Toti è pronto all’addio. E scippa Forza Italia
L’ultimo delfino Il governatore è (quasi) pronto a lasciare Berlusconi e vuole portargli via una ventina di parlamentari
Un sondaggio commissionato da lui medesimo dà un nuovo soggetto politico di centrodestra al 6%. Non troppo lontano da Forza Italia, che nelle rilevazioni più negative non supera l’8.
Parliamo di Giovanni Toti, il governatore ligure che da tempo sta con un piede fuori dal partito di Silvio Berlusconi. “Un nuovo partito vale già come Forza Italia”, ha detto con un po’ di ottimismo mercoledì sera, in una cena in un ristorante romano vicino piazza del Popolo (“da Brillo”) di fronte a una ventina di parlamentari: una dozzina di deputati, 3-4 senatori e qualche esponente del territorio.
Non è detto che, quando il dado sarà tratto, tutti i pre- senti siano disposti a seguirlo, ma molti sì. Il fatto è che Toti ancora non si decide. “Aspetta di arrivare al numero sufficiente per un gruppo autonomo”, dice qualcuno. “Attende sondaggi migliori”, dice un altro.
TENTENNA. Sembrava dovesse uscire da Forza Italia già la scorsa estate, poi se n’è riparlato con insistenza a ottobre, e invece niente. Ora il tema ritorna. “Sembra un muezzin, che a ore stabilite inizia la sua cantilena. Ma poi non fa nulla…”, dicono dal vertice del partito.
L’analisi del governatore li- gure è lineare: Forza Italia, così com’è, non funziona. Non c’è linea politica e non c’è leadership. E poi, secondo Toti, a Matteo Salvini non passa nemmeno più per l’anticamera del cervello di tornare con B. Da qui la necessità di mettere in campo una nuova forza, che stia nel centrodestra ma che sia diversa da Lega e Fdi. Niente fusione con la Meloni, come sembrava un paio di mesi fa, ma un partito nuovo di zecca, che faccia da stampella di centro a Salvini.
Nel frattempo Toti conta le truppe. L’altra sera ad ascoltarlo c’erano i piemontesi Osvaldo Napoli e Daniela Ruf- fino; i lombardi Alessandro Sorte, Claudio Pedrazzini, Stefano Benigni; il friulano Roberto Novelli; il toscano Giorgio Silli; la sua fedelissima Manuela Gagliardi. “Trovarsi a cena tra amici per ragionare di politica con uno sguardo al futuro è la cosa più normale del mondo…”, osserva Napoli.
MOLTI sono lombardi, segno di un malcontento verso la coordinatrice Mariastella Gelmini. Alessandro Sorte, per esempio, era un suo fedelissimo. Malessere che si registra anche nel gruppo alla Camera, dove Gelmini soffre il gradimento di Mara Carfagna tra i deputati. E Toti è abile a infilarsi in queste bizze per portare acqua (e deputati) al suo mulino. Ormai il governatore è un corpo estraneo nel partito e con B. non parla da tempo. Dopo Alfano, un altro delfino (o sardina, per dirla alla Berlusconi) volta le spalle a Silvio.