I Benetton si terranno Fiumicino: cacciarli costerebbe oltre 10 miliardi
Vale fino al 2044 Il contratto per lo scalo, come quello di Autostrade, è favorevole al concessionario. Anche in caso di grave inadempienza
Il governo avrebbe sbattuto contro un muro se 4 anni fa avesse deciso di revocare la concessione di Fiumicino alla società Aeroporti di Roma (AdR) dei Benetton ritenendola responsabile dell’incendio che il 7 maggio 2015 si era mangiato un pezzo di aeroporto a causa della discutibile manutenzione degli impianti. Allora come oggi per sloggiare i Benetton dallo scalo anche nel caso si macchino di “grave inadempimento”, lo Stato deve pagare una specie di penale elevatissima, almeno 10 miliardi di euro. Deve sborsare, cioè, il valore netto annuale dei ricavi moltiplicato per il numero di anni che restano al termine della concessione. Siccome quest’ultima scade nel giugno del 2044, mentre è di circa 400 milioni di euro l’anno l’Ebit (cioè il reddito ricavato dalla gestione del bene pubblico), il conto è semplice.
AD AEROPORTI di Roma è stato regalato di fatto lo stesso superbenefit confezionato per Autostrade per l’Italia (Aspi) sempre dei Benetton, a cui lo Stato per la revoca della concessione dovrebbe pagare circa 20 miliardi di euro nonostante il crollo del ponte di Genova. Ad Aspi il regalo fu dato nel 2007, pieno governo di centrosinistra, sotto forma di Convenzione unica poi blindata l’anno successivo addirittura con una legge apposita ap- provata dalla maggioranza guidata da Silvio Berlusconi. Nel caso di AdR il gentile omaggio è stato recapitato 5 anni più tardi, il 21 dicembre 2012, con un Atto unico costituito dalla Convenzione più un Contratto di programma in deroga, calibrato sulle esigenze del concessionario e approvato quando capo del governo era il tecnico Mario Monti.
L’idea del contratto in deroga, per la verità, risale a 3 anni prima e fu suggerita alla politica addirittura dal presidente di Aeroporti di Roma, Fabrizio Palenzona, il quale di recente ha pubblicamente rivendicato l’operazione. La manovra fu infilata quasi di soppiatto in un testo in cui all’apparenza si trattava di altro: “Provvedimenti anticrisi nonché proroga dei termini e della partecipazione italiana alle missioni internazionali”. Centrosinistra, centrodestra e tecnici si sono quindi passati la staffetta nel corso degli anni come fossero un’unica squadra per tirare la volata agli interessi dei Benetton. I contratti di Autostrade per l’Italia e Fiumicino nelle parti riguardanti la revoca, la risoluzione o la decadenza delle concessioni sono insomma sbilanciati a favore dei Benetton. Se il concessionario, infatti, può incassare il massimo possibile previsto dalla durata della concessione sia nel caso si comporti in modo esemplare sia nel caso opposto, la gestione efficiente del bene pubblico dipende unicamente dal buon cuore del concessionario. E il buon cuore negli affari non è un buon consigliere.
Con l’approvazione dell’Atto unico del 2012 il business aeroportuale dei Benetton è schizzato alle stelle, diventando non florido, ma floridissimo. Grazie al regalo offerto dal tecnico Monti le tariffe pagate per ogni singolo biglietto aereo sia dai passeggeri in partenza sia da quelli in arrivo sono aumentate in un colpo di circa 12 euro. In 6 anni, dal 2012 al 2017, i risultati operativi degli Aeroporti di Roma sono migliorati di tre volte, da 134 milioni di euro del 2012 a 401 nel 2017. Il risultato totale del periodo è di poco meno di 1 miliardo e 700 milioni di euro mentre i dividendi distribuiti agli azionisti sono stati 720 milioni.
GRAZIE agli incrementi tariffari, i Benetton hanno incassato molto più di quanto nello stesso periodo abbiano investito per i miglioramenti strutturali dell’a e r oporto (1 miliardo e 100 milioni di euro circa). Detto in altro modo: gli aumenti imposti ai passeggeri hanno finanziato gli investimenti per Fiumicino consentendo ai Benetton di non utilizzare i “capitali di mercato del gestore” nonostante fosse previsto dal contratto con lo Stato. Nel frattempo, mentre Adr scoppiava di salute, è precipitata la situazione di Alitalia che di Fiumicino è il maggiore cliente. Negli ultimi 6 anni la compagnia aerea ha subito un risultato negativo di circa 1 miliardo e 800 milioni, quasi uguale al risultato positivo incamerato dai Benetton.
Il guadagno
Il gruppo ha incassato molto più di quanto investito per i miglioramenti strutturali