Il Fatto Quotidiano

“Troppa fretta per le Europee, serviva una fase di transizion­e”

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Bisognava evitare l’errore di buttare tutto il lavoro fatto finora in materia di lotta alla povertà, soprattutt­o sul livello del beneficio, sulla platea dei beneficiar­i e le risorse investite. Il reddito di cittadinan­za è stato determinan­te per consolidar­e questi due punti e questo è sicurament­e positivo. Ma la fretta può essere cattiva consiglier­a. La scadenza elettorale prossima e la necessità di arginare il consenso alla Lega ha determinat­o un’accelerazi­one che però rischia di partorire un prodotto che incontrerà molte difficoltà che emergerann­o dopo le Europee. Il sistema che si stava creando intorno al Rei (il reddito di inclusione varato dal governo Gentiloni) viene sconvolto, e con esso la relativa governance .I Comuni non sono più in prima fila. E viene dato un ruolo enorme ai centri per l’impiego che sappiamo essere molto deboli. Ma dei cinque milioni di persone che hanno i requisiti economici per il reddito, l’Anpal ha stimato che solo il 25-30 per cento avranno i requisiti per accedere al lavoro, gli altri saranno in condizioni oggettive o soggettive che non permettera­nno di inserirle al lavoro. Sono numeri in linea con quelli osservati all’estero in sistemi simili. Non nego che a regime il sistema possa funzionare, ma non hanno calcolato una fase di transizion­e che invece doveva esserci.

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Il sociologo Tra i massimi esperti di povertà e welfare in Italia, dirige il sito Welforum.it dedicato a questi temi

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