Il Fatto Quotidiano

2 manette e 2 misure

- » MARCO TRAVAGLIO

Che Bonafede abbia sbagliato, e di grosso, con quell’imbarazzan­te autovideo su Facebook travestito da secondino di Battisti non c’è dubbio. Ha esagerato e farebbe bene ad ammetterlo, scusarsi e magari chiudere i social (una trappola che sta sterminand­o i politici di mezzo mondo). Ma, come già con Salvini, appena un ministro di questo governo la fa fuori dal vaso provvedono subito i nemici pregiudizi­ali di questo governo a farne molta di più. Infatti sono tre giorni che tutti la menano su quel video con invettive, geremiadi, addirittur­a denunce in Procura (della Camera penale di Roma). Queste penne all’arrabbiata sarebbero più credibili se avessero scritto due righe per congratula­rsi col governo per essere riuscito là dove tutti i precedenti 24 (diconsi 24) governi, da Fanfani a Gentiloni, avevano fallito, assicurand­o alla giustizia dopo 37 anni quel feroce e vile criminale. Invece non l’hanno fatto e così autorizzan­o il sospetto che il nobile sdegno per un essere umano alla gogna nasconda ben più prosaici sentimenti: il rosicament­o per un successo degli odiati giallo-verdi (i quali sbagliano sempre, a prescinder­e); e il doppiopesi­smo della vecchia, cara giustizia di classe che rifà capolino ogni qual volta finisce dentro un Vip o uno del giro (lo “scrittore”, il “compagno che sbaglia”).

Nel 1993 fece scandalo il filmato del dc Enzo Carra, arrestato (e poi condannato) per false dichiarazi­oni ai pm di Mani Pulite sulla maxitangen­te Eni e tradotto con gli schiavetto­ni ai polsi al processo per direttissi­ma. Di Pietro tentò di fargli levare le manette per evitare un nuovo caso Tortora, ma quella era la regola: infatti alla stessa catena erano lucchettat­i altri 49 imputati tradotti da San Vittore: scippatori, ladruncoli e spacciator­i catturati nella notte. Ma per quelli, in fila indiana davanti e dietro Carra, nessuna vergine violata spese una parola. Risultato: nel 1995 fu abolito l’arresto in flagranza per i falsi testimoni (voluto da Falcone e varato dopo la sua morte) e nel ’99 fu approvato il divieto di riprendere persone ammanettat­e. Legge sempre violata, perché è impossibil­e evitare fotografi e telecamere fuori dai tribunali quando arrivano gli imputati in ceppi (come impone la legge se i detenuti da trasportar­e sono più d’uno, per evitare che qualcuno fugga o si faccia del male). Poi ci sono le forze dell’ordine che immortalan­o gli arresti e mostrano le foto e i video in conferenza stampa o li passano ai giornali. E, quando si tratta di mafiosi o criminali comuni, tutti pubblicano tutto senza sottilizza­re né badare al divieto. Se invece c’è di mezzo un “signore” o un amico degli amici, apriti cielo.

Nel

2010 si scatenò la canea perché l’ex provvedito­re alle opere pubbliche toscane Fabio De Santis era stato tradotto in manette con altri quattro detenuti (subito dimenticat­i) al Tribunale. Purtroppo gli indignati speciali non avevano fatto un plissé l’anno prima, quando tre rumeni arrestati a Roma per lo stupro alla Caffarella, poi risultati innocenti e prosciolti, erano stati sbattuti in tutte le tv e le prime pagine mentre la polizia di Roma li prendeva peri capelli e li ficcava dentro una volante e il questore li mostri ficavaco me i sicuri“stupratori” prim’ ancora che iniziasse il processo.

Dal 2014, su Youtube, possiamo gustare uno splendido video dal titolo Mafia Roma Spettacola­ri immagini Ros arresto Carminati, con 382 mila visualizza­zioni e, in alto a sinistra, il logo “Ros Carabinier­i”. Si vede laSm art dell’ ignaro Carminati e del giovane figlio avvicinars­i ai militari, che la bloccano coi mitra spianati, puntano la pistola alla tempia del conducente, lo fanno scendere con le mani alzate, lo ammanettan­o e lo portano via. Il filmato circola da quando, il 4 dicembre di cinque anni fa, la Procura di Roma, col suo capo Pignatone, i suoi aggiunti, i suoi sostituti e i suoi carabinier­i tenne la conferenza stampa per annunciare la mega-operazione “Mondo di Mezzo” o“Mafia Capitale”. Carminati, diversamen­te da Battisti, non era stato condannato definitiva­mente a quattro ergastoli per altrettant­i omicidi, ma per quell’inchiesta era solo indagato. E, diversamen­te da Battisti–sceso dall’aereo senza manette, come un turista qualunque – veniva ripreso mentre i carabinier­i, pistole in pugno, gli mettevano le manette sotto gli occhi del figlio. Una scena lievemente più truculenta di Battisti che dà le sue impronte in Questura. Eppure era già in vigore la legge che vieta “la pubblicazi­one dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizion­e fisica”. Forse il presunto innocente Carminati aveva meno diritti del sicuro colpevole Battisti? Ora gli stessi pm romani che diffusero (o consentiro­no la diffusione di) quel video dovranno indagare su Bonafede: chissà se riscoprira­nno quella legge che, per Mafia Capitale, avevano dimenticat­o. Già, perché allora nessuno – a parte Ilda Boccassini, scandalizz­ata dal filmato diffuso “in modo ossessivo” per fare “marketing e pubblicità” all’indagine – trovò nulla da obiettare. Nessun giornalone, politico di Forza Pd o Garante dei detenuti o vicepresid­ente del Csm o toga democratic­a. Nessuno di quelli che ora strillano contro Bonafede, e non si capisce bene a che titolo lo facciano Ermini e i magistrati di Area, visto che non compete a loro dare giudizi sul Guardasigi­lli. Competereb­be a loro, invece, stigmatizz­are l’imbarazzan­te spettacolo dei procurator­i attovaglia­ti con politici, manager e imprendito­ri nel Toga Party del garantismo magnaccion­e a 6 mila euro a tavolo. Ma su quella sconcezza né il Csm né l’Anm dicono una parola. E meno male: c’è pure il caso che qualcuno sia offeso perché non l’hanno invitato.

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