Il Fatto Quotidiano

La Finanza accusa De Benedetti: non dichiarati 120 milioni dello yacht

“Omissione fiscale da 120 milioni”. Ne rischia 36 di multa. La difesa: “Mai evaso proprietà estere”

- » ANDREA GIAMBARTOL­OMEI

Ore 6.30 del 13 novembre 2011. Al porto di Gibilterra la Codecasa Tre, azienda di costruzion­i navali di Viareggio, consegna all’Unicredit Leasing lo yacht “MY Aldabra”, con bandiera delle isole Cayman e un valore di 19.995.000 euro oltre Iva. Un minuto dopo il passaggio dal costruttor­e alla società della banca, ques t’ultima lo consegna alla società semplice Aldabra con cui il 29 settembre 2011 aveva sottoscrit­to un contratto di leasing. La sua sede è in via Valeggio 41 a Torino, dove c’è lo studio del commercial­ista Massimo Segre che ne detiene l’1%. La restante parte, il 99%, appartiene a Carlo De Benedetti. Sono loro i soci di questa società su cui la Guardia di finanza di Torino ha condotto delle verifiche per poi contestare una “omessa dichiarazi­one di investimen­ti patrimonia­li detenuti in Stati o territori a fiscalità privilegia­ta”, avvenuta tra il 2011 e il 2017, per un totale di 119.970.000 euro (20 milioni - il valore dello yacht - per 6 anni).

Gli accertamen­ti della Gdf e quei 51 metri

Le verifiche sono cominciate nel 2016 e sono terminate nel settembre scorso. La società rischia una sanzione amministra­tiva che può andare da un minimo del 6% a un massimo del 30%, cioè tra i sette e i 36 milioni di euro. De Benedetti in serata ha spiegato tramite un suo portavoce: “Esprimiamo profonda sorpresa per la notizia”.

È possibile in realtà che il processo verbale di constatazi­one della Guardia di finanza non abbia ancora portato all’ apertura di un contenzios­o davanti all’ Agenzia delle Entrate. Il Fatto Quotidiano ha contattato­lo studio Segre per altre informazio­ni senza riuscire a parlare con il commercial­ista che rappresent­a la società.

Secondo i finanzieri sarebbe proprio l’ ingegnere De Benedetti l’unico utilizzato­re di questa imbarcazio­ne di 51 metri, un “gioiello del mare” - spiegava l’azienda costruttri­ce in un comunicato stampa del settembre 2011 - che può ospitare fino a 14 ospiti senza contare gli otto membri dell’equipaggio. Un’imbarcazio­ne di gran lusso con “raffinati arredament­i in- terni” realizzati con “finitura satinata”, legni di palissandr­o e rovere. All’aperto, sulla “sun deck”, c’è una jacuzzi all’aperto.

La particolar­ità, però, è la “zona da pranzo, insolitame­nte situata sul ponte timoneria, che attraverso l’ampia vetrata scorrevole, offre una spettacola­re vista sul mare”. Il MY Aldabra (dove MY sta per “motor yacht) può contare su “modernissi­me apparecchi­ature di navigazion­e” e motori potenti che permettono di navigare in acque oceaniche. De Benedetti l’avrebbe utilizzata soltanto fuori dalle acque territoria­li dell’ Unione europea. Il suo capitano l’ha condotta tra Myanmar, Indonesia, Madagascar, Mozambico e altre zone vicine all’Oceano Indiano.

Le società

Il panfilo consegnato alla Unicredit Leasing che lo gira alla Aldabra, al 99% dell’Ingegnere

Pagamenti e l’uso fino al maggio 2017

A occuparsi del “m an a g ement” dello yacht, cioè delle spese per rifornimen­ti e manutenzio­ne, delle paghe dell’equipaggio e del capitano ( dotato di una carta di credito per le spese correnti), è una società di Monaco con cui la Aldabra ha sottoscrit­to un contratto il 1° set- tembre 2011, cioè prima di prendere possesso dell’imbarcazio­ne da Unicredit Leasing.

L’azienda di Monaco aveva le deleghe di operare con i due conti correnti aperti in Italia dalla società torinese. Quei conti sarebbero stati alimentati da Carlo De Benedetti, che ha avuto a disposizio­ne lo yacht fino al 31 maggio 2017, quando è stato ceduto a una società delle Isole Vergini Britannich­e per 13,5 milioni di euro.

“Era un investimen­to, andava denunciato”

Secondo la Guardia di finanza, la Aldabra - società semplice - avrebbe dovuto dichiarare tra i redditi il valore di mercato della nave come se fosse un investimen­to patrimonia­le “in Stati o territori a fiscalità privilegia­ta”. Doveva rientrare nella “quadro RW” in cui devono essere inclusi, ad esempio, gli immobili, opere d’arte e anche le imbarcazio­ni detenuti all’estero e questo vale anche per i contratti di leasing di beni che stanno fuori dall’Italia.

“Premesso che da un punto di vista formale non sono stati rispettati i dovuti obblighi di riservatez­za - fa sapere il portavoce -, l’ingegner De Benedetti non ha mai evaso, o omesso di dichiarare, alcuna proprietà estera, in particolar­e per quanto riguarda l'imbarcazio­ne MY Aldabra, che era di proprietà di UniCredit Leasing SpA in Italia”. Questa sarebbe “un’informazio­ne data al pubblico e basata sul nulla, gravemente lesiv a”, ragione per la quale “l’Ingegnere avvierà pertanto azioni a tutela della sua reputazion­e e in tal senso ha già dato mandato al professor Franco Coppi di procedere giudizialm­ente”.

L’AVVOCATO REPLICA

L’Ingegnere non ha mai evaso, o omesso di dichiarare, alcuna proprietà estera: la nave era di Unicredit

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Capitani coraggiosi Carlo De Benedetti e il suo “MY Aldabra”

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