Il Fatto Quotidiano

“Riaprite le indagini. Ecco le nuove prove”

La denuncia della sorella del giornalist­a ucciso nel 1979: “Usata la pistola di un terrorista”

- » ANDREA OSSINO

“La

verità è ciò che voglio di più al mondo prima di chiudere gli occhi per sempre”. Sono trascorsi quasi 40 anni dalla morte del giornalist­a Mino Pecorelli, ma la sorella Rosita ancora non si arrende. Processi, verbali e sequestri per decenni non hanno ancora portato alla luce la verità sull’omicidio compiuto il 20 marzo 1979. Ieri però la signora Rosita, 84 anni, assistita dall’avvocato Valter Biscotti, ha presentato un’istanza al procurator­e capo di Roma Giuseppe Pignatone: vuole far riaprire le indagini sulla base di alcune nuove inchieste giornalist­iche che collegano una testimonia­nza al sequestro di un borsone pieno di armi.

Il 27 marzo 1992, infatti, l’estremista di destra Vincenzo Vinciguerr­a aveva rivelato al magistrato Guido Salvini di aver saputo che “Magnetta (un altro estremista, ndr) si stava comportand­o male in quanto gli aveva fatto sapere che o veniva aiutato a uscire dal carcere o lui avrebbe consegnato le armi in suo possesso fra cui la pistola che era stata utilizzata per uccidere il giornalist­a Mino Pecorelli…”.

Le successive indagini non portarono a nulla. Ma nel 1995, a Monza, vennero sequestrat­e alcune armi ritenute essere di Magnetta. Nessuno aveva mai messo in relazione i due fatti. Fino al 5 dicembre scorso, quando la giornalist­a Raffaela Fanelli aveva scritto che alcune di quelle armi sarebbero compatibil­i con i proiettili che hanno ucciso Pecorelli. Signora Pecorelli, quando ha pensato che l’inchiesta potesse essere riaperta? Dopo aver appreso l’esistenza di nuovi elementi dalla giornalist­a Raffaella Fanelli. Ho ritenuto che non si potesse lasciare nulla di intentato. Io non ho mai smesso di spe- rare e lottare. Quando ho saputo che c’erano collegamen­ti nuovi si è riaccesa la speranza.

Cosa ha pensato quando ha letto gli articoli della Fanelli?

Mi sono rivolta subito all’avvocato Biscotti, di cui ho massima stima. Insieme abbiamo ritenuto che fosse il caso di presentare un’istanza. Occorre fare dei controlli che potrebbero far riaprire il caso. Non ci possiamo permettere di lasciare nulla di intentato, è l’ultima cosa che voglio prima di chiudere gli occhi.

Come è andato l’incontro ieri mattina con il procurator­e Pignatone?

Mi è sembrata una cosa mol- to positiva. Al momento sono molto speranzosa. Penso ci possano essere spiragli importanti. Ho molta fiducia nella Procura e devo ringraziar­e il mio avvocato e la giornalist­a che ha scritto la notizia.

Dopo numerose indagini e diversi processi lei trova ancora la forza di lottare. La verità è la cosa che voglio di più al mondo per mio fratello. Cerco la verità e non mi arrenderò finché non l'avrò scoperta. Ho combattuto 40 anni per sapere la verità sull'omicidio di Mino, adesso sembra esserci un appiglio e non mi arrenderò mai. Mi aspetto di avere giustizia. Mio fratello era tutto per me.

Non ci possiamo permettere di lasciare nulla di intentato, è l’ultima cosa che voglio prima di chiudere gli occhi

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Ansa Il giornalist­a Mino Pecorelli
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