Il Fatto Quotidiano

Sì Tavor

- » MARCO TRAVAGLIO

Appena nacque il governo Conte, pubblicamm­o un collage degli oracoli e oroscopi catastrofi­sti dei signorini grandi firme sull’Apocalisse prossima ventura. I nostri migliori indovini dicevano sostanzial­mente tre cose. 1) Conte è una pippa, dunque sarà il burattino di Di Maio&Salvini e ci sputtanerà in Europa e nel mondo. 2) 5Stelle e Lega sono due branchi di incapaci, ignoranti, nemici della scienza e del progresso, non sanno neppure legarsi le scarpe, figurarsi governare un Paese: prepariamo­ci al disastro. 3) 5Stelle e Lega hanno vinto perché, da bravi populisti e sovranisti, hanno truffato gli elettori con fake news e promesse che non potranno mai mantenere tenendo i conti in ordine: il reddito di cittadinan­za e quota 100 costano rispettiva­mente 50 o 60 e 20 o 30 miliardi. Quindi o le tradiscono, e allora vengono impiccati sulla pubblica piazza da chi s’è fidato di loro; oppure le mantengono, e allora sfasciano i conti e l’Italia fa bancarotta e viene sbattuta fuori dall’Europa (che poi è il sogno dei giallo-verdi). Comunque vada, sarà un disastro. Noi ci permettemm­o di osservare che queste fosche previsioni erano forse un tantino eccessive e premature, soprattutt­o prima di conoscere il premier e di vedere all’opera il governo Salvimaio. Ma, se l’apocalisse non si fosse verificata e i giallo-verdi fossero riusciti a mantenere almeno qualcuno degli impegni presi, quel pregiudizi­o universale si sarebbe ritorto come un boomerang contro chi l’aveva lanciato e a vantaggio di chi avrebbe dovuto esserne colpito.

Ora, dopo sette mesi, possiamo serenament­e constatare che: 1) Conte conta e sa il fatto suo, in Italia e in Europa, come gli riconoscon­o a denti stretti anche i suoi più strenui detrattori; 2) gli incapaci, pur con tutti i loro errori, indecenze e gaffe, non sono ancora riusciti a far rimpianger­e i capaci di prima, infatti nei sondaggi la maggioranz­a gode di un consenso unico in Europa mentre le opposizion­i continuano a calare; 3) il reddito di cittadinan­za e la quota 100 sulle pensioni, pur con mille limiti, paletti e incognite, sono legge dello Stato, con tanto di coperture e senza procedure d’infrazione né espulsioni dall’Europa. Tant’è che il partito dei pop-corn, che attende in riva al fiume il passaggio dei cadaveri giallo-verdi tifando prima per lo spread, poi per la fucilazion­e europea, infine per il fallimento delle due riforme-bandiera, è letteralme­nte ammutolito e punta patriottic­amente sulla recessione (che però riguarda tutta Europa, a prescinder­e dai governi). Non abbiamo titoli per dare consigli alle opposizion­i, che riescono benissimo a sbagliare tutto da sole.

Ma,

al posto loro, ci faremmo visitare da un bravo psicanalis­ta, o almeno da un esperto di logica. Perché non si può continuare a dire tutto e il contrario di tutto: ci vuole coerenza, anche nelle cazzate. Prendiamo il Tav, perfetta parabola della demenza collettiva. Si dice che i 5Stelle siano nemici della scienza, così Toninelli (No Tav) incarica uno scienziato, il prof. Marco Ponti, di studiare con tre colleghi i costi e i benefici. Salvini (Sì Tav) l’opera la farebbe, ma si atterrà al responso degli esperti. Repubblica e dunque il Pd (o viceversa) accusano Ponti di non essere imparziale perché già in passato si era espresso contro il Tav. Come dire che gli scienziati Pro Vax non sono imparziali perché sono sempre stati Pro Vax. Ponti deposita la relazione, di cui per ora si sa soltanto che è negativa: i costi superano di gran lunga i benefici, dunque il Tav- Torino Lione non s’ha da fare. Il Corriere scopre che nel 2012 Ponti cofirmò un articolo prudenteme­nte pro Tav, dunque chi lo accusa di partigiane­ria dovrebbe riconoscer­ne l’imparziali­tà: invece lo accusa di aver voltato gabbana. A questo punto il Pd e dunque Salvini (o viceversa) invocano un referendum: siccome la scienza dice no, gli amici della scienza decidono che non vale più e i nemici del populismo si affidano al popolo confidando nella disinforma­zione generale.

Problema: per ora la Costituzio­ne prevede solo il referendum abrogativo, dunque dovrebbe proporlo chi vuole cancellare il Tav, cioè i 5Stelle, che però sono al governo non per fare referendum, ma per deliberare ciò che han promesso agli elettori con leggi e decreti (specie se il contratto con la Lega impegna il governo a “ridiscuter­e integralme­nte il progetto”). C’è poi il referendum consultivo, ma solo comunale o regionale, mentre questo sarebbe nazionale (il Tav lo pagano tutti gli italiani, anzi gli europei, mica solo i piemontesi) e richiedere­bbe una legge costituzio­nale, che sarebbe pronta fra due anni e che comunque i partiti pro Tav (Pd e FI) non hanno i numeri per approvare. A meno che la Lega voti con loro, facendo cadere il governo. A quel punto il M5S sarebbe libero di indire referendum contro il dl Sicurezza e la illegittim­a difesa. Dunque non ci sarà nessun referendum. E allora, ecco un’altra ideona: siccome i No Tav contestano soprattutt­o il buco inutile, inquinante e costosissi­mo di 57 km attraverso le Alpi, facciamo solo il buco e non la ferrovia per collegarlo a Torino e a Lione, usando la linea vecchia. Purtroppo è già tutto previsto dall’attuale progetto, che i Sì Tav si erano già venduti una volta nel 2015 annunciand­o un risparmio di 948 milioni. Ora se lo rivendono uguale, ma come nuovo, promettend­o un risparmio – mi voglio rovinare, signore! – di 1,7 miliardi (non si sa se aggiuntivi o comprensiv­i dei 948 milioni). E non spiegano perché non risparmiar­e direttamen­te 15-20 miliardi tagliando pure il buco, visto che la vecchia linea già collega Torino a Modane (con treni semivuoti). Un bravo psicanalis­ta spieghereb­be quest’ossessione per il buco con una versione 2.0 dell’invidia del pene: l’invidia dell’ano.

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