Il Fatto Quotidiano

“Le élite al sicuro con Salvini Il Pd apra a M5S sul reddito”

- » LUCA DE CAROLIS

“Gli intellettu­ali ne discutono, ma le élite di pentirsi non hanno alcuna voglia, almeno in Italia”. Il politologo Piero Ignazi, docente di Scienza politica all’Università di Bologna, è netto.

Le classi dirigenti danno davvero segno di volersi emendare?

Alcuni intellettu­ali sottolinea­no come le élite abbiano sbagliato tutto negli ultimi dieci anni. Ma finora non ho sentito fare ammenda né dai vari presidenti delle associazio­ni confindust­riali né da esponenti degli organi istituzion­ali. Insomma, nulla dalla classe dirigente.

Però il presidente della commission­e europea Jean Cladue Juncker ha riconosciu­to che c’è stata “mancanza di so li da rie tà ” nei confronti della Grecia e che la Commission­e ha dato “troppa importanza all’inf luenza del Fondo monetario internazio­nale” nella gestione di quella crisi.

Questo è un altro discorso, e riguarda l’Europa. Già anni fa il Fmi aveva ammesso che le politiche di austerità imposte alla Grecia erano totalmente sbagliate perché erano un salasso. Ma in quel caso la Germania ha mostrato il suo volto peggiore, il contrario della comprensio­ne. E da lì è nata la crisi in Europa degli ultimi anni, con quel comportame­nto punitivo.

La miccia è quella.

Sì, e Angela Merkel è la responsabi­le, anche se poi ha cercato di mondarsi accogliend­o migranti.

Torniamo all’Italia, e al dibattito sulle éli te. Che ne pensa?

Concordo perfettame­nte con quanto scritto da Ernesto Galli della Loggia, che ha indicato le responsabi­lità delle classi dirigenti, ossia di quelle persone con alto livello di istruzione e di reddito, che rivestono posizioni centrali nella vita politica ed economica. In poche parole, di coloro che sono in grado di influenzar­e le decisioni e le visioni di società. Ma anche gli intellettu­ali potrebbero farlo, in modo anche più incisivo.

Però? In questo dibattito manca la riflession­e sulle responsabi­lità di alcuni gruppi intellettu­ali, che hanno scelto posizioni deleterie per la coesione sociale. E ciò perché hanno abbracciat­o i dogmi del neo-liberalism­o.

Perché lo hanno fatto? Perché molti provenivan­o dal mondo marxista o comunista. E allora c’è stato un normale processo di distacco, quasi di ripudio, del passato. E si è andati al di là del dovuto.

Ma gli intellettu­ali possono ancora influenzar­e?

Sì, hanno una grande possibilit­à di farlo tramite i media. E dovrebbero invocare il pentimento di chi guida il gioco.

Non bisogna pentirsi, piuttosto bisogna cambiare. Il crucifige lasciamolo perdere.

E come si cambia? Riconoscen­do di essere stati troppo proclivi al neo-liberalism­o e recuperand­o il tema

La crisi dell’Europa è colpa della Merkel, tutto è nato dall’atteggiame­nto punitivo nei confronti della Grecia Il Pd dovrebbe elogiare misure come il reddito di cittadinan­za, invece fa il gioco della destra Nessuno dice che quota 100 è una vergogna

della giustizia sociale, scomparso dall’agenda politica di tutti i partiti e dai discorsi pubblici.

Non ne parla neppure la sinistra?

No, non ce la fa. Il Pd non ha il coraggio di dire: “Viva il reddito di cittadinan­za, ma facciamolo bene”. Dovrebbe rivendicar­e che con il Rei avevano cominciato a farlo nella maniera giusta. Ma prima bisognereb­be ammettere che è una misura equa, in vigore in molti Paesi. È inutile sparare a pallettoni contro il reddito, anzi si fa il gioco della destra più forcaiola. Mentre non si dice nulla di quella vergogna di Quota 100, che scar- dina i conti pubblici.

Molti cittadini erano rimasti penalizzat­i dalla riforma Fornero.

Non sono un tifoso di quella riforma, ma quella sulle pensioni non è certo una misura per la povera gente.

Ma perché le classi dirigenti non avvertono la necessità di questo tipo di misure? Non si rendono conto del cambio di fase?

No, perché non hanno subìto danni. Hanno Matteo Salvini che va a gonfie vele, e per loro va benissimo. molto meglio di Luigi Di Maio. E infatti tutti sparano contro il reddito, utilizzand­o l’immagine di fannulloni sul divano che Reagan e la Thatcher usavano per giustifica­re il taglio dello stato sociale. Mentre su Quota 100 è il silenzio.

Le classi dirigenti si sentono tutelate da Salvini?

Sì, assolutame­nte. Il capo della Lega parla di flat tax, e di certo non vuole fare la guerra agli evasori fiscali. Piuttosto, i Cinque Stelle stanno facendo la fine del Titanic. Erano partiti gridando ‘onestà, onestà’ e guardi ora. L’abbraccio con la Lega si sta rivelando fatale? Certamente. Ed è colpa di Matteo Renzi.

Perché ha fatto muro all’accordo tra Pd e M5S?

Be’, se hai uno scavezzaco­llo e lo mandi con le brutte compagnie, fa una brutta fine. Ma se gli metti vicino persone ragionevol­i magari va meglio. Ma ora? Arriverann­o i Gilet gialli anche in Italia?

No, da noi i Gilet gialli sono i 5Stelle e governano. Poi quando la gente non sarà più soddisfatt­a perché sta ancora male verranno sostituiti. E comunque in Francia il dibattito sulla sfiducia nei confronti delle istituzion­i va avanti dall’inizio del 2018, da prima dei Gilet. E lo ha alimentato lo stesso Macron.

Rimane la domanda: che succederà da qui a breve?

Questo Paese andrebbe rivoltato come un calzino ma ciò non sta accadendo. Quindi l’Italia è destinata al declino.

A meno che non si cambi.

In questo Paese non si può toccare nulla. Basta ricordare la sollevazio­ne verificata­si quando il ministro della Salute Grillo ha rimosso i membri del Consiglio Superiore di Sanità, cosa che era perfettame­nte nel suo diritto. Certo, poi lei si è mossa come un elefante in cristaller­ia. Ma la sola idea di rinnovamen­to è respinta: le classi dirigenti si chiudono a riccio. Altro che dibattito.

Chi è

Piero Ignazi, 67 anni, politologo, insegna Scienza politica all’Università di Bologna. Docente presso numerosi atenei esteri, tra cui Parigi e Oxford, è stato direttore della rivista Il Mulino

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 ?? Fotogramma/ LaPresse ?? Professore Al centro, Piero Ignazi. Sopra, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. A destra, Angela Merkel
Fotogramma/ LaPresse Professore Al centro, Piero Ignazi. Sopra, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. A destra, Angela Merkel
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