Il Fatto Quotidiano

CARO ZINGARETTI, PRIMA I DISABILI

- ANTONIO PADELLARO

Alessandro Di Battista, reduce da due campagne, quella per referendum del 2016 e quella per le ultime elezioni politiche, cercherà il tris alle prossime Europee in qualità di “frontman” del Movimento 5 Stelle. Per riuscirci dovrà concentrar­si su due priorità. La prima è comunicare bene le cose buone fatte finora dal governo, piccole o grandi che siano, in condizioni difficili, tra un alleato spesso riluttante e i mille ostacoli dell’establishm­ent nostrano e non solo. L’altra consiste nello spiegare con precisione ai delusi e agli incerti le pericolose convergenz­e fra Lega e Partito democratic­o, ma anche Forza italia seppure più defilata, sul Tav e sulla giustizia. Una forte affermazio­ne del M5S è stata decisiva il 4 marzo 2018 per evitare il “Renzusconi”. Il 26 maggio 2019 serve un altro buon risultato per scongiurar­e la sua versione 2.0, il ritorno di Salvini con Berlusconi. ANTONIO MALDERA

Il “Manifesto di Ventotene”: la bussola degli antisovran­isti

Il manifesto di Calenda “Siamo europei” è una buona notizia. Contro il revival delle destre in tutta Europa e il gruppo di Visegrad che inocula ogni giorno sovranismo anticoagul­ante nel gracile organismo europeo, c’è poco da fare gli schizzinos­i. Ben venga l’antibiotic­o, in mancanza di anticorpi, ma se non si cambia l’Europa puntando alla giustizia sociale, tutta questa iniziativa sarà inutile. Bene combattere il dumping fiscale ma occorre anche tassare la speculazio­ne finanziari­a. Va pensata una seria tutela dell’ambiente e non ultimo un piano di sviluppo per i paesi africani. “La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà”, così finiva il Manifesto di Ventotene. Così, deve iniziare la ricostituz­ione di una vera Europa unita. MASSIMO MARNETTO

Condividia­mo le risorse con i tanti affamati in fuga

L’Occidente deve e dovrà fare i INNANZITUT­TO, i più sinceri compliment­i a Nicola Zingaretti perché “prima le persone” è uno slogan bello ed efficace, così come assai apprezzabi­le è il suo impegno a correggere gli “errori” del passato Pd, per ricostruir­e con il Paese reale un’“empatia” (cito dall’intervista rilasciata a Giovanni Floris martedì scorso). Poiché siamo convinti che quando dice “prima” Zingaretti pensi soprattutt­o alle persone socialment­e più deboli e a coloro che sono stati duramente colpiti dalla vita, ci permettiam­o di dargli un piccolo suggerimen­to. Una domenica, si ritagli un paio d’ore, sottraendo­le se può ai tanti impegni e forse anche a un meritato riposo, si rechi alla Fondazione Santa Lucia (via Ardeatina 354, in auto senza intoppi si raggiunge facilmente da ogni parte di Roma) e assista a una partita della “Giovani e Tenaci Asd”, la squadra giovanile di basket in carrozzina che partecipa al campionato nazionale under 20 con altre formazioni di tutta Italia. Guardi presidente, chi scrive ha vissuto pochi giorni fa questa esperienza e osservando quelle ragazze e quei ragazzi correre sul parquet muovendo le ruote con la sola forza delle braccia, senza mollare mai un pallone, e le famiglie che fanno un tifo indiavolat­o, e gli allenatori che li incitano – e gli specialist­i che li seguono cercando di farli sentire atleti, esattament­e come i loro coetanei che corrono sulle proprie gambe, provando ad accrescere la loro autostima, sviluppand­o fiducia in se stessi e nel prossimo –, chi scrive dicevo ha imparato, le assicuro, sul basket in carrozzina, e sulla vita, qualcosa che con le conti con milioni di esseri umani disperati, affamati, con sempre maggiori aspettativ­e che li condurrann­o comprensib­ilmente alla ricerca di un futuro migliore. Ormai si tratta di fare di necessità virtù. Accogliend­o chi davvero ha bisogno, sostenendo i popoli a sviluppare vita, lavoro e democrazia fra le proprie radici. Dovremmo sforzarci di trattenere le nuove generazion­i invece di vederle cercare fortuna fuori dall’Italia, e imparare a gesti- ANTONIO PADELLARO parole non riesce a esprimere. Se le capita si faccia raccontare la storia di uno scricciolo di nome Sara, agilissima sulla sua carrozzina nel districars­i dalle marcature e con un sicuro futuro da pivot. O di quel ragazzo venuto da Haiti, sopravviss­uto a tutto ma proprio a tutto, adottato da una famiglia italiana (che non conosco ma il cui slogan sarà di sicuro: prima gli altri). Lui che Carlo Di Giusto, Ct anche della Nazionale paralimpic­a di pallacanes­tro incontrò per caso in autogrill ripiegato su se stesso e che ora è uno dei punti forza della squadra. Mentre scrivo mi rendo conto della cattiva figura che probabilme­nte starò facendo ai suoi occhi. Non sono certamente io che devo spiegare al presidente della Regione Lazio che cosa è la Fondazione Santa Lucia, quale sia la sua storia, di quale prestigio goda, da quale affetto sia circondata dei tantissimi che hanno conosciuto la competenza e l’umanità di chi vi opera. Così come, del resto, le sarà sicurament­e nota la difficile condizione economica in cui versa. Argomento su cui non aggiungo una sillaba avendoci con una sua cortese lettera già rassicurat­o in passato. Alla vigilia, se non ricordo male, delle ultime elezioni regionali. E se lei avesse già avuto modo di conoscere questa straordina­ria squadra, di applaudire questi indomiti ragazzi, e le loro splendide famiglie, e i loro fantastici allenatori, le chiedo scusa in anticipo. Suggerendo­le (è un vizio) una piccola variazione al bel messaggio della sua campagna per le primarie del Pd. Prima le persone. Ma prima ancora i disabili.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it re le eventuali risorse naturali. L’umanità non può più accettare che sullo stesso pianeta sopravviva­no esseri umani ridotti a scheletri deturpati dalla mancanza di cibo. Se non si fa qualcosa i valori, le ideologie, i buoni sentimenti e la solidariet­à rimangono vuoti di senso.

La colpevole smemoratez­za degli intellettu­ali italiani

Non pochi intellettu­ali straparlan­o nei confronti di Silvio Berlusconi, diventando “cattivi maestri” senza neanche rendersene conto. Quando Scalfari aveva aperto le danze da Floris, per un momento avevo creduto che non fosse lucido. Invece in seguito abbiamo visto che in tanti la pensano come lui. A volte mi viene il sospetto che rifiutino a priori tutti quei fenomeni dei quali non sono un po’ protagonis­ti. Il loro ruolo non dovrebbe essere quello di aprire le menti a nuove idee, nuove pro- I NOSTRI ERRORI

Nella rubrica “Ciak si gira” pubblicata venerdì, la sceneggiat­ura dell’imminente film su Caravaggio, diretto da Michele Placido, è stata attribuita per un refuso a un altro autore, ma è stata invece scritta da Sandro Petraglia e Fidel Signorile. Ci scusiamo con gli interessat­i e con i lettori.

Ieri abbiamo erroneamen­te attribuito la lettera “Parlare di Tav è ormai inutile” a Massimo Marnetto, mentre la provocazio­ne era firmata da G. C.. Ce ne scusiamo con gli interessat­i e con i lettori.

Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano

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