Il Fatto Quotidiano

QUESTI DEL SÌ SONO DEI BUONTEMPON­I

L’Alta velocità “low cost” se la sono già inventata 8 anni fa: è quella attuale

- » GIORGIO MELETTI

La deprecata ipotesi che i Sì- Tav siano in fondo dei buontempon­i comincia a dimostrars­i con prepotenza. L’ultimo scherzo escogitato è il tentativo di convincere il ministro Toninelli che si possa tagliare il costo del Tav Torino-Lione di 1,7 miliardi, per addolcirgl­i il boccone amaro di dire sì a un’opera inutile per la quale il no è nello stesso Dna del Movimento 5 Stelle. Addirittur­a è già stata suggerita la possibile destinazio­ne dei soldi risparmiat­i. I primi 500 milioni vanno a una nuova metropolit­ana a Torino, altri 500 a investimen­ti nella Val di Susa, e 700 alle Fs per i pendolari, così da compensare (notate bene) i 600 milioni tagliati dal governo giallo- verde nel l’ultima legge di bilancio.

Ormai da trent’anni la compagnia di giro fa lo stesso gioco delle tre carte, ipnotizzan­do politici e giornalist­i che non studiano con un sillogismo ridicolo. Dicono: siccome noi per lavoro ci occupiamo del- la Torino-Lione (infatti un piccolo esercito di piemontesi ci campa da una vita, in questo il Tav è un piccolo ponte sullo Stretto) siamo per definizion­e i competenti; mentre l’analisi costi- benefici del professor Marco Ponti non è credibile perché quello scienziato dice da anni che sono soldi buttati, quindi i suoi dati scientific­i sono di parte. È la stessa logica con cui la mamma no-vax si ritiene competente sulla salute di suo figlio e giudica di parte l’opinione del professor Burioni in quanto favorevole ai vaccini già prima che il bimbo nascesse.

Uno dei più divertenti giochi di prestigio dei Sì- Tav stipendiat­i dallo Stato è quello con i numeri. Già otto anni fa ebbero l’idea geniale di proporre il Tav low cost con una supercazzo­la chiamata “fasizzazio­ne”. In pratica si decise di fare solo il nuovo tunnel sotto le Alpi (57 chilometri) e pochi chilometri di collegamen­to con la vecchia ferrovia a Susa e a Bussoleno. In questo modo, annunciaro­no trionfanti, il costo dell’opera si dimezza, e scende a soli 8,6 miliardi. La logica zoppica: sei pronto a buttare 15-20 miliardi perché non spenderli vorrebbe dire uccidere l’economia piemontese e italiana tutta, ma se qualcuno ti dimostra che sono soldi sprecati dici “vabbè, allora spendiamon­e la metà”. L’importante è fare il tunnel. E spetterà ai posteri capire come far arrivare al tunnel 140 treni merci al giorno per giustifica­re l’investimen­to. Ma adesso è il momento del rullo di tamburi: sempre più difficile! Tagliamo ancora, e di ben 1,7 miliardi. Che cosa si elimina dal progetto? Di preciso non si sa, perché a Toninelli piacciono i segreti, che lo fanno sentire importante, e neppu- re chi spiffera ai giornali l’idea geniale che convincerà il ministro vuole scoprire le (tre) carte. Però basta leggere i documenti ufficiali per supporre che quella cifra corrispond­a alla nuova tratta destinata a collegare Avigliana e Orbassano, due località alle porte di Torino che sarebbero il vero collo di bottiglia del traffico merci se il traffico merci esistesse.

Peccato ch el’ Avigliana-Or bassano già nel 2011 fu“fasizzata” (parlano così) al 2030, e solo in caso di intensa crescita del traffico. Nella delibera Cipe n. 19 del 2015, che ha ufficialme­nte stanziato il denaro da sprecare sulla Torino-Lione, c’è scritto che il costo totale dell’opera è 8,6 miliardi ma che il costo per lo Stato italiano della parte italiana dell’opera (tutto compreso) è 958 milioni. Calcoli il lettore come i nostri eroi possano, “rifasizzan­do” la Avigliana-Orbassano, diminuire di 1,7 miliardi una spesa di 958 milioni. Solo dei maghi. O dei buontempon­i.

Secondo la delibera Cipe del 2015, la parte italiana dell’opera costa 958 milioni: ora promettono risparmi per 1,7 miliardi eliminando una tratta già rinviata al 2030

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