MINI-TAV E DI MAIO: RESA DI “REPUBBLICA”
D’ACCORDO , l’importante è arrivare. Ossia scriverlo, prima o poi. Quindi va dato atto a Repubblica di aver riferito ieri che Luigi Di Maio è per il no al
Tav, la tratta Torino-Lione che tanti industriali, le madamine, Salvini, Renzi e tanti simpatici giornali vogliono, anzi pretendono. Un no totale, anche al mini-Tav. E questo perché, sostiene il quotidiano di Largo Fochetti, “Di Maio ha capito - e ha dovuto spiegarlo al presidente del Consiglio Conte - che sul Tav a rischiare prima di tutto è lui”. E va bene. Però bisogna riavvolgere il nastro, di poche ore. E leggere il Fatto del giorno prima, in cui riferivano che dallo staff di Di Maio negavano qualsiasi intenzione di aprire a mediazione sulla Torino-Lione. Oppure compulsare le agenzie di qualche giorno fa da Strasburgo, dove il vicepremier e capo politico, accompagnato da Alessandro Di Battista, ribadiva che “se l’analisi costi benefici desse esito negativo, l’opera non potrebbe stare in piedi”. Così viene da chiedersi dove sia la notizia, se Di Maio lo diceva dritto da giorni. E dove sia finito il mini-Tav che, proprio Repubblica , dava ormai come una soluzione a cui il M5S si stava rassegnando. Per carità, magari il capo politico non era sincero, può essere il sospetto. O magari è solo Repubblica che si arrende all’evidenza dei fatti.