Ora incombe la recessione sugli effetti del “decretone”
Bankitalia taglia le previsioni di crescita su quest’anno, dopo il secondo trimestre con segno negativo. Ma così conti da rifare
Nel day afterdel decretone che ha introdotto le misure bandiera del governo giallo-verde, reddito di cittadinanza e quota 100, arriva la gelata di Bankitalia che per il 2019 prevede una crescita del Pil pari allo 0,6% e non all’1% come programmato dal governo. Dato già rivisto dal +1,5% inizialmente stimato, poi corretto nel corso della trattativa con la Ue che ha portato alla revisione dei saldi della manovra per evitare la procedura d’infrazione. I segnali di una possibile recessione ci sono tutti, quando Via Nazionale nel Bollettino economico afferma che l’economia nell’ultimo trimestre del 2018 potrebbe essersi ulteriormente contratta. Se il Pil risultasse col segno meno, l’Italia si ritroverà con due trime- stre consecutivi in negativo che è la definizione tecnica di una recessione. Una minaccia per la tenuta dei conti pubblici, già zavorrati per il 2020 e 2021 da clausole di salvaguardia sull’Iva, cioè l’aumento delle tasse sui consumi per 50 miliardi in due anni se non verranno trovate risorse alternative (o fatto deficit di pari entità).
L’Italia, si legge nel bollettino di Bankitalia, si avvia a chiudere l’anno con una crescita del Pil dell’1% ma “negli ultimi tre mesi del 2018 il Pil potrebbe essere ancora diminuito” dopo la flessione dello 0,1% del terzo trimestre, “a seguito della flessione della domanda interna”, con gli investimenti ancora in affanno, mentre “sarebbe proseguito il recupero delle esportazioni”. Prima dello scorso luglio, la crescita del Pil durava dal secondo trimestre del 2014. Oltre al “ridimen- sionamento dei piani di investimento delle imprese”, gli altri fattori “più sfavorevoli” per il 2019 sono “le prospettive di rallentamento del commercio mondiale e le difficoltà congiunturali nell’industria”.
Ma nei prossimi anni le cose dovrebbero andare un poco meglio: “Le proiezioni centrali della crescita nel 2020 e nel 2021 sono dello 0,9 e dell’1%”, ma l’incertezza su questi obiettivi è “particolarmente ampia”. A far vedere positivo c’è la distensione nelle ultime settimane sui mercati con lo spread saldo sotto quota 250 punti, ai livelli di settembre. Per Bankitalia sono, infatti, “moderatamente positivi” gli effetti dell’accordo con la Commissione Ue sulla manovra, che hanno fatto calare lo spread tra Btp e Bund tedesco, anche se le condizioni dei mercati sono “più tese di quelle osservate prima dell’estate”.
Una marcia al rallentatore dell’economia italiana che renderà più difficile il controllo dei conti pubblici da parte del governo. Il premier Giuseppe Conte, per ora, esclude una possibile manovra correttiva. “Non è la prima volta che le stime di Bankitalia sono stime che poi non si rivelano fondate. È strano che quando c’erano quelli di prima le stime erano al rialzo, ora al ribasso”, commenta il vicepremier Luigi Di Maio.