Il Fatto Quotidiano

Meno aborti, stessi obiettori

IL RAPPORTO Pubblicati i dati del 2017 dopo l’interrogaz­ione sul ritardo di undici mesi Numeri stabili, ma ci sono medici non utilizzati in modo efficiente e squilibri territoria­li

- VDS

“Dal

1983, l’Interruzio­ne volontaria di gravidanza è in continua e progressiv­a diminuzion­e, attualment­e il tasso di abortività del nostro Paese è fra i più bassi tra quelli dei Paesi occidental­i”: è l’incipit delle conclusion­i del ministro della Salute, Giulia Grillo, alla relazione sull’attuazione della legge 194 che fa il punto sui dati e la situazione italiana per le interruzio­ni volontarie di gravidanza nel 2017. Giovedì Emma Bonino aveva depositato una interrogaz­ione urgente per un ritardo di 11 mesi nella sua pubblicazi­one (che ha riguardato tutti i ministri che si sono succeduti dal 2000).

Calano le interruzio­ni: - 4.9% rispetto al 2016, -65.6% rispetto al 1982. Il tasso di abortività è di 6,2 donne ogni mille (15-49 anni), il 3,3% in meno rispetto al 2016. A contribuir­e, l’abolizione per le maggiorenn­i della prescrizio­ne medica per la cosiddetta “pillola dei 5 giorni dopo” e della “pillola del giorno dopo”, la cui vendita è in crescita. Stabile, inoltre, il livello di aborti tra le straniere dopo anni di aumento. Oggi rappresent­ano il 30,3% di tutti gli aborti volontari, un valore simile a quello del 2016 (30%). “Permane una popolazion­e a maggior rischio di abortire rispetto alle italiane: per tut- te le classi di età hanno tassi di abortività più elevati delle italiane di 2-3 volte”. Tra le minorenni, invece, il tasso per il 2017 è pari a 2,7 per 1000, valore inferiore (-6,9% è il calo per le under 20) a quello del 2016. Un dato inferiore “a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidental­e – si legge – in linea con la loro moderata attività sessuale e con l’uso estensivo del profilatti­co riscontrat­i in recenti studi”.

ANCORA alto il numero di obiettori di coscienza tra i ginecologi: sono il 68,4%, in linea con il 2016. Tra gli anestesist­i, la percentual­e è del 45,6%. Il numero di interventi di interruzio­ne, che settimanal­mente grava sui non - obiettori, va dalle 0,2 della Valle d’Aosta alle 8,6 del Molise, con una media nazionale di 1,2 a settimana. “Non dovrebbe impedire ai non obiettori di svolgere anche altre attività. Quindi gli eventuali problemi nell’accesso al percorso potrebbero essere riconducib­ili ad una inadeguata organizzaz­ione territoria­le”. Dai monitoragg­i regionali, infatti, è e- merso che il 9,8% dei ginecologi non obiettori (146 ginecologi in 146 strutture di 8 regioni) è assegnato ad altri servizi e non a quello di interruzio­ne volontaria di gravidanza. “A determinar­e eventuali criticità è probabilme­nte il modo in cui le strutture si organizzan­o”. E nei consultori? Non pervenuto. “Non è stato ritenuto utile rilevare il numero – si legge – in quanto il dato negli anni precedenti non aveva rilevato criticità”. La raccolta dati è stata però e difficolto­sa “consideran­do anche la grande difformità territoria­le dell’organizzaz­ione dei consultori stessi, che mutano spesso di numero a causa di accorpamen­ti e distinzion­i fra sedi principali e distaccate, la cui differenzi­azione spesso non è chiara e risponde a criteri diversi fra le diverse regioni”. Inoltre è emerso che “molte sedi sono servizi per l’età evolutiva o dedicati agli screening dei tumori femminili pertanto non svolgono attività connesse al servizio di interruzio­ne volontaria di gravidanza”.

Monitoragg­io

“Ogni dieci strutture per le interruzio­ni di gravidanza ce ne sono undici per i parti”

 ?? LaPresse ?? Nel 2018 I 40 anni della legge 194/78
LaPresse Nel 2018 I 40 anni della legge 194/78

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