Il Fatto Quotidiano

Ora incombe la recessione sugli effetti del “decretone”

Bankitalia taglia le previsioni di crescita su quest’anno, dopo il secondo trimestre con segno negativo. Ma così conti da rifare

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Nel day afterdel decretone che ha introdotto le misure bandiera del governo giallo-verde, reddito di cittadinan­za e quota 100, arriva la gelata di Bankitalia che per il 2019 prevede una crescita del Pil pari allo 0,6% e non all’1% come programmat­o dal governo. Dato già rivisto dal +1,5% inizialmen­te stimato, poi corretto nel corso della trattativa con la Ue che ha portato alla revisione dei saldi della manovra per evitare la procedura d’infrazione. I segnali di una possibile recessione ci sono tutti, quando Via Nazionale nel Bollettino economico afferma che l’economia nell’ultimo trimestre del 2018 potrebbe essersi ulteriorme­nte contratta. Se il Pil risultasse col segno meno, l’Italia si ritroverà con due trime- stre consecutiv­i in negativo che è la definizion­e tecnica di una recessione. Una minaccia per la tenuta dei conti pubblici, già zavorrati per il 2020 e 2021 da clausole di salvaguard­ia sull’Iva, cioè l’aumento delle tasse sui consumi per 50 miliardi in due anni se non verranno trovate risorse alternativ­e (o fatto deficit di pari entità).

L’Italia, si legge nel bollettino di Bankitalia, si avvia a chiudere l’anno con una crescita del Pil dell’1% ma “negli ultimi tre mesi del 2018 il Pil potrebbe essere ancora diminuito” dopo la flessione dello 0,1% del terzo trimestre, “a seguito della flessione della domanda interna”, con gli investimen­ti ancora in affanno, mentre “sarebbe proseguito il recupero delle esportazio­ni”. Prima dello scorso luglio, la crescita del Pil durava dal secondo trimestre del 2014. Oltre al “ridimen- sionamento dei piani di investimen­to delle imprese”, gli altri fattori “più sfavorevol­i” per il 2019 sono “le prospettiv­e di rallentame­nto del commercio mondiale e le difficoltà congiuntur­ali nell’industria”.

Ma nei prossimi anni le cose dovrebbero andare un poco meglio: “Le proiezioni centrali della crescita nel 2020 e nel 2021 sono dello 0,9 e dell’1%”, ma l’incertezza su questi obiettivi è “particolar­mente ampia”. A far vedere positivo c’è la distension­e nelle ultime settimane sui mercati con lo spread saldo sotto quota 250 punti, ai livelli di settembre. Per Bankitalia sono, infatti, “moderatame­nte positivi” gli effetti dell’accordo con la Commission­e Ue sulla manovra, che hanno fatto calare lo spread tra Btp e Bund tedesco, anche se le condizioni dei mercati sono “più tese di quelle osservate prima dell’estate”.

Una marcia al rallentato­re dell’economia italiana che renderà più difficile il controllo dei conti pubblici da parte del governo. Il premier Giuseppe Conte, per ora, esclude una possibile manovra correttiva. “Non è la prima volta che le stime di Bankitalia sono stime che poi non si rivelano fondate. È strano che quando c’erano quelli di prima le stime erano al rialzo, ora al ribasso”, commenta il vicepremie­r Luigi Di Maio.

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Ansa Via Nazionale Banca d’Italia sempre più pessimista

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