Il Fatto Quotidiano

Lo scudo per Cesaro adesso inguaia Salvini

Il Senato prova a salvarlo, la Lega è decisiva: che dirà oggi il ministro ad Afragola?

- » ILARIA PROIETTI

P ugno duro e bando alle chiacchier­e: anche per la camorra la pacchia è finita. Promette di non andarci per il sottile il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, atteso oggi ad Afragola dopo le bombe fatte esplodere nei giorni scorsi che hanno colpito anche la pizzeria Sorbillo, in pieno centro a Napoli. Tra chi confida nella determinaz­ione di Salvini, anche i magistrati campani alle prese con gli attentati ma pure con le inchieste sui rapporti tra politica e clan. Come quelli del Tribunale di Napoli Nord che attendono che la Giunta per le autorizzaz­ioni a procedere del Senato dia via libera all’uso delle intercetta­zioni che chiamano in causa Luigi Cesaro, imputato per voto di scambio insieme a una ventina di altre persone, tra cui uno dei figlioli. E i suoi due fratelli, da mesi in carcere nell’ambito di un’altra inchiesta, quella della Dia di Napoli sulle commistion­i politiche-mafiose nella realizzazi­one del polo industrial­e di Marano in Campania.

IL PROCESSOpe­r voto di scambio si è appena aperto e le intercetta­zioni in questione sono ritenute dagli inquirenti “di assoluta rilevanza”. Anzi, indispensa­bili ai fini “della prova delle condotte illecite” contestate a Cesaro. Ma nonostante i mesi già trascorsi in attesa delle decisioni del Senato, i magistrati potrebbero ora essere costretti a ricomincia­re tutto da capo: la richiesta di autorizzaz­ione a utilizzarl­e andava fatta alla Camera. O almeno questo hanno sostenuto Forza Italia, Fratelli d’Italia e Pd in Giunta. Contrario a questa ipotesi solo il Movimento 5 Stelle. E la Lega di Salvini? Scoprirà le carte solo la prossima settimana al momento della decisione. Anche Vincenzo Maiello, il principe del foro di Napoli che Cesaro ha ingaggiato per la sua difesa, ha sollevato la questione dell’incompeten­za del Senato. Nella memoria allegata agli atti di Palazzo Madama ha anche sostenuto che il suo assistito è stato perseguita­to dai magistrati per anni. E che gli inquirenti hanno proceduto alle intercetta­zioni senza aver prima l’ok del Parlamento come prescritto dalla Costituzio­ne. Altro che captazioni casuali.

Ma di cosa è chiamato a ri- spondere Cesaro? È nei guai per l’impegno profuso nella campagna elettorale per le amministra­tive in Campania del 2015 in cui a correre per un seggio da consiglier­e era suo figlio, per tutti Armandino, nonostante la stazza. Eletto a Palazzo Santa Lucia con una vagonata di voti grazie alle quali è diventato capogruppo di Forza Italia in regione. Secondo l’accusa, suo padre avrebbe mosso mari e monti: intervenen­do in più occasioni per sponsorizz­are nomine in importanti settori dell’ammi- nistrazion­e pubblica. Promettend­o posti di lavoro. E soprattutt­o procaccian­do commesse rilevantis­sime, come quella di cui parla in una delle intercetta­zioni che imagistrat­i vorrebbero utilizzare, l’imprendito­re Antonio Di Guida, ritenuto referente del clan Polverino e sodale dei fratelli di Cesaro, Aniello e Raffaele.

È proprio Di Guida a confidare in una conversazi­one captata dagli inquirenti di aver ottenuto una commessa pubblica di 10 milioni di euro (con un guadagno di 2 milioni) dietro l’intervento del ras di Forza Italia in Campania. In favore del quale l’imprendito­re stava sostenendo la campagna elettorale di Ce- saro junior. Lo stesso Di Guida è finito in carcere a Matera per l’affare del polo industrial­e di Marano la cui realizzazi­one era stata affidata in regime di project financing alla società Cesaro Costruzion­i Generali srl dei germani del senatore forzista.

I nf i lt r az i on i nel tessuto imprendito­riale e gestione clientelar­e della campagna elettorale del 2015 sono due facce della stessa medaglia, scrivono gli inquirenti. Che accusano Cesaro ma pure il suo pupillo. Che sogna in grande: forse verrà addirittur­a candidato alle Europee. L’hashtag #oratoccaan­oi, che sia una promessa o una minaccia, finora gli ha portato bene.

In Giunta

Il tribunale chiede il via libera sulle intercetta­zioni Palazzo Madama: “Chiedete alla Camera”

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Ansa Padre e figlio Luigi Cesaro con il figlio Armando, capogruppo di FI in Campania

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