Il Fatto Quotidiano

“Odio e razzismo, la Polonia come un romanzo di Orwell”

DopoDanzic­a L’omicidio del sindaco Adamowicz ha smascherat­o la crisi dei diritti civili. I redattori del giornale Wyborca Gazeta: “Sono tornati gli incubi peggiori”

- » MICHELA A.G. IACCARINO

“P arole di odio: è quello che ha ucciso Pawel, questo omicidio è nato dalla cattiveria. Vi dico cosa era più importante per lui: che a prescinder­e dal colore della pelle, del credo religioso, un cittadino si sentisse bene e accolto qui a Danzica. Ero convinto che scene così non ne avrei viste più, ma le peggiori memorie sono tornate, le persone sono sempre più divise, e la colpa è da attribuire solo alla classe politica”.

Così si esprime Grzegorz Kubicki, da 20 anni caporedatt­ore a Gdansk della leggendari­a Gazeta Wyborcza, giornale aperto nel 1989 con il motto Nie ma wolnosci bez Solidarnos­ci( Non c’è libertà senza Solidariet­à). Nelle strade intanto, continua la mobilitazi­one. Cuori disegnati, cuori di lampadine e sui cartelloni con solo due parole sopra: stop nienawi- sci , basta odio, una parola che in polacco si dice letteralme­nte “non vedere”.

LA CECITÀ della Polonia xenofoba e destrorsa, che predica valori da Europa bianca, cattolica e sovranista, ha svegliato quel lato del paese che rimaneva sopito, che ritiene che la guerra adesso non è ai confini della patria o intorno alle trincate basi Nato, ma all'interno. I campi di battaglia del passato si sono trasferiti nelle case degli scontenti, ostaggio di propaganda e informazio­ni false.

La Polonia senza Pawel sta zitta. Nessuno si interroga su Stefan, il ragazzo che ha accoltella­to il sindaco per una vendetta, come ha dichiarato: è uno spettro di disperazio­ne da reparto psichiatri­co. Quello che invece non è più un fantasma nel paese è l'odio. Ola Ptak, giornalist­a di Rzeczpospo­lita, ha scritto: “Finalmente hanno capito che le parole sono reali e possono uccidere le persone”.

La paura c’è ed è palpabile, tanto che se chiedi in giro i ragazzi ti rispondono, ma a patto dell’anonimato: “Le città sono cresciute, nelle campagne sono rimasti i poveri, quello è il bastione elettorale di Kazynsky (il fondatore del Pis, il partito della legge e dell’ordine, ndr) non hanno soldi per comprare giornali, sono incazzati, non sanno neppure che il gover- no gli sta lavando il cervello. Le nostre tv sono come i mass media di 1984 di Orwell: creano un nemico, poi gli scatenano contro l'odio. Contro la carriera, la famiglia, la vita di Adamovicz hanno gettato odio. Rendono il popolo stupido facendosi pagare il canone. Le provocazio­ni hanno funzionato: il presidente è morto. Al potere ci sono i fascisti, ma se scrivi che l'ho detto, non scrivere il mio nome”.

CONFERMA queste parole lo storico redattore politico della Wyborcza, dall'ufficio di Varsavia, Roman Imelski: “La nostra tv è in stile Cremlino, è a rischio l'indipenden­za del nostro sistema giudiziari­o, vogliono renderci una seconda Ungheria. Nel 2014, quando il Pis è arrivato al potere, tutto è cambiato. Mentre il governo faceva propaganda contro i migranti che ci chiedeva di prendere l'Europa, in Gran Bretagna facevano propaganda contro i migranti polacchi per la Brexit. Il nostro governo che sulla carta è russofobic­o, ha come primo alleato il più putiniano dei politici d'Europa: il primo ministro dell’Ungheria, Orban. Qui tutto ormai è tutto un paradosso”.

LA VARSAVIA del Sejm, il Parlamento, si dichiara ufficialme­nte affranta. Il leader de facto della Polonia, Jaroslaw Kaczynski, presidente del partito Pis, parla di “grande dolore” per la morte del primo cittadino di Danzica che fino a ieri aveva denigrato per le sue aperture sociali.

Ora calerà il silenzio, fino al giorno dei funerali del sindaco di Danzica, domenica prossima. Wojtek Szczucki si definisce figlio d'Europa e vive a Berlino. All'amico che sta per arrivare dalla Polonia ha chiesto di portargli i quotidiani da conservare, perché questi sono giorni storici.

“Due cose possono succedere adesso: i nostri politici realizzano che questo gioco dell'odio è pericoloso e il delitto sarà l'ultimo tragico capitolo che ha provocato la morte di Pawel. O non lo capiranno, e delle tragedie successive, questo lo ricorderem­o come il primo passo”.

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