il Petrolio, Clelia la ribellione
“Non lo showdown di u n ’ e d izione limitata, ma una storia d’origine, da sempre”. Tranquilli, non faremo spoiler, tranne questo:
Glass è un grande film, quello che un superhero movie dovrebbe essere e raramente è. Condizione necessaria e sufficiente, dunque, per venire frainteso e vilipeso dalla critica d’Oltreoceano: gli americani non se lo meritano, troppo sottile, ambiguo e ancor più umanista per il palato stuccato degli adepti Marvel e DC Comics, per cui il massimo della trasgressione è Deadpool.
DAL 17 GENNAIO nelle nostre sale, l’action-thriller riconsegna il talentuoso ma discontinuo regista e sceneggiatore indiano classe 1970 M. Night Shyamalan ai propri vertici: assecondando la battuta fumettara e meta-cinematografica di Elijah Price (Samuel L. Jackson), non è il redde ratio
nem di un’edizione limitata, bensì il compimento apparecchiato ma non peregrino di una, ehm, storia d’origine iniziata da Unbreakablenel 2000 e proseguita nel 2016 con Split.
Il titolo viene appunto da Mr. Glass, l’Elijah dalle ossa di cristallo e la Mente Suprema, conosciuto quasi vent’anni or sono, ma in questa sintesi low
budget (20 milioni di dollari) rincontriamo prima L’Orda incarnata da James McAvoy – altra prova superba – in Split, sulle cui tracce si muove il David Dunn di Bruce Willis. L’eroe di Unbreakable oggi gesti- sce col figlio Joseph (Spencer Treat Clark, ve lo ricordate?) un negozio di strumenti di sorveglianza, ma celato da un poncho impermeabile continua ad assistere i cittadini di Philadelphia, tanto da meritarsi l’appellativo di Sorvegliante. Eppure, per la polizia Dunn e la Bestia, la più dispotica e pericolosa delle creature dell’Orda, pari sono: arrestati, finiscono al Raven Hill Memorial Hospital che già accoglie Elijah, il vertice più acuminato del triangolo in divenire. Sotto le cure della psichiatra Ellie Staple ( Sarah Paulson), i tre verranno ridotti a più miti consigli, ovvero dissuasi: non sono i supereroi che credono di essere. Ma è proprio così?
Sostenuto dalla mesmerizzante colonna sonora di West Dylan Thordson, che riprende molto del James Newton Howard di Unbreakable, Glass è pieno di twist, rimandi e divagazioni, sopra tutto, tracima di intelligenza emotiva e rifugge l’abituale manicheismo del genere d’appartenenza. Shyamalan impiega i suoi iconici personaggi, da un lato, per elogiare la diversità e rafforzare la fiducia personale degli spettatori, dall’altro, utilizza l’arco narrativo 2000-2019 per riflettere criticamente – U n
br ea ka ba le uscì poco dopo l’antesignano X-Men – su che cosa siano diventati i superhe
ro movies in questi due decenni. Il tutto senza intenti moraleggianti né giudicanti, ma con l’amore incondizionato e rigoroso del fumettaro: Glass è insieme un vetro fragile e una lente potente, sicché ha bisogno di cuori accoglienti e occhi lungimiranti. Nel caso, vi si staglierà dinanzi come un’epifania: supereroi si nasce, ciascuno di noi.
Ritroviamo i protagonisti di “Unbreakable” e “Split”