Il Fatto Quotidiano

Rigopiano: le telefonate dimenticat­e di D’Alfonso

Dopo le rivelazion­i del “Fatto” chieste nuove verifiche anche sull’ex presidente dell’Abruzzo D’Alfonso e sul suo braccio destro

- ▶ DI CESARE E MASSARI

“Bisogna

riaprire l’indagine. Le notizie pubblicate ieri dal Fatto sono un tassello in più che avvalora la necessità di indagare a fondo. E che rafforza la nostra convinzion­e”. A parlare è Gianluca Tanda, portavoce del comitato vittime di Rigopiano e fratello di Marco, il pilota marchigian­o morto nel resort insieme alla fidanzata. Il Fatto ieri ha rivelato che un’informativ­a del Noe è rimasta nel cassetto della Procura per ben

8 mesi prima di essere presa i consideraz­ione, e soltanto dopo la richiesta dei difensori del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Il Noe informava la procura di Pescara di aver intercetta­to, nei giorni dell’emergenza, e nelle ore della tragedia, chi si occupava di distribuir­e le turbine in tutto l’Abruzzo: l’ex governator­e Luciano d’Alfonso e il suo braccio destro Claudio Ruffini. Gli investigat­ori parlano di “numerose e gravissime interferen­ze di Ruffini e disposizio­ni confliggen­ti per la gestione dei mezzi di soccorso”. E ancora: i “criteri utilizzati per la distribuzi­one dei mezzi idonei per liberare la strada dalla neve non parevano correlati alle effettive emergenze”. L’i nformativa non fa rifermento a Rigopiano, ma ad altri comuni, e mette nel mirino la gestione dei soccorsi. La procura di Pescara dopo averla ripescata ha deciso di archiviare D’Alfonso. Oggi si celebra il secondo anniversar­io della tragedia di Rigopiano: il 18 gennaio 2017, alle 17 circa, una valanga s’abbatte sull’hotel Rigopiano nel comune di Farindola. Il bilancio: 29 morti. Il Fattoieri ha intervista­to un dirigente dell’Anas mai convocato come teste dalla Procura: ha parlato di gestione “estemporan­ea” dei soc- corsi. “Tutto ruotava intorno a D’Alfonso che ha coordinato l’emergenza a livello ‘amicale’ - dice oggi Tanda - e senza una vera programmaz­ione”. Anche Giampaolo Matrone, un sopravviss­uto, chiede approfondi­menti: “Non sono in grado di comprender­e la rilevanza penale delle intercetta­zioni e dell’intervista pubblicate ieri dal Fatto. Ma chi ha sbagliato paghi”.

“DUE ANNI fa l’esistenza di 29 cittadini inconsapev­oli e innocenti finiva nella strage di Rigopiano. Alle vittime va il nostro ricordo, alle famiglie la nostra solidariet­à, per la Regione il nostro rammarico”. Sono le parole pronunciat­e ieri in aula del Senato da Primo Di Nicola, parlamenta­re del M5S ed ex direttore del Centro, che precisa che quello di Rigopiano non fu un incidente ma una strage “perché quel giorno non avvenne un evento inatteso, ma prevedibil­e ed evitabile se solo la Regione avesse avuto una Carta delle valanghe”. Anche per Di Nicola occorre andare fino in fondo: “Leggendo le intercetta­zioni dei protagonis­ti di questa storia così come riportate dal Fatto si vede come coordiname­nto e soccorsi finiscano per dipendere dalle decisioni esclusive del presidente della Regione Abruzzo. Credo che a questo punto riaprire le indagini a tutto campo sia nell’interesse di tutti.

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Ansa 18 gennaio 2017 La valanga in Abruzzo che fece 29 morti
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Ansa I soccorsi Tra le macerie dell’Hotel Rigopiano
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