Tsipras rischia sulla Macedonia (del Nord)
La fiducia il primo ministro deve ratificare l’accordo sul nome del piccolo stato
Dopo
due giorni di aspro dibattito in Parlamento conclusosi con la fiducia seppur di misura, 151 voti su 300, al governo guidato da Alexis Tsipras, le cancellerie di tutto il mondo attendono ora l'esito di un altro voto che si terrà probabilmente la prossima settimana.
I deputati greci saranno chiamati a ratificare l'accordo siglato l'estate scorsa a Prespa tra Tsipras e il suo omologo macedone Zoran Zaev per concludere 28 anni di dispute sul cambiamento del nome dell'ex repubblica jugoslava di Macedonia in Repubblica di Macedonia del Nord. Questo storico accor- do, consigliato a Tsipras, per usare un eufemismo, dalla Nato e dall'Unione Europea (che infatti la settimana scorsa aveva inviato la cancelliera Merkel ad Atene) dato che la Grecia ha il diritto di veto sulla questione precludendo l'ingresso del piccolo paese balcanico nella Ue e nella Alleanza Nordatlantica, con l'avvicinarsi del voto parlamentare è diventato anche un'occasione per Tsipras di ridisegnare il panorama politico greco in vista delle elezioni di ottobre, sempre che non si vada a elezioni anticipate. L'avvicinarsi del passaggio in aula ha costretto infatti il ministro ultranazionalista della Difesa, Panos Kammenos, a rassegnare le dimissioni per non perdere il proprio elettorato in vista delle consultazioni di quest'anno, pena l'esclusione dal parlamento del proprio partito della destra sovranista Anel contrario alla concessione del nome Macedonia, che per i greci corrisponde solo alla regione greca dove nacque Alessandro Magno.
IL PROBLEMA è che il partito dei Greci Indipendenti di Kammenos è stato fino alle dimissioni del proprio leader il partner di minoranza della coalizione di governo. Ora Tsipras sta chiedendo ai piccoli partiti di centro come Potami e di centro sinistra come Dimar e ai socialisti dell'ex Pasok, ora diventato Movimento per il Cambiamento non solo di votare a favore dell'accordo ma di formare una compagine progressista per formare una nuova maggioranza da consolidarsi con il voto di ottobre o prima in caso di anticipazione delle elezioni. Per questo motivo Tsipras ha preferito ri- schiare di cadere chiedendo la fiducia. Avrebbe potuto non chiederla visto che le dimissioni di Kammenos non comportavano la caduta del governo. Ma per Tsipras formare una nuova maggioranza di centro-sinistra è vitale per consentirgli di vincere nuova- mente le elezioni e bloccare il ritorno al governo del maggior partito di opposizione, quella Nea Demokratia di centro-destra che nei sondaggi sarebbe almeno 5 voti avanti a Syriza.
Da parte sua, il leader di Nea Demokrazia, Kyriakos Mitsotakis, ha ribadito la sua richiesta di elezioni generali anticipate ma tutti sanno che in realtà spera non si terranno perché, se dovesse vincere, a quel punto il cerino della Macedonia rimarrebbe nelle sue mani e non potrebbe più usarlo come clava contro gli avversari in nome dell'identità nazionale. La parabola di Tsipras sta andando dunque in senso opposto : da ribelle a beniamino dell'Europa. E della Nato.