Il Fatto Quotidiano

L’ultrà: “Volevo vendicare la morte di Dede”

Un altro arrestato racconta gli scontri. Gli interisti temevano l’assalto dei rivali al loro bar

- » DAVIDE MILOSA DA.MIL

La guerriglia di Santo Stefano a Milano tra ultrà interisti e napoletani non solo fu un’azione militare, ma anche il tentativo di alcuni capi della curva Nord di anticipare un progetto dei tifosi partenopei di assaltare il Baretto, storico ritrovo nerazzurro. Agli scontri del 26 dicembre partecipa anche Alessandro Martinoli, varesino dei Blood and Honour capeggiati da Dede Belardinel­li, morto investito in quella battaglia. Due giorni fa, Martinoli è stato arrestato con Nino Ciccarelli, il capo dei Viking. Sono accusati di rissa aggravata e omicidio come gli altri 30 indagati. Ieri, Martinoli ha confessato di aver partecipat­o agli scontri e accoltella­to un napoletano. “Ero in via Zoia – ha detto – quando è stato trasportat­o il corpo di Dede”. L’amico con cui ha passato il Natale assieme ad altri ultrà tra cui il capo dei Boys Marco Piovella, è sofferente, pieno di sangue. “A quel punto – ha detto tra le lacrime a Salvini – sono tornato in via Novara, cercavo vendetta”. Troverà solo i resti degli scontri.

TORNIAMO al progetto dei napoletani di assaltare il Baretto. La voce arriva ai referenti della Nord più di una settimana prima. Ci credono per vari motivi. Il Baretto, che si trova nel piazzale dello Sport sotto la Nord, era già stato preso d’assalto il 9 agosto 2012 da ultrà croati durante un turno preliminar­e di Europa League tra Inter e Hajduk Spalato. Quella guerriglia fu lo spartiacqu­e. E gli ultà napoletani hanno l’abitudine degli ultrà napoletani di compiere azioni lontano dallo stadio. È successo il 5 novembre 2017, prima del match con il Chievo a Verona con l’assalto al bar ritrovo dei tifosi dell’Hellas (altra squadra della città). Il 6 gennaio 2018 a Napoli, nei pressi della stazione, 200 ultrà partenopei incappucci­ati assaltano la polizia che scorta i veronesi (5 arresti il 7 gennaio scorso). Assieme al gruppo dei veronesi, anche ultrà laziali e tedeschi. A Udine, il 26 novembre 2017, prima della partita 150 ultrà azzurri tentano un assalto ai friulani fuori dallo stadio. Se tre indizi fanno una prova, tanto basta ai tifosi nerazzurri per ritenere credibile un possibile assalto al Baretto. A pesare c’è anche l’ingresso dei tifosi del Napoli nel settore ospitiil 21 ottobre 2017 durante Napoli-Inter, quando per la prima volta gli interisti cantano: “Vesuvio erutta, tutta Napoli è distrutta”. In prima fila molti capi che a Santo Stefano hanno dato il via agli scontri.

Riandiamo al 26. Quando Martinoli torna in via Novara per la sua vendetta la guerriglia è finita. Sull'asfalto resta un arsenale. Molte armi sono dei napoletani. Un dato che conferma l’ipotesi dell'assalto al Baretto. Ora, al netto dei prossimi passi della Procura, c'è un’altra partita che alza di nuovo il livello di allerta. Il 31 gennaio si gioca Inter-Lazio di Coppa Italia. Le due tifoserie sono gemellate. La curva Nord sarà chiusa. Fonti investigat­ive spiegano che i laziali non entreranno allo stadio rimanendo con gli interisti, il che renderà l’atmosfera tesa. Alternativ­a più soft la vendita dei biglietti del primo anello anche agli abbonati del secondo (la curva). Nei prossimi giorni si valuterà la gestione dell’ordine pubblico.

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A Santo StefanoGli scontri del 26 dicembre tra gli ultrà dell’Inter e del Napoli: finirà con un morto

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