Autostrade, “tutor illegali” Ora ne funzionano solo 31
Due sentenze stabiliscono che la società dei Benetton non può usare i “controllori” della velocità perchè la tecnologia è di altre aziende
Il Tutor era il fiore all'occhiello di Autostrade per l'Italia. Piazzato sugli oltre 3 mila chilometri gestiti dalla società concessionaria controllata dai Benetton è stato magnificato per anni come esempio di buona gestione. In mille occasioni è stato detto che controllando la velocità ha salvato decine e decine di vite umane abbassando la media degli incidenti. Di più: Autostrade per l'Italia ha pure lasciato credere che con la sua introduzione a tappeto i Benetton hanno dimostrato di non pensare solo agli incassi al casello, ma hanno investito bene e molto, anche in innovazione tecnologica a vantaggio degli automobilisti. Peccato, però, che il Tutor non sia di Autostrade per l'Italia e sia stato usato per anni in una forma che i giudici hanno considerato illegittima. Non con una, ma con due sentenze dai contenuti simili, riguardanti soggetti diversi, intervenute a distanza di 8 mesi l'una dall'altra dopo anni di scaramucce in tribunale. La prima sentenza è di aprile dell'anno passato, la seconda di alcuni giorni fa.
È TANTO VERO che il Tutor è stato usato impropriamente che la stessa società Autostrade ha dovuto prenderne atto cambiando registro: ha dovuto spegnerlo ad aprile del 2018 in ossequio alla sentenza definitiva (terzo grado) con la quale i giudici stabili- vano che il brevetto del Tutor era di un altro soggetto, la Craft, un'aziendina di Greve in Chianti il cui titolare, Romolo Donnini, aveva prima avuto la brillante idea di inventare un congegno per controllare la velocità media e poi l'accortezza di brevettarlo nel lontano 1999. Al posto del vecchio Tutor, cioè del Sicve (Sistema informativo per il controllo della velocità), a luglio 2017 Autostrade ha adottato una nuova versione. Oggi la Polizia stradale conta appena 31 punti attivati in 290 chilometri di autostrade Benetton e di altri gestori; prima invece i punti erano 770 e praticamente coprivano buona parte dell'intera rete di 6 mila chilometri. Il nuovo modello si chiama Sicve-Pm, dove Pm sta per Plate Matching e le differenze rispetto a prima sono minime: mentre il Sicve rivela la targa, il nuovo sistema offre l'immagine intera dell'auto. E chissà se il cambiamento sarà sufficiente a tacitare le contestazioni.
La sentenza di inizio 2019 è di primo grado ed è stata emessa dal Tribunale delle imprese di Roma. Essa riguarda il software sviluppato per conto di Autostrade da una società esterna allo scopo di poter far funzionare al meglio il brevetto nel contesto della rete autostradale. In questo caso coinvolta è una società di Latina di proprietà di Alessandro Patanè. All'inizio della storia, metà del primo decennio del Duemila, Patanè aveva collaborato d'amore e d'accordo con Autostrade senza sapere che il sistema su cui era stato chiama- to a lavorare in realtà non era della società dei Benetton, ma di Donnini. Strada facendo i due, Donnini e Patanè, hanno fatto fronte comune per difendersi da quelle che consideravano le azioni scorrette di Autostrade. Patanè oggi si ritiene il detentore della proprietà intellettuale del software e licenziatario del brevetto dell'amico Donnini.
CON I GIUDICI Patanè ha sostenuto che la società Autostrade “tramite un patto leonino ed azioni scorrette ed illecite si è appropriata del know how ed ancora in maniera illegittima ha trasferito il tutto alla società Autostrade Tech spa”. Detto con altre parole, in pratica Patanè non è stato pagato e si ritiene vittima di un furto da parte della società dei Benetton. Un furto il cui valore lo stesso Patanè ha quantificato e esposto in una fattura di 373 milioni di euro, 204 milioni per il valore della licenza, 102 come penale per la mancata regolarizzazione della faccenda prima della sentenza definitiva a favore del collega Donnini e il resto tasse. Patanè ha spedito la fattura indirizzandola non ad Autostrade per l'Italia di cui teme l'insolvenza dopo il crollo del ponte Morandi di Genova e l'eventuale revoca della concessione minacciata dal governo, ma ad Atlantia, cioè la società capogruppo del sistema delle imprese Benetton.
Occhi chiusi
A luglio sono stati sostituiti con una nuova versione, ma da 770 sono passati a poche decine